La vecchia città di Pompei è uno straordinario osservatorio sul mondo antico, attraverso il quale gli archeologi, gli studiosi o semplici appassionati, hanno saputo ricostruire – con dovizia di particolari – usi e costumi della complessa cultura che ha caratterizzato le terre alle falde del Vesuvio.
Il terribile vulcano ne ha causato la totale distruzione, nel corso della famosa eruzione del 79 d.C., narrata dallo storico Plinio il giovane in una lettera al suo amico Tacito, segnando sul calendario delle epoche un evento catastrofico che causò morte e distruzione. Un avvenimento che, pur nella sua brutalità, ha paradossalmente preservato – come in una foto sbiadita – ogni singolo momento vissuto negli angoli più reconditi dell’antica metropoli del Sud, al momento della sua cancellazione dalla storia.
Indice Articolo
Antiche e lussuose dimore si alternano a complessi edifici destinati a botteghe, così come le necessità dello spirito testimoniate dai resti di imponenti Templi, si alternano ai centri del commercio che hanno reso l’antica Pompei il cuore pulsante dell’economia a sud di Roma. Celebri sono anche i luoghi del divertimento, rappresentati dai due Teatri e dal maestoso Anfiteatro, i quali fanno da contraltare alle più meste aree delle necropoli realizzate all’esterno delle mura di cinta, in prossimità delle Porte di accesso alla città.
Ed è proprio in una di esse, all’esterno di Porta Nocera che si erge uno delle tombe più interessanti mai scoperte a Pompei
«La necropoli di Porta Nocera si attesta, dunque, nell’area appena al di fuori delle mura cittadine, così come era consuetudine nell’organizzazione delle città romane. Essa costituisce, insieme a quella di Porta Ercolano, scoperta tra il 1763 e il 1838 10, uno dei maggiori complessi funerari della città: a differenza della precedente, la quale si distribuisce seguendo l’andamento della strada che esce da Porta Ercolano, essa presenta un andamento normale rispetto alla via di Nocera, quindi parallelo rispetto al perimetro della cinta muraria che segue da est ad ovest» (tratto da: ‘Pompei Accessibile per una fruizione ampliata del sito archeologico‘ a cura di Renata Picone. Capitolo: La Necropoli di Porta Nocera: Un percorso di Memorie, di Stefania Pollone).
Lungo la strada che la costeggia, si sviluppa una necropoli caratterizzata da un sostenuto numero di strutture funerarie che si differenziano per periodo storico e stile architettonico. Le sepolture, infatti, sono testimoni della tarda età sillana, attraverso il periodo augusteo (I secolo a.C.) fino al periodo giulio-claudio. Si evidenziano anche edifici funerari più modesti che caratterizzano il periodo tardo neroniano – ovvero alla vigilia della terribile eruzione del 79 – i quali sono testimonianza di un periodo di profonda crisi sociale ed economica, molto probabilmente imputabile al terremoto che devastò la città nel 62 a.C.
Tuttavia, tra gli edifici sepolcrali che caratterizzano l’area, si distingue una struttura che appare in tutta la sua unicità. Per estrema semplicità, la definisco ‘Tomba dell’Uovo’, poiché la sua architettura si completa proprio con l’ermetico simbolo posto alla cima di una colonna. Questo modello è assolutamente estraneo agli altri complessi sepolcrali e, per questo, ha stimolato la curiosità attenta alle unicità del noto sito archeologico.
Perché una tomba dalle fattezze così inconsuete rispetto alla totalità di tombe rinvenute nell’antica Pompei? A quale famiglia è appartenuto il misterioso edificio funerario?
Nel 2016, ho dedicato parte del mio tempo allo studio dell’ermetica tomba, cercando di individuare tutti gli elementi disponibili che potessero suggerire indizi utili alla ricostruzione della sua antica storia.
Provenendo da esperienza di campo nella necropoli di Giza, impegnato in particolare nello studio delle piramidi di Giza, ho utilizzato alcune tecniche di rilevamento, in parte impiegate nelle mie pregresse esperienze di ricerca. Inoltre, avendo riscontrato che la simbologia principale, ovvero l’Uovo, è intimamente connessa al culto di Iside, avevo il piccolo sospetto che la tomba potesse convergere verso l’Antica Scuola Egizia, la quale – a sua volta – ha profondamente segnato la cultura e la spiritualità romana.
Innanzitutto, l’edificio funerario ha una forma quadrata ed è caratterizzato – nella sua parte inferiore – da un rivestimento in pietra naturale. Sulla superficie superiore è poggiata una colonna a forma rettangolare, composta da mattoncini a loro volta rivestiti, molto probabilmente, da lastre di marmo bianco, sul quale poggia un Uovo in pietra bianca.
E’ molto interessante, evidenziare alcuni dati:
1) La tomba si presenta come un quadrato, per quanto i suoi lati non siano completamente precisi. Il lato est misura circa 350 cm, il lato Sud misura circa 402 cm, il lato Ovest circa 365 cm, mentre il lato Nord misura 376 cm.
2) La tomba è orientata quasi perfettamente con i punti cardinali Est-Ovest, con uno scostamento marginale di circa 2° NE.
La sostanziale precisione nelle forme e, soprattutto, nell’allineamento ai punti cardinali richiama alla mente una delle caratteristiche proprie dell’architettura egizia della IV dinastia, rappresentata dalle imponenti piramidi di Giza, ma anche delle conoscenze della Geometria, custodite dalla cosiddetta Scuola Alessandrina.
E’ molto interessante, inoltre, osservare le fattezze della colonnina, composta da 12 fila di mattoncini a loro volta composte da una sequenza di file di mattoncini che vanno dai 3 ai 7 per ciascuna fila. Questo dato è estremamente importante, da un punto di vista simbolico, poiché sviluppa la seguente relazione:
1) Il numero 12 si forma per mezzo della relazione tra il numero 3 che esprime il concetto di Spiritualità, collegata alla Divinità e il 4 che sintetizza il concetto proprio della Materia;
2) Il numero 12 moltiplicato per le 4 facciate della Colonna, esprime come risultato il numero 48. In questo caso, osserviamo una molteplicità di concetti: 4+8=12 ovvero il rinnovarsi della Materia (4) nell’Infinto (8) e la loro somma il 12, cioè 1+2= 3, ovvero della Divinità. Riassumendo, abbiamo la sequenza: Materia-Infinito-Divinità.
3) La Colonna rappresenta l’elevazione della Materia verso la Divinità. Essa non è altro che il Mezzo, la Via, per la raggiungere la Divinità rappresentata dall’Uovo che in questo caso simboleggia la Fertilità e la Rinascita a nuova vita.
Sembra, pertanto, evidente che la Tomba dell’Uovo – attualmente non ancora attribuita, poiché priva di iscrizioni e di elementi identificativi – potrebbe essere stata l’ultima dimora di un sacerdote legato ai culti di Iside. E la presenza in città del Tempio dedicato alla dea Egizia è un ulteriore elemento di conferma della vivace spiritualità proveniente dall’altra sponda del Mediterraneo.
E’ straordinario rilevare, infine, come questa struttura architettonica sia stata ripresa, successivamente – con le opportune variazioni edilizie – tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900, quando alcune tombe di personaggi dell’alta borghesia napoletana si caratterizzano per la simbologia della Colonna sormontata da un Uovo. Questa particolarità è facilmente riscontrabile, nel Cimitero Monumentale di Napoli, nell’are nota come ‘Quadrato degli Uomini Illustri’. Siamo in presenza di una rinnovata testimonianza della preservazione dell’antica ed ermetica Tradizione risalente all’Antico Egitto, a sua volta custodita nella città di Pompei?
*Ricercatore e Autore
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:
- Istat: «Al Sud 4 famiglie su 10 sono prive di computer e tablet». Calabria e Sicilia le peggiori
- Coronavirus, la Procura di Napoli indaga sulla gestione dei tamponi in Campania. Iannone: «Interpellerò il ministro Speranza»
- Scuola: via libera all’assunzione di 4.500 docenti per occupare i posti liberati da Quota 100
- Coronavirus, Fratelli d’Italia: «Commissione contro la fake news o contro la libertà di stampa?»
- Emergenza Coronavirus, evitiamo che come sempre a pagare sia ancora il Sud
- Una settimana delicata per il governo tra due decreti legge e la trattativa sul MES con l’Ue