Con lo Spezia, penultimo in classifica, il Napoli era chiamato a confermare quanto di buono era riuscito a fare domenica a Cagliari. E invece ha di nuovo messo in vetrina tutti i suoi limiti, le sue incertezze, quel suo gioco a singhiozzo, i suoi inutili passaggetti all’indietro, la sua incapacità di centrare la porta, oltre una ventina di tiri in porta, ben l’80% dei quali diretti verso i tordi che solcavano i cieli e la sua mancanza d’idee.
Un risultato che non gli consente di sfruttare la sconfitta dell’Inter con la Sampdoria e facendosi superare dal Sassuolo che ha battuto il Genoa. Perde, così, un’occasione irripetibile. Ma vien da chiedersi è davvero al di sopra di tutti i sospetti mister Gattuso? A nostro parere, assolutamente no. Se l’antica saggezza calcistica dice che squadra che vince non si cambia sono veramente incomprensibili le sue scelte.
A cominciare da quella di riproporre Lozano in posizione di prima punta, nella quale aveva fallito nella passata stagione, perché da quella posizione non riesce a sfruttare la sua caratteristica principale, la velocità. Con l’esclusione di Petagna, che, inserito nel secondo tempo, ha rivitalizzato un po’ l’attacco e segnato il gol del momentaneo vantaggio, rimontato con un rigore giustissimo procurato da un fallo inutile di Fabian Ruiz e, poi, ribaltato, per l’ennesima distrazione della difesa, quando lo Spezia era in inferiorità numerica.
Senza contare che il fisico non consente a Hirving di fare a spallate con giocatori fisicamente più dotati. E che dire, poi, del riutilizzo del lento e farragginoso Fabian Ruiz al fianco di Bakayoko nella zona centrale del campo. E dire che questa era la prima delle ultime quattro partite del girone di ritorno che, in considerazione del livello tutt’altro che trascendentale (Spezia, Udinese, Fiorentina e Verona) avrebbero potuto consentire agli azzurri di recuperare il terreno perduto. Ma così non è stato.
Anzi, di terreno Gattuso e i suoi uomini, già nella prima delle quattro, ne hanno perso altro. E, giuriamo, che, solo perché le nostre vene sono attraversate da sangue azzurro, da sempre, non intendiamo rassegnarci all’imponderabile e non intendiamo “smettere di sognare”. Assolutamente, niente da imputare all’arbitro Mariani di Aprilia.
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