Dovevano finire nelle apposite discariche e invece sono stati smaltiti in mare. Si parla di tonnellate di fanghi in una vicenda risalente a un periodo di tempo tra il 2017 e il 2018 ovvero nell’ennesima fase emergenziale relativa allo smaltimento dei rifiuti a Napoli.
L’indagine condotta per la Procura della Repubblica di Napoli dai sostituti procuratori Ivana Fulco e Henry John Woodcock e dalla Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, ha portato all’esecuzione di tre arresti in carcere, 14 arresti ai domiciliari (tra cui funzionari pubblici e un poliziotto) e due sospensioni che riguardano altri due agenti della Polizia di Stato.
Secondo gli inquirenti il tutto grazie anche alla corruzione dei vertici dell’epoca della Sma Campania, facente capo alla Regione Campania, e con l’affidamento diretto degli appalti utilizzando il metodo della somma urgenza a un gruppo di imprenditori guidate da un pluripregiudicato, Salvatore Abbate (nella cui casa i finanzieri hanno rinvenuto una quantità notevole di denaro contante in pacchi di banconote sottovuoto) in collaborazione della Sma e con i direttori di alcuni depuratori.
Tra i coinvolti nell’indagine anche Luciano Passariello, ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, all’epoca presidente della Commissione d’inchiesta della Regione Campania sulle società partecipate, tra le quali figura la stessa Sma Campania. Ma, per il quale gli inquirenti hanno chiesto una misura cautelare in carcere ma il gip Vincenzo Caputo non ha ritenuto provato il suo coinvolgimento nell’indagine.
Ciarambino: «Verifiche Anac su affidamenti diretti e stop a nomine fiduciarie»
«In una regione già martoriata da decenni, dove chi la governa dovrebbe lavorare notte e giorno per restituirci aria pulita e terra bonificata, suscitano sdegno gli ultimi sviluppi dell’indagine su Sma Campania, la più importante società regionale in tema di smaltimento rifiuti» afferma in una nota la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo regionale M5S Valeria Ciarambino.
«Un’inchiesta – afferma – tesa a far luce su un sistema, scoperchiato tre anni fa da un’inchiesta giornalistica di Fanpage, che vedrebbe apparati dello Stato, camorra, imprenditori e amministratori pubblici complici dell’ennesimo drammatico scempio ambientale e che coinvolge, paradossalmente, l’allora presidente della Commissione regionale d’inchiesta che avrebbe dovuto controllare l’operato proprio di quella società nel mirino dei magistrati».
«Dobbiamo porre fine al sistema di nomine di natura fiduciaria in tutte le società partecipate – sottolinea Ciarambino – definendo requisiti di onorabilità e competenza. È necessario attivare protocolli con Anac per tutti i casi di ricorso ad affidamenti diretti motivati da criteri di urgenza, che sono eventi sentinella di possibili episodi di corruzione».
«Da anni, inascoltati, chiediamo che la Regione definisca regole di buonsenso e di assoluta trasparenza e che eserciti un controllo meticoloso su una società sulla quale dovrebbe esserci attenzione massima, perché dal suo operato dipende la vita e la salute dei nostri cittadini» conclude l’esponente del M5S.