Covid-19, occorre ripensare a nuovi indirizzi sul trasporto pubblico

di Marco Carmine Foti

Nei giorni scorsi, sono stati presentati alla stampa i risultati di una ricerca dell’Università di Genova condotta anche sui mezzi pubblici di AMT, il gestore locale dei servizi di TPL, dal titolo “Modello di simulazione a supporto delle strategie di protezione dal COVID-19: applicazioni al trasporto pubblico urbano”.

Lo studio, in sostanza, ha sviluppato, messo a punto e validato sperimentalmente una metodica che permette di stimare il rischio di contagio su simulazioni di autobus da trasporto in differenti condizioni di servizio.

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Dalla presentazione dei risultati si legge che il «Modello numerico è basato su tecniche di fluidodinamica computazionale (CFD). Dal calcolo si ottiene l’evoluzione dell’emissione patogena espirata da un soggetto infetto (emettitore) disposto in una determinata posizione all’interno de mezzo. L’evoluzione dell’emissione è condizionata dalla distribuzione del flusso di aria che si sviluppa all’interno per effetto di aria condizionata, apertura finestrini. Il modello tiene inoltre conto della portata di aria aspirata dal sistema di condizionamento e reimmessa dopo filtrazione, nell’abitacolo (ricircolo)».

Il modello, calibrato con una reale sperimentazione a bordo di un Mercedes Citaro G lungo 18 metri in esercizio a Genova, «contiene una serie di ipotesi di lavoro che risultano essere cautelative nella previsione del rischio di contagio. Ovvero viene considerata l’apertura di soltanto alcuni finestrini (vasistas) alternati sulle fiancate destra e sinistra, viene trascurato l’effetto di apertura delle porte in occasione delle fermate (che comportano un ulteriore effetto di ricambio aria, la capacità filtrante del sistema di ricircolo aria è stata ridotta al 50% rispetto al 90% di targa, l’emissione patogena è direttamente trasportata dal flusso di aria. Questo è rappresentativo del trasporto delle goccioline più piccole emesse dalla respirazione e che possono effettivamente raggiungere posizioni lontane rispetto all’emettitore».

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I risultati dei diversi scenari hanno evidenziato, anche in caso di permanenza di 30 minuti a bordo del mezzo in presenza di un soggetto infetto, come il rischio di contrarre l’infezione da parte degli occupanti sia basso nel caso in cui tutti, ovvero il passeggero infetto ed i passeggeri a rischio, indossino correttamente la mascherina, anche solo di tipo chirurgico.

Tale margine di sicurezza si riduce se il soggetto positivo non indossa la mascherina e cresce ulteriormente qualora nemmeno gli altri passeggeri indossino la protezione. Tramite i risultati delle simulazioni la ricerca ha potuto quantificare la probabilità di contagio, e quindi stimare il numero di contagi aggiuntivi, associato all’uso del mezzo pubblico, ogni 100.000 utenti, che varia da un valore di 4 ad un valore di 17 unità.

Tale ricerca (dell’UniGe) non fa altro che confermare uno studio pubblicato nel 2020 da Chang et al., dal titolo “Mobility network models of COVID-19 explain inequities and inform reopening”, in cui si evidenzia che il rischio associato all’uso del bus, se tutti indossano la mascherina, si attesta sui valori minimi rispetto alle altre attività.

Risultati che meritano certamente una importante riflessione in quanto indirizzano nuove azioni e misure verso una politica della mobilità dei cittadini, in linea con quanto già da tempo applicato dalle compagnie aeree in giro per il mondo.

È utile ricordare come uno studio dei proff. Freedman e Wilder-Smith, dal titolo “In-flight transmission of SARS-CoV-2: a review of the attack rates and available data on the efficacy of face masks”, ha mostrato che le caratteristiche del design degli aeromobili aggiungono un ulteriore livello di protezione che contribuisce alla bassa incidenza della trasmissione in volo (ad esempio l’impiego di filtri HEPA che hanno un tasso di efficienza di rimozione di batteri / virus superiore al 99,9%, assicurando che l’aria che entra nella cabina non sia un percorso per l’introduzione di microbi).

Viaggiare in bus con il 100% della capacità di carico, applicando specifici accorgimenti (ad es. filtri e/o apertura per ricambio dell’aria) e viaggiando indossando la protezione (mascherina chirurgica), potrebbe essere la nuova missione dell’intero sistema di mobilità urbano ed extraurbano. Uno spiraglio di normalità per gli utenti di un sistema che tanto ha sofferto in questo ultimo anno.

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