Arriva il primo Dpcm di Draghi: si guarda al passato e alle chiusure. Conte dice sì al M5S ma si tratta sul ruolo

Il nuovo dpcm con le misure restrittive anti Covid che varranno anche per Pasqua e Pasquetta; il giuramento dei sottosegretari, che ci sarà oggi pomeriggio alle 15; e poi il dl Sostegno che dovrebbe vedere la luce in questa settimana; e infine la riorganizzazione del M5S che avrà come protagonista l’ex premier Giuseppe Conte.

Questo è il menu della settimana, che si prevede particolarmente ricco. A partire proprio dal contrasto alla pandemia. Fermo restando che rimane la grande incognita dei vaccini, di cui non sappiamo ancora quale sarà la posizione dell’Europa e dell’Italia, per ora si va avanti guardando al passato.

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Infatti, il Dpcm che entrerà in vigore il 6 marzo ricalcherà quelli precedenti varati dal governo Conte. Fasce, coprifuoco, chiusure serali di bar e ristoranti, scuole a distanza laddove ci sarà la zona rossa (anche se alcuni governatori come De Luca hanno deciso chiusure a prescindere dal colore) e divieto di spostamenti tra le Regioni. Unica concessione la riapertura di musei, cinema e teatri ma nel pieno rispetto delle norme anti assembramento.

La novità sostanziale, apprezzata dagli stessi governatori, è quella che per tempo il governo ha fatto sapere alle Regioni le proprie intenzioni, così anche da permettere una più regolare gestione delle chiusure. Da venerdì, infatti, il testo è a disposizione di Regioni ed Enti locali.

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La sostanza resta comunque quella della prudenza e di evitare cedimenti verso un orientamento più morbido. Su questo hanno pesato le varianti, che con il loro alto livello di contagiosità rischiano di mettere sotto pressione l’intera rete ospedaliera. A questo si è aggiunto il rallentamento della campagna vaccinale che, a causa dei ritardi delle varie aziende, sta segnando il passo. E al momento nemmeno a livello europeo sempre esserci uno scatto in avanti. Da qui la decisione, almeno per il momento, di tenere un atteggiamento prudente.

Sul fronte del governo oggi si completerà la squadra con il giuramento dei sottosegretari e viceministri. Questo consentirà non solo all’Esecutivo ma soprattutto al Parlamento di tornare alla piena funzionalità. Infatti, proprio l’assenza di rappresentanti nel governo nelle varie Commissioni aveva di fatto arenato l’esame di moltissimi provvedimenti.

In particolare al Senato si era fermato l’esame del vecchio dl Covid, quello dello scorso 14 gennaio l’ultimo dell’ex premier Conte. Ora con il completamento della squadra di governo e l’arrivo del nuovo decreto varato nei giorni scorsi si andrà avanti spediti e probabilmente a un unico provvedimento.

Il più atteso però è senza dubbio il dl Sostegno, quello che nei fatti avrebbe dovuto essere il dl Ristori V. Draghi ha deciso di cambiargli nome per dare il segno anche di una modifica di paradigma, nel senso di aiuti e non semplicemente ristori dinanzi a perdite che giorno dopo giorno diventano sempre più pesanti.

Al momento sulle misure c’è riserbo, nel senso che i ministeri stanno valutando nell’ambito del loro settore di competenza le misure necessarie. Di certo dovrebbe essere prorogata la CIG e lo stesso blocco dei licenziamenti. Possibile anche un intervento riguardo le cartelle esattoriali, con l’ennesimo rinvio. Ma come detto nella settimana sarà più chiaro dove l’Esecutivo sarà orientato a destinare i 32 miliardi di extra deficit che il governo ha nelle sue disponibilità.

Infine, sarà anche la settimana del M5S. Ieri a Roma si è tenuto un lungo e importante vertice convocato per la riorganizzazione del Movimento. Riorganizzazione che passa attraverso il coinvolgimento dell’ex premier Conte. Quest’ultimo si è dato questa settimana per decidere, ma la risposta sembra scontata.

Si tratta di un matrimonio di interesse, per entrambi. Da un lato, Conte ha bisogno di continuare a rimanere sulla breccia dell’opinione pubblica e un ruolo di primo piano nel M5S glielo consentirebbe; dall’altro, i Cinquestelle in caduta libera di consensi e nella più totale confusione hanno bisogno di trovare un punto di riferimento al quale aggrapparsi, evitando così di scendere sempre di più nel baratro dei consensi. E chiaramente l’ex premier è la persona più indicata.

Come detto Conte si prenderà questa settimana per riflettere, soprattutto per capire come la sua figura possa immettersi nel complesso, e molto spesso bizantino, panorama del M5S. E infatti il nodo sta proprio qui, al rapporto con Rousseau e anche con il recente voto con il quale gli iscritti hanno scelto i nuovi vertici.

Questioni di non poco conto che, non a caso, in passato in diverse occasioni ha portato a penosi strascichi giudiziari. È il nodo principale che dovranno sciogliere Conte e i vertici pentastellati, perché una cosa sembra essere chiara, se Conte entrerà nel M5S non sarà per fare il gregario ma per essere la punta di diamante.

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