La vera discontinuità: a Conte non si facevano sconti, a Draghi sì. Su AstraZeneca il governo non riferisce in Parlamento

«Se la vicenda Astrazeneca si fosse verificata al tempo del governo Conte, questo sarebbe stato messo in croce imponendogli di riferire in Aula. Invece adesso che c’è Draghi…». Più o meno così, sia chi sta nella nuova maggioranza di ‘responsabili’ e sia chi ora sta all’opposizione, ieri rifletteva su quanto da due giorni si sta abbattendo sull’Italia.

Riannodiamo i fili: venerdì il premier Draghi va a Fiumicino ed annuncia la volontà di accelerare sui vaccini fino a 500mila al giorno; sabato il generale Figliuolo presenta il nuovo piano vaccinale a Palazzo Chigi e domenica lo presenta a tutti gli italiani, o forse sarebbe meglio dire ne parla, dagli studi televisivi di Che tempo che fa.

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E così si arriva a lunedì quando tutto cambia. Una serie di morti sospette in varie città d’Italia, su cui giustamente la magistratura ha deciso di aprire delle indagini, porta al sequestro di due lotti di vaccino Astrazeneca. Ma la situazione in poche ore si fa sempre più preoccupante, perché in Europa a catena i vari Paesi membri iniziano a sospendere la somministrazione dell’Astrazeneca. Uno ad uno le Nazioni mettono ‘in quarantena’ il vaccino britannico, tanto che alla fine anche l’Italia decide di fare lo stesso.

A scopo ‘cautelativo’ chiarirà il ministro Speranza. Ma intanto in Italia è scoppiato il panico alimentato dalla confusione e dall’assenza di notizie precise. E in tutto questo, ufficialmente, che cosa fa il governo? Nulla, silenzio. Nessuno che ritenga più o meno doveroso recarsi in Parlamento per spiegare ufficialmente quanto sta avvenendo, e come l’Italia intenda porsi rispetto a questa che nei fatti è un’emergenza, visto che impatterà in qualche modo sul procedere della campagna vaccinale.

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Infatti, il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo fa sapere che l’impatto di tale sospensione sulla campagna «può valutarsi su 200 mila vaccinazioni in meno». E in caso di ripresa delle somministrazioni di AstraZeneca a partire dal 18 marzo, filtra da Chigi, «il rallentamento potrà essere riassorbito nell’arco di un paio di settimane».

E ora dopo ora arriviamo a Conte, nel senso che una crisi simile al tempo del suo governo giallo-rosso sarebbe stata colta al volo per metterlo in un angolo imponendogli il passaggio in Aula. Invece, come visto, questa volta tutti in silenzio. Chiaramente non proprio tutti, perché Fratelli d’Italia, l’unica opposizione in Parlamento, la sua richiesta l’ha fatta.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Giorgia Meloni lo chiede chiaramente: «Abbiamo chiesto oggi al ministro Speranza di venire a riferire in Parlamento. Trovo scandaloso aver passato 48 ore di totale indeterminatezza, senza neanche un esponente del governo che si sia presentato a dire la sua. C’è una timidezza che il governo non si può permettere. Chiediamo dunque che il ministro competente venga in aula a spiegare la situazione».

Risposte dalla maggioranza? Zero. Pure Matteo Salvini, che di questa maggioranza veste spesso i panni del ‘Pierino’, non dice una parola. Si limita semplicemente a dire che «la cosa che non è torna è che questa Ema, con tutto questo casino che sta succedendo con decine di migliaia di vaccinazioni saltate, si riunisce d’urgenza il giovedì. Ma come il giovedì. Quando Salvini e la Lega dicono che qualcosa a Bruxelles non funziona, evidentemente qualcuno dovrebbe essere licenziato. Non è possibile che nessuno paghi le conseguenze di questi errori che riguardano la salute delle persone».

Tutti zitti anche nella parte più a sinistra della maggioranza. Matteo Renzi non proferisce parola; così come ha dimenticato il Mes così ritiene che sia giusto che il governo non riferisca su quanto sta accadendo. E non dice nulla anche il neo segretario del Pd che, anzi, se ne va alla Stampa estera per raccontare quanto sia importante in un momento come questo approvare lo ius soli.

Il ministro Roberto Speranza
Il ministro Roberto Speranza

Naturalmente se ne vede bene di tirare la questione in ballo e se tiene alla lontana anche il diretto interessato, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale però questa mattina un passaggio in Parlamento lo farà: è atteso alle Commissioni riunite Affari sociali di Camera e Senato. L’appuntamento però è per presentare le linee programmatiche del suo ministero, non certo per spiegare cosa sta accadendo con il vaccino. Ma ha fatto sapere che in quell’occasione un passaggio sulla vicenda AstraZeneca potrà farlo.

Un ripiego, un contentino che non risolve la questione che, invece, rimane tutta in piedi, cioè quello di un governo che lascia gli italiani in balia delle notizie sparate dai media e del sensazionalismo che ormai dall’inizio della pandemia non ci abbandona. Come detto se fosse stato Conte a Palazzo Chigi ben diverso sarebbe stato il trattamento sia delle forze politiche stesse e sia dei media. Ma tant’è che con l’arrivo di Mario Draghi tutto è cambiato e soprattutto tutto viene accettato chiudendo un occhio, e alle volte anche tutte e due.

Così come sta accadendo pure sul dl Sostegni, dove non si fa cenno sul braccio di ferro interno alla maggioranza. Al momento un articolato vero e proprio ancora non c’è e così da tutti gli angoli della composita maggioranza si cerca di fare di tutto per inserire le proprie proposte. Manca la classica quadra politica, tanto che oggi dovrebbe esserci un vertice a Palazzo Chigi tra Draghi e i ministri e poi tra i ministri D’Incà e Franco con i capigruppo per cercare un’intesa. La classica coperta corta che ognuno tira dalla sua parte.

Di tutto questo però nessuno ne parla, facendo finta di nulla, e anzi accreditando l’ipotesi di Palazzo Chigi che venerdì il decreto sarà approvato dal CdM e dopo ci sarà anche una conferenza stampa in cui parlerà Draghi. E tutto questo nel mentre da due giorni l’Italia, esattamente dopo un anno, è di nuovo chiusa per Covid. Anche in questo caso si evita di chiamare le cose con il proprio nome, non si parla di lockdown ma di zona rossa nazionale, come se alla fine cambiasse qualcosa visto che si può uscire di casa solo per lavoro o per necessità.

Insomma, se qualcuno voleva cercare una discontinuità l’ha trovata, non certo nell’azione del governo ma piuttosto in quella di chi fino a ieri non risparmiava nulla al precedente governo. Su questo non ci sono dubbi, la discontinuità è totale.

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