Mi sono spesso interrogato su cosa realmente vorrei accadesse nel 2021 nella mia amata città: Napoli.
La risposta che mi sono dato è che vorrei che si avvii una rivoluzione. Non una rivoluzione intesa come mutamento radicale di un ordine statuale e sociale, nei suoi aspetti economici e politici, cambiamento che spesso è accompagnato da moti di piazza e barricate, ma una rivoluzione culturale che possa coinvolgere tutti i napoletani.
Una ‘rivoluzione culturale’ che possa stabilire un corretto modo di essere napoletani e che possa far nascere un nuovo modo di vivere la città, facendo appello ad un nuovo civismo dove possano coincidere cultura e natura. Una nuova primavera che possa toccare i napoletani nel più profondo dell’animo per rendere in atti concreti l’amore per la città superando le mere dichiarazioni di convenienza e dimostrando, viceversa, un affetto che si concretizzi negli atteggiamenti quotidiani di ognuno di noi.
L’inizio del nuovo anno segnerà anche l’inizio di una lunga campagna elettorale che ci porterà fino alle prossime elezioni per il Sindaco di Napoli ma vorrei che fosse chiaro un concetto e cioè che, al di là di chi i napoletani sceglieranno per guidare nei prossimi cinque anni l’amministrazione comunale, non dobbiamo mai dimenticare che nessun progetto politico può rendere il napoletano perfetto.
Potrà e dovrà intervenire su tutti i problemi che ben conosciamo e che de Magistris ci lascerà dopo la sua sciagurata esperienza, a partire dai gravi problemi economico finanziari di Palazzo San Giacomo, potrà e dovrà migliorare i servizi erogati, il trasporto pubblico, ma quello che con una delibera o una ordinanza non si potrà fare è indurre i cittadini, attraverso il loro comportamenti, ad amare e rispettare di più Napoli.
Questa riflessione nasce dal mio amore per Napoli, dalla consapevolezza di quanto la nostra città sia amata nel mondo e di quanto, invece, sia troppo diffuso un sentimento di lamento e disincanto tra i napoletani; di come sia fondamentale tentare di dare una sferzata di positività contro la rassegnazione che spesso noto nei nostri concittadini che sembrano aver perso qualunque speranza di cambiamento.
Bisogna risvegliare l’ottimismo e l’orgoglio partenopeo sconfiggendo il disfattismo e la negatività che sembrano aver pervaso l’opinione pubblica senza per questo voler negare o ignorare problematiche serie e persino emergenziali date dalla oggettiva attuale condizione della città.
Napoli deve diventare una città all’avanguardia dove sempre più si possa coniugare innovazione e tradizione, efficienza e divertimento, calore e rigore. Dove l’immagine degli spaghetti, della pizza e del mandolino non siano più lo stereotipo utilizzato di una facile ironia, ma l’archetipo, uno stile Napoli, del saper inventare, del saper fare e del saper vivere in armonia con il buon gusto e con la buona qualità della vita. Tutti si devono sentire impegnati ad alimentare una ondata per il risveglio delle anime e delle coscienze perché Napoli è di tutti, nessuno escluso.
Dobbiamo sviluppare una concezione di cittadinanza attiva fondata sul rispetto di sé e degli altri, sul concetto del bene comune, sulla solidarietà intesa come condivisione di idee, valori, diritti e doveri, dobbiamo cioè fare comunità.
Per vincere questa battaglia abbiamo due nemici di fronte: l’insipienza di gran parte della classe politica locale e la camorra.
Ancora una volta dobbiamo prendere atto di una classe politica fallimentare che ha governato la città negli ultimi quarant’anni senza mai riuscire ad individuare le reali priorità del territorio. Per questo, si spera, che il primo atto di maturità il popolo napoletano lo dimostri cogliendo l’occasione delle prossime elezioni per contribuire a formare il futuro consiglio comunale con persone che sappiano interpretare al meglio la voglia di riscatto della città.
La camorra, invece, si combatte ogni giorno anche con piccoli gesti. Bisogna decidere da che parte stare perché per essere tutti insieme dalla parte giusta, della legalità occorre fare opera di testimonianza tutti i giorni, evitando di cadere anche nelle piccole tentazioni che il variegato mondo della illegalità offre.
Quando si decide di comprare prodotti contraffatti, per fare un esempio, bisogna sapere che si diventa parte del problema, si alimenta un sistema camorristico e si contribuisce a creare economie parallele che non creano occasioni di sostentamento ma al contrario distruggono un sistema produttivo.
La parte sana della città deve rispondere al disagio sociale ed alla devianza giovanile, investendo su quelle calamite sociali utili a distogliere, soprattutto i giovani, dal mondo della criminalità, della droga e da qualunque abuso, isolando tutti quelli che vogliono vivere al di fuori del rispetto delle regole e della legge.
Demoliamo l’immagine di una città nella quale sembra che certi delinquenti non debbano pagare proprio mai per le loro nefandezze. Iniziamo ad avere maggiore fiducia nelle forze dell’Ordine e nel sistema giudiziario rivolgendoci a loro con fiducia ogni qualvolta ve ne sia la necessità.
Napoli, offesa nella sua dignità, oggi chiama i suoi figli e noi dobbiamo essere all’altezza, prima di tutto come cittadini, per rispondere all’appello che viene dal disastro che ereditiamo e lo dobbiamo fare per noi ma soprattutto per le giovani generazioni.
Stabiliamo un patto tra di noi cittadini, rendendoci partecipi della costruzione della missione della città che vogliamo, trovando le giuste risposte ai reali bisogni perché oggi Napoli non ha bisogno solo di essere bene amministrata, ma ha bisogno di tornare ad amarsi ed essere amata.
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