Quella che si apre oggi potrebbe essere una settimana decisiva per le prime aperture. L’attesa sarà per venerdì quando arriveranno i consueti dati del monitoraggio, che se confermeranno la discesa della curva epidemiologica potranno portare ad un abbassamento delle misure. L’ipotesi è quella di un ritorno alla zona gialla e quindi a ristoranti aperti almeno a pranzo, così come musei, teatri e cinema.
Gli occhi, quindi, sono tutti puntati a questo appuntamento, alla possibile cabina di regia nel week end e, infine, al 20 aprile, giorno nel quale l’Italia potrebbe svoltare. Ma tutto dipenderà dai dati che, come ha spiegato in più occasioni il premier Draghi, rappresentano l’unico metro per decidere.
Che non siano più un tabù le riaperture lo confermano le parole del coordinatore del Cts, Franco Locatelli, che in un’intervista al Corriere della Sera ieri ha spiegato che «le aperture vanno certamente fatte per rispondere alla crisi economica e sociale, ma devono essere ben ponderate in funzione dei numeri». Parole legate alla considerazione che «per la terza settimana consecutiva c’è una riduzione della diffusione del contagio. Ma guai se pensassimo che siamo completamente fuori dal problema. Ci ritroveremmo alla situazione di metà marzo avendo vanificato settimane di sacrifici per l’intero Paese».
Un’inversione positiva che per il coordinatore del Cts evidenzia «che, come atteso, le misure messe in atto hanno consentito di riportare la situazione sotto controllo riducendo la circolazione virale e la pressione sulle strutture sanitarie territoriali». Parole immediatamente riprese da Matteo Salvini che da settimane insiste sulle riaperture: «Un calendario per le riaperture graduale e selettivo a partire da aprile, come richiesto dal professor Locatelli, partendo dalle zone dove il virus è già sotto controllo, per permettere a imprenditori e commercianti di organizzare la ripartenza, e per dare agli italiani segnali concreti di rinascita e speranza».
Mentre il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani chiede esplicitamente «un Cdm il 20 aprile per verificare dove si può andare in zona gialla, dove si può ripartire per le attività all’aperto, i ristoranti anche fino alle 20- 21. E perché non far ripartire gli spettacoli all’aperto? Come Taormina o Caracalla? Tutto ciò che si fa all’aperto e nei mercati si può riaprire. Presenteremo a Draghi un cronoprogramma per le riaperture che deve procedere con i vaccini».
Sul fronte governativo, però, il ministro Speranza continua a dispensare prudenza: «Possiamo provare ora con molta accortezza e con molta cautela a capire come gestiamo una fase in cui le misure producono gli effetti e la vaccinazione sale. All’incrocio fra questi due elementi con grande attenzione e grande accortezza possiamo programmare settimane in cui mi auguro ci possano essere meno limitazioni ma dobbiamo farlo con grande cautela perché bruciare le tappe può produrre degli effetti. E la vicenda della Sardegna dimostra esattamente questo. La variante inglese è molto veloce». Insomma, aprire sì ma con molta prudenza.
Anche dall’opposizione Giorgia Meloni insiste sulle riaperture, evidenziando come «ogni giorno che passa un colpo di mannaia al sistema produttivo italiano, la questione delle riaperture non può più essere rimandata». Da qui la proposta: «In attesa della riapertura totale, perché non riaprire subito bar, pub e ristoranti con spazi esterni, anche di sera almeno fino a mezzanotte, continuando a seguire i protocolli? Occorre un radicale cambio di passo nel governo: gli imprenditori ormai sanno bene che chi di chiusure e speranza vive, di chiusure di Speranza muore».
Ed ecco l’altro grande tema della settimana: i ristori o sarebbe meglio dire gli aiuti economici alle categorie sempre più in difficoltà a causa delle chiusure forzate. Proprio oggi in Commissione Bilancio in Senato scade il termine per presentare emendamenti al dl Sostegni, mentre per mercoledì dovrebbe essere convocato il Consiglio dei ministri per varare il Def e lo scostamento di bilancio. Al momento cifre precise non ce ne sono ma dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 miliardi di euro. Risorse che poi saranno utilizzate per finanziare il dl Imprese.
Di questo ne hanno parlato venerdì scorso Matteo Salvini ed Enrico Letta nel primo incontro ufficiale. Per ora non c’è alcuna proposta o ipotesi sul tavolo, molto dipenderà se davvero dalla prossima settimana inizieranno le prime aperture e in quel caso è possibile che il decreto sia modulato in maniera differente rispetto ai precedenti provvedimenti. Ciononostante, la sensazione è che si continuerà con interventi a pioggia e con misure spalmate su una platea ampia di soggetti. Comunque, c’è tempo visto che il decreto arriverà a maggio e quindi ci sarà il tempo per capire come e dove intervenire.
Come detto però un passo alla volta: mercoledì il CdM, venerdì il nuovo monitoraggio e forse nel week end la cabina di regia per varare le nuove misure dal 20 aprile in poi. Sempre che i nuovi dati lo consentano, perché come ha spiegato Mario Draghi saranno soltanto loro a decidere le eventuali aperture.
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