Economia del Mezzogiorno sempre con il freno a mano tirato, a pesare molto nell’intervallo di tempo preso in esame è stata la riduzione della popolazione, specialmente quella giovanile.
È quanto afferma una ricerca dell’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo la quale la quota di ricchezza del sistema Italia, PIL, prodotta dal Mezzogiorno, è diminuita. Nel 1995 il Sud contribuiva a creare per il 24% del PIL italiano, mentre nel 2019 tale quota scende al 22%.
Nello stesso intervallo di tempo si è evidenziato una crescita dell’occupazione nelle regioni meridionali quattro volte inferiore rispetto alla media nazionale, 4,1% contro il 16,4%. La ricerca chiarisce che questo fenomeno sconta prevalentemente gli effetti della riduzione della popolazione residente, in particolare quella giovanile, che al Sud, in quasi un quarto di secolo, è diminuita di 1,5 milioni.
Il peso totale della popolazione meridionale, nell’arco di tempo 1995-2019, passa dal 36,4 al 33,9%, e la popolazione giovanile si ferma a 10 milioni. Le cause sono da ritrovarsi in quel divario territoriale farcito da difetti strutturali, come burocrazia, criminalità e carenze infrastrutturali.
Secondo i dati analizzati dalla Confcommercio, nel riposto “Economia e Occupazione al Sud 2015-2019”, se tali difetti «fossero ridotti in modo tale da portarne le dotazioni ai livelli osservati nelle migliori regioni italiane, il prodotto lordo meridionale crescerebbe a fine periodo di oltre il 20% (+90 miliardi di euro), rispetto ad un scenario in assenza di interventi».
Lo scenario post pandemico dovrà muovere le mosse da queste risultanze per poter davvero indirizzare le maggiori risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza nella riduzione delle disparità territoriali. Non solo maggiori risorse, ma un piano di riforme che aumenti ed utilizzi al meglio il capitale umano oltre che l’immenso patrimonio di risorse naturali e storiche, potenzialità sottoutilizzate dal sistema turismo.
Basti pensare, infatti, che il valore assoluto delle presenze straniere di tutto il Sud risultano inferiori a quelle del solo Lazio. L’incidenza percentuale della spesa degli stranieri (turismi attivi) sui consumi interni è in Italia del 4%, ma mentre al Centro arriva al 5,6% nelle regioni meridionali si ferma al 2,3% .
In questa direzione muove la direttiva per l’attività amministrativa 2021 del Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili, firmata nei giorni scorsi dal ministro Enrico Giovannini che pone come obiettivo strategico l’intensificazione e accelerazione della spesa per investimenti, anche attraverso al piena utilizzazione dei fondi del PNRR, la semplificazione delle procedure di spesa, nel quadro del necessario riequilibrio nord-sud e fra aree urbane e aree interne del Paese, anche allo scopo di contribuire ad una significativa crescita del PIL.