Via Domenico Arcuri, dentro il generale Francesco Paolo Figliuolo. Cambio al vertice della lotta al Covid e della campagna vaccinale. Mario Draghi senza attendere la scadenza naturale del mandato dell’uomo di Invitalia decide di rimuovere colui che per quasi un anno è stato il leader e il dominus indiscusso del contrasto alla pandemia.
Se ne va un pezzo da novanta del contismo, una defenestrazione che sa tanto anche di condanna per quanto fatto finora in tema di vaccini da Giuseppe Conte, ora sempre più sulla strada della leadership del M5S, o come si chiamerà.
Infatti, è impossibile cercare di vedere la figura di Arcuri disgiunta da quella di Giuseppe Conte, dal quel premier che lo volle un anno fa al vertice della struttura per gestire l’emergenza e per organizzare la lotta al Covid, quando tutti già invocavano Mario Draghi, e che lo ha sempre difeso. Anzi con il tempo lo ha riempito di incarichi fino a renderlo, per l’appunto, il dominus indiscusso della lotta alla pandemia.
Ma parallelamente al suo potere crescevano anche le critiche sui vari fronti che si aprivano: dalle mascherine, ai banchi con le rotelle fino all’ultima vicenda quella delle vaccinazioni, tra cui anche le primule svettano come fiore all’occhiello. Chiaro che un personaggio così ingombrante non potesse rimanere al suo posto con il cambio di guardia a Palazzo Chigi, e infatti già poco dopo l’arrivo di Draghi circolava la voce di una sua uscita, solo che tutti ormai erano sintonizzati a fine marzo quando il contratto di Arcuri sarebbe scaduto. E invece Mario Draghi ha stupito tutti e lo ha sollevato dall’incarico dopo appena due settimane dall’arrivo al governo di mister Bce.
E dire che qualche avvisaglia c’era stata, visto che la settimana scorsa nel briefing con ministri e tecnici per predisporre il primo dpcm proprio Arcuri non era stato coinvolto. Assenza pesantissima viste le tante deleghe nelle sue mani. E invece questo era il segnale che si stava preparando l’avvicendamento con il generale Francesco Paolo Figliuolo, che adesso si occuperà di fronteggiare l’emergenza Covid.
Certamente nella scelta di sollevare Arcuri anzitempo un peso lo hanno avuto anche le inchieste sempre più pressanti della magistratura sull’affaire mascherine, che per la verità non vedono finora indagato l’ex commissario all’emergenza. Ma senza dubbio il chiacchiericcio intorno a questa vicenda e il fatto che lo stesso Arcuri ne fosse l’epicentro non hanno potuto far piacere a Draghi, il quale ha deciso di troncare qualsiasi equivoco.
Troppo rischioso continuare ad andare avanti con un’inchiesta che giorno dopo giorno conquista spazi sui giornali. Perciò meglio farla finita subito e soprattutto fare chiarezza in quella che sarà la nuova struttura commissariale.
A capo ci sarà un generale di Corpo d’Armata che insieme a Franco Gabrielli, neosottosegretario alla presidenza del Consiglio sui servizi e anche consulente sulla sicurezza per Mario Draghi, e al nuovo capo della Protezione Civile, Franco Curcio, avranno il compito di coordinare e guidare l’offensiva al Covid. A cominciare dalle vaccinazioni su cui Mario Draghi già in Europa ha fatto sentire la sua voce chiedendo di accelerare le consegne e le dosi.
Stessa cosa in Italia dove in primo luogo bisognerà allestire la logistica per gestire le vaccinazioni ed aumentarle di numero in maniera significativa. Il tutto senza cedere alle tentazioni di primule o quant’altro di stravagante, ma piuttosto contando sull’esperienza logistica sia del generale Figliuolo e sia della Protezione civile, che da sempre ha dimostrato grande capacità di gestione delle emergenze.
Accanto a questa struttura le decisioni della politica a cui continuerà a spettare, con il consiglio dei tecnici, di indicare le regole di convivenza con il virus. Insomma, il varo dei Dpcm. Ieri doveva esserci l’atteso via libera per il primo firmato da Mario Draghi, ma la firma è slittata ad oggi a causa delle divisioni nel governo. La spaccatura tra più e meno rigoristi si è registrata sulle chiusure nelle zone arancioni riguardo scuole ed esercizi commerciali.
Gli esperti alla luce dell’impennata dei contagi hanno consigliato all’interno delle zone arancioni il ricorso alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Qui allora si è aperta la discussione tra le due fazioni riguardo l’estensione delle chiusure anche agli esercizi commerciali. Favorevoli i rigoristi rappresentati dai ministri Franceschini, Speranza e Bianchi. Ipotesi respinta da Giorgetti, Gelmini e Bonetti convinti della necessità di mantenere, laddove possibile, la scuola in presenza e soprattutto di scongiurare le chiusure degli esercizi commerciali per evitare di estendere quasi ovunque le regole da zona rossa.
Se ne riparlerà oggi in una riunione convocata a Palazzo Chigi per le 9.30 nella quale Draghi cercherà di trovare un punto d’incontro, anche considerando che nuove ed ulteriori chiusure imporranno poi altri ristori e quindi stanziamenti di risorse. Un conto che rischia, quindi, di essere salato e che dovrebbe andare in quel dl Sostegno che presumibilmente non dovrebbe vedere la luce nemmeno questa settimana, slittando così alla prossima.
Comunque un passo alla volta. Per adesso c’è un nuovo commissario all’emergenza, poi toccherà al primo Dpcm dell’era Draghi. Il resto verrà. O almeno così sperano quelli che da un anno stanno sostenendo il peso della crisi.
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