Pandemia, la libertà individuale è di nuovo a rischio. La trappola del debito pubblico

di Giuseppe Billè

Ad una attenta osservazione dei fatti e degli accadimenti politici, economici e sociali che hanno caratterizzato la vita del nostro Paese negli ultimi 14 mesi, non dovrebbe sfuggire – senza per questo scadere nella retorica del ‘complottismo’ – come sembra quasi l’essere stato “provvidenziale” l’arrivo della pandemia su scala globale.

Ovvero è indiscutibile che il virus abbia favorito economicamente con grandi e lauti guadagni tutte le più grandi multinazionali del mondo, a cominciare da quelle dei farmaci, passando per i siti di e-commerce, senza tralasciare i social e le piattaforme informatiche attraverso e sulle quali i Paesi colpiti dalla pandemia hanno spostato gran parte delle loro attività istituzionali.

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Cosa questa che ha favorito tra l’altro il continuo, metodico e costante impoverimento delle famiglie e dei piccoli risparmiatori che non sono inseriti o fanno parte del ‘sistema’ – cioè coloro i quali non lavorano nella P.A. o nei grandi gruppi finanziari, industriali, commerciali e delle multinazionali in mano alla finanza globalista che le detiene sotto forma di pacchetti di azioni –  e che stanno ancora subendo le decisioni irresponsabili di una classe politica che a quanto pare non annovera tra i suoi interessi quelli di tutelare e difendere la nostra economia di prossimità.

Difatti le imprese e i lavoratori nel campo della ristorazione (ristoranti, bar, pizzerie), dell’intrattenimento (cinema, teatri, palestre, piscine, concerti, sport), del turismo (balneare, culturale e artistico), sono oramai con l’acqua abbandonatamente sopra la gola avendo dato fondo a quanto risparmiato e messo da parte negli anni per sopperire a tutte le esigenze degli ultimi 14 mesi in cui le loro attività sono state irrimediabilmente chiuse o messe in condizioni di non poter esercitare, visto che il governo poco o niente ha fatto per aiutarli.

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Il tedesco Klaus Schwab, professore di economia politica all’Università di Ginevra, è il fondatore e attuale direttore esecutivo del World Economic Forum, detto anche ‘Forum di Davos’. Quella fondazione che ogni anno riunisce i principali esponenti internazionali del mondo della politica, della finanza e dell’industria per definire e implementare le strategie future che devono dirigere la globalizzazione nei suoi rapporti con gli stati e i mercati mondiali.

È in questi incontri e su queste basi che il pensiero della pianificazione futurista ha preso forma, per ottenere il controllo globale. Quello che oggi è conosciuto come ‘Il Grande Reset’ o ‘Agenda 2030’ e che viene presentato come il miglior futuro prossimo venturo, non è solo la creazione di un nuovo modello economico conforme alle esigenze del capitalismo, ma ha in se l’obiettivo di un completo stravolgimento del modo in cui pensiamo, il nostro modo di vivere, le nostre abitudini alimentari e i nostri rapporti reciproci.

Con Governi svuotati di ogni loro potere e significato, la democrazia costretta a cedere il passo all’oligarchia delle multinazionali – cosa che è già in atto basta guardare ciò che accade con la EU dove la Commissione rappresenta le oligarchie predominanti e fa i loro interessi, non certamente quelli degli Stati e dei cittadini europei – il continuo smantellamento delle politiche social-democratiche che hanno fatto la storia dell’Europa sono solo un esempio del neo liberismo imperante.

La trappola per destituirci di ogni potere è rappresentata dal ‘debito’ creato artatamente e dalla mancanza di equilibrio tra ‘social-democrazia’ e ‘liberismo’, la politica ha perso le sue funzioni di mediazione e tutela degli Stati, di programmazione e decisione e con esse la possibilità di dettare e scrivere le regole sociali, economiche e finanziarie, lasciando che siano altri a farlo.

Ciò che sta materialmente accadendo, è stato previsto nel novembre 2016 quando il WEF ha pubblicato “8 Predictions for the World in 2030”, un piano la cui attuazione ha subito un’accelerazione drastica dopo l’annuncio della pandemia e dei conseguenti blocchi.

Secondo questo piano, la proprietà privata e la privacy saranno abolite entro il prossimo decennio, mentre anche i beni di consumo non sarebbero più di proprietà privata.

Swab l’ha definita “corporatocrazia” quella forma di potere e governo che verranno dalle corporazioni che lo stesso WEF esplica nei seguenti 8 punti: «Le persone non possederanno nulla. Le merci sono gratuite o devono essere prestate dallo Stato; gli Stati Uniti non saranno più la principale superpotenza, ma domineranno una manciata di paesi; gli organi non verranno trapiantati ma stampati; il consumo di carne sarà ridotto al minimo; si verificherà un massiccio sfollamento di persone con miliardi di rifugiati; per limitare l’emissione di anidride carbonica, verrà fissato un prezzo globale a un livello esorbitante; le persone possono prepararsi per andare su Marte e iniziare un viaggio alla ricerca della vita aliena; i valori occidentali saranno testati fino al punto di rottura».

E se vi state chiedendo in che modo le persone potranno essere portate ad accettare un tale sistema, anche questo è stato previsto e descritto. L’esca sarà l’assicurazione di un’assistenza sanitaria completa e un reddito di base (reddito universale) garantito.

A quanto pare i potenti della Terra non hanno dubbi sul fatto che entro il 2030 saranno i soli ed unici ‘padroni’ del mondo. Abolendo la proprietà privata, abolendo i mezzi e gli strumenti per produrre qualsiasi bene, abolendo la socializzazione di massa, lo shopping ed il possesso di beni diverranno obsoleti, in quanto tutto ciò che la società civile era in grado di produrre diverrà un servizio fornito dal nuovo ‘Stato’.

Del resto la EU, da almeno un decennio chiede senza mezzi termini che il Governo, ponga seri limiti alla proprietà privata che a loro dire è un ostacolo al capitalismo. Considerate che oltre il 75% dei cittadini italiani vivono in case di proprietà e che l’aumento della tassazione sugli immobili – chiesta a gran voce dalla EU e da gran parte dei nostri politici governanti recepita per essere attuata – è funzionale proprio all’abolizione della proprietà privata che, a queste condizioni diverrà a breve insostenibile.

Considerate infine, che sempre dalla EU, arrivano richieste di rientro del nostro ‘debito pubblico’ e per farlo chiede che vengano espropriati i conti correnti degli italiani, che a fronte di un debito pubblico di circa 2mila700miliardi di Euro hanno liquidità sui c/c per oltre 4 mila miliardi. Insomma la barzelletta che saremmo un Paese povero e senza possibilità alcuna al di fuori della EU e della moneta unica a leggere certe cose non convince, invece quello che convince sempre più è che sia abbastanza chiaro su cosa abbiano messo sopra gli occhi e su cosa vorrebbero mettere le mani.

La classe media insieme agli autonomi, agli artigiani e tutta la filiera del commercio, rappresentano per il potere pre costituito, l’insidia più grande che potrebbe mettere in discussione e far fallire il loro progetto, per questo deve essere distrutta, falciata e resa innocua. L’ascensore sociale, che potrebbe insidiare il loro potere deve rimanere fermo, immobile, chiuso.

La proprietà privata ed il lavoro, sia esso autonomo che in altra forma, sono le basi civili, democratiche e sociali che rendono l’uomo veramente libero e lo sottraggono alla schiavitù delle oligarchie e dei tiranni. In EU la Merkel ripete oramai da tempo, che bisogna colpire giudizialmente tutti coloro i quali si permettono di criticare le verità ‘imposte’, siano esse scientifiche, giudiziarie o finanziarie. Le forze di polizia siano esse pubbliche o private, la sicurezza informatica, la magistratura ed i governi sono letteralmente ‘illuminati’ dalle posizioni del WEF, dai potenti di Davos.

L’opposizione democratica a questo progetto potrebbe avere successo solo se i cittadini non si lasciassero rivoltare gli uni contro gli altri, solo così il loro “divide et impera” diventerebbe superfluo.

Tutti noi, ognuno coi propri bisogni quotidiani, soggiogati dalle stesse paure e dalle uguali preoccupazioni, dovremmo prendere atto che non abbiamo la minima influenza sulle decisioni che dovrebbero suggellare il destino dei nostri figli, della nostra società, del nostro Paese.

La nostra debolezza – che è la loro forza – sta nel lasciare che i nostri istinti e le nostre paure primordiali siano inconsciamente sfruttati a favore di obiettivi che contraddicono i nostri interessi. In gioco ci sono valori come l’individualismo, la libertà personale e collettiva e la ricerca della felicità, che ci chiedono di ripudiare a favore del collettivismo e dell’imposizione di un “bene comune” deciso e pre definito dall’autoproclamata élite degli oligarchi e dei tecnocrati.

Ciò che tentano di venderci come promessa di uguaglianza e sostenibilità ecologica in realtà altro non è che un brutale assalto alla dignità umana e alla libertà dove invece di utilizzare le nuove tecnologie come strumento di miglioramento, il Great Reset usa le nuove possibilità tecnologiche come un grimaldello per instaurare nuovi e più sofisticati strumenti di schiavitù.

Quello in cui il NWO  ed i nuovi “governi-stati” sono gli unici proprietari di tutto, vite comprese. Non è la prima volta che accadde, la storia insegna ma questa volta tutti, davvero tutti, siamo sulla stessa barca e non potremmo dire, «io non sapevo, non credevo».

Setaro

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