Primo scontro nel governo, non c’è accordo sullo stralcio delle cartelle esattoriali. CdM sul filo

di Dario Caselli

Toccherà a Mario Draghi trovare la quadra all’interno della maggioranza per dare finalmente il via libera al decreto Sostegni. A un paio di ore dal probabile CdM, corre voce che dovrebbe tenersi alle ore 15, infatti l’accordo stenta a trovarsi lasciando così in panne governo e maggioranza.

I due incontri, quello che i ministri con Draghi e poi quello tra D’Incà, Franco ed i capigruppo di maggioranza, non sono riusciti a sciogliere gli ultimi nodi. Per la verità uno in particolare, quello dello stralcio delle cartelle esattoriali su cui la Lega, Forza Italia, Italia Viva e una parte dei Cinquestelle tirano da un lato, e dall’altro il resto della maggioranza con Pd e Leu tra i più recalcitranti a una soluzione che da loro viene considerata un «condono mascherato».

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Nello specifico il centrodestra della maggioranza + Iv propone lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 5mila euro e per il periodo 2000-2015. Matteo Salvini dagli studi di Porta a Porta ieri sera ha parlato di «giustizia sociale», spiegando che «l’ultima cosa che può fare lo Stato è presentarsi con una cartella di qualche anno fa, quelle fino a 5mila euro, non sono di grandi evasori, sono circa 60milioni, risalgono fino al 2015, azzeriamole».

Di contro la parte che guarda più a sinistra della maggioranza frena vistosamente nella convinzione che ci si trovi dinanzi a un «condono mascherato». A dare voce a queste critiche il senatore pentastellato, Primo Di Nicola, per il quale «non si capisce ancora bene chi nel governo sta architettando il pasticcio della rottamazione delle cartelle esattoriali. Fino a 3mila? A 5mila? O addirittura cancellazione senza alcun tetto? Quello che è chiaro è che siamo di fronte ad un condono mascherato, l’ennesimo a vantaggio degli evasori».

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Ma anche Leu non è tenera, tanto che Vasco Errani senza giri di parole giudica «sbagliato in un momento come questo pensare ad una rottamazione generalizzata delle cartelle, perché la battaglia fondamentale è, come sappiamo, la lotta all’evasione fiscale». E lo stesso Walter Verini del Pd teme che con un simile stralcio «rischieremmo di dare il messaggio che è meglio non fare il proprio dovere».

Insomma, la situazione è delicata. Una soluzione intermedia però alla fine potrebbe prevalere ed è quella che prevedrebbe di abbassare l’asticella a 3mila euro, riducendo il periodo temporale di riferimento agli anni che vanno dal 2000 al 2010. Ma si tratta al momento di un’ipotesi dinanzi alla quale è tutto da verificare quale sarà l’atteggiamento del centrodestra. Molto, quindi, dipenderà dalla mediazione di Draghi il quale, riferiscono i rumors, non sarebbe del tutto convinto della proposta leghista e più favorevole a una soglia intorno ai 3mila euro ed a un periodo più ridotto di tempo. Comunque queste saranno le ore decisive per trovare una soluzione.

Per il resto il provvedimento per grandi linee è definito. Il dl che dovrebbe approdare al Senato subirà 3 passaggi parlamentari, consentendo così ad entrambe le Camere di apportare modifiche. Cinque le parti del dl: imprese ed economia; lavoro e povertà; salute e sicurezza; enti territoriali; misure di sostegno specifico. In tutto 32 miliardi di cui 11 alle imprese con 5,5 milioni di potenziali beneficiari. Secondo una stima circa 3 milioni di soggetti riceveranno in media 3mila e 700 euro di ristori, per un valore complessivo superiore di quasi un miliardo rispetto ai ristori dell’anno scorso.

Sul fronte lavoro confermati la Cig Covid e il blocco dei licenziamenti. Anche qui però il confronto nella maggioranza è in corso, secondo lo stesso schema dello stralcio delle cartelle esattoriali. La Lega vorrebbe il blocco massimo fino a giugno, a sinistra insieme ai sindacati si continua a pensare che si debba protrarlo fino alla fine dell’emergenza. Anche su questo punto sarà determinante la mediazione del premier Draghi.

Come detto questa sarà una giornata decisiva. Draghi non ha intenzione di prendere altro tempo e di far slittare il provvedimento e quindi è molto probabile che un’intesa dovrà essere trovata per forza, cercando di accontentare tutti e di non scontentare nessuno. Un’impresa non facile, ma questo Mattarella probabilmente a Draghi lo ha detto fin dall’inizio dell’avventura governativa.

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