Per lavoratori autonomi ed ex un triste 1° Maggio, con il Covid più disuguaglianze

di Gianluigi Di Ronza

La CGIA di Mestre denuncia un 1 maggio triste per lavoratori autonomi ed altrettanti ex lavoratori: dal febbraio del 2020 l’occupazione del popolo delle partite iva è sceso di 345 mila unità, una contrazione del 6,6 per cento.

«In questo anno di pandemia tanti artigiani, esercenti, piccoli commercianti, liberi professionisti e lavoratori autonomi non ce l’hanno fatta e sono stati costretti a gettare definitivamente la spugna», è il sofferto commento dell’Ufficio studi dell’associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre.

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Un sistema, quello economico e sociale, che ha visto crescere le disuguaglianze come emerge dal consueto rapporto della Banca d’Italia. La crisi Covid ha colpito e sta colpendo alcune famiglie e imprese più di altre aumentando «le differenze». Ad essere più colpiti «soprattutto gli individui con lavori più instabili e quelli occupati nei settori maggiormente esposti, determinando un significativo aumento della disuguaglianza dei redditi», spiega Palazzo Koch.

Le misure pubbliche come la moratoria, la cassa integrazione e altre, hanno contribuito ad attenuare i problemi delle imprese e degli autonomi, secondo il  Rapporto sulla stabilità finanziaria 2021. Ora per non disperdere le risorse occorrerà che gli interventi proseguano ma siano «più selettivi».

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«La ripresa, purtroppo, è ancora lontana e le imprese non ce la fanno più, le risposte finora ricevute sono state insufficienti». – Così Confesercenti. «Lo ribadiamo, senza una decisa inversione di tendenza, nel 2021 sono a rischio chiusura altre 450mila imprese, di cui 250mila nel commercio, turismo e servizi”, si legge nella nota di Confesercenti che chiede «un vero cambio di passo: è fondamentale accelerare e dare concretezza al decreto imprese e al DL Sostegni Bis, di cui si sono perse le tracce». «Fino ad oggi – conclude il testo – le imprese hanno vissuto nell’incertezza, ora bisogna metterle in sicurezza».

«Il quadro che emerge è ancora molto complesso e delinea una forte sofferenza in un contesto europeo che, seppure variegato, evidenzia elementi di non minore criticità, contribuendo alla debolezza della nostra economia, a cui viene a mancare anche una frazione rilevante di domanda estera» il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio.

Per una vera ripresa e per il raggiungimento degli obiettivi di crescita indicati nei documenti programmatici, la nota di Confcommercio ritiene «decisivo il buon successo del piano vaccinale cui si accompagni una strategia di riapertura chiara e, possibilmente, in accelerazione. Solo in questo caso sarà possibile salvare il terziario di mercato e, in particolare, la filiera turistica, rilanciando la relativa domanda di lavoro».

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