Anche la seconda serata della 71esima edizione del Festival della canzone italiana si è conclusa. La sala del teatro è popolata da palloncini che si prestano ottimamente alle battute dei due co-conduttori. Fiorello è frizzante come sempre, Amadeus, padrone di casa rassicurante e sorridente, gli fa da spalla come da copione. La spontaneità non manca, forse i troppi momenti cabaret-musicali iniziano a stancare.
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Fiorello si preoccupa di rassicurare i ragazzi in DAD, che in realtà non vedevano l’ora di seguire le lezioni da casa. Il riferimento alle polemiche suscitate durante la prima serata è d’obbligo, proprio per aggiungere legna al fuoco. Aprono i giovani con pezzi più deboli rispetto alla serata di apertura e passano il turno Davide Shorty, che ricorda vagamente i Dirotta su Cuba, e Wrongonyou che non convince.
Greta Zuccoli e i fratelli Dellai non passano il turno e, ben presto, saranno eliminati anche dalla memoria dei telespettatori. Elodie è impacciata e bellissima nel suo abito rosso, scompare nelle vesti di conduttrice ma brilla enormemente quando ritorna a fare il suo lavoro: il suo medley è bellissimo, fresco, spettacolare.
Laura Pausini è attesa come se fosse Dionne Warwick, si presenta sul palco emozionatissima, reduce da una vittoria inaspettata ai Golden Globe, vestita da Valentino, e propone la canzone premiata “Io sì” che sembra la colonna sonora di Frozen rivisitata in italiano. Bella la sua emozione che a questo giro di festival latita, resterà comunque un mistero il motivo del suo strepitoso successo internazionale. E’ decisamente la serata della celebrazione degli artisti famosi all’estero.
L’omaggio all’immenso maestro Ennio Morricone è affidato, infatti, ai tre de il Volo che, fortunatamente, si limitano a cantare per pochi minuti. Il tributo ironico di Fiorello a Vasco è deboluccio e il ritmo dello show rallenta pericolosamente.
Le incursioni nello sport sono noiose e non a tema, Alex Schwazer e Cristina Girelli sembrano essere stati invitati solo per rendere inutilmente più lungo lo spettacolo. Il colpo di grazia al ritmo lo sferra il momento Amarcord con Gigliola Cinquetti, Marcella Bella e Fausto Leali: sarebbe stato troppo averli in gara, ma sarebbe stato meglio lasciarli a casa.
Gigi D’Alessio, con una improbabile canzone rap, si rende portavoce dei diritti dei lavoratori dello spettacolo. Ancora una volta ribadisco: anche stasera, c’era bisogno di un’esibizione di Achille Lauro, ne avremmo sentito la mancanza? E del collegamento con Zlatan Ibrahimovic?
La maggior parte delle canzoni in gara arrancano, tutte uguali, più o meno sanremesi e ripetitive: ‘Quando ti sei innamorato’ di Orietta Berti, ‘Cuore amaro’ di Gaia, ‘Bianca luce nera’ di Extraliscio, ‘Torno da te’ di Random, ‘Santa Marinella’ di Fulminacci, ‘Mai dire mai’ di Willie Peyote e “Amica” di Gio Evan.
A proposito, ma prima di Sanremo, cosa hanno fatto? Perché i nomi suonano sconosciuti ai più! Si distinguono per qualità Malika Ayane con ‘Ti piaci così’, che ci regala un’interpretazione elegante di un brano curato sia musicalmente sia nel testo, e il gruppo indie La Rappresentante di lista che mette in scena un’ottima performance col brano innovativo nel sound ‘Amore’.
Bugo, orfano di Morgan, che intanto pubblica sui social la versione integrale della loro canzone ‘modificata’ sul palco lo scorso anno, fa davvero bene, il suo pezzo ‘E invece sì’ convince pienamente, nonostante l’intonazione non perfetta dell’interprete.
Lo Stato sociale strizza l’occhio al rock e all’effetto caos-divertimento e ci ‘prende’ anche questa volta, geniale Lodo nascosto nella scatola. Il primo in classifica provvisoria, Ermal Meta con ‘Un milione di cose da dirti’, è l’ennesima prova che la giuria demoscopica non funziona: la sua è una canzonetta sanremese con un testo inconsistente e di una monotonia imbarazzante. Vedremo come se la caveranno con la serata ‘karaoke’ stasera.
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