«La zona rossa nei giorni festivi e prefestivi e il prolungarsi della zona arancione sono l’ennesima batosta per le imprese della provincia di Napoli. Secondo una stima di Federmoda Campania circa 1500 negozi non riapriranno a gennaio, dopo questo ennesimo trimestre nero che ha visto perdite per circa 100 milioni di euro per le imprese napoletane».
Lo affermano gli esponenti di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Alfredo Catapano, Responsabile Provinciale Dipartimento Commercio e PMI e di Rosario Lopa, Rappresentante della Destra Socale.
«Il tutto è iniziato con le dichiarazioni irresistibili di De Luca a fine ottobre per poi passare alla chiusura di novembre e arrivare alle restrizioni delle festività, accompagnato dalle decisioni del presidente della regione, di prolungare la zona arancione».
«Ricordiamo ancora il Presidente Conte quando il 25 ottobre con l’annuncio delle zone rosse disse “chiudere adesso per non chiudere tutto a Natale”, purtroppo chiuse all’ora e chiuse anche Natale e Capodanno. Questo è un chiaro segnale di approssimazione del Governo e di incapacità di programmazione nella gestione della pandemia» sottolineano.
«Inoltre gli imprenditori napoletani devono subire le bizze politiche del Governatore, che tenta di prevalere sul Governo, inasprendo le misure anche per coprire le carenze di settori chiave per la Campania, come sanità e trasporti, a causa della sua scellerata gestione. Ci preme anche sottolineare l’inesistenza del primo cittadino del capoluogo partenopeo e della città metropolitana, che oltre a pontificare dalle varie trasmissioni televisive nulla ha fatto in questa emergenza».
«Ribadiamo la necessità di lanciare un grido d’allarme – concludono Catapano e Lopa – per le imprese partenopee e chiediamo un intervento deciso dall’autorità governativa e dalla giunta regionale della Campania, attraverso la programmazione di sostegni, sia alla produzione che al mancato reddito, per evitare che migliaia di imprenditori finiscano in mano alla malavita e le chiusure con la conseguente perdita di posti di lavoro che andrebbe ad aggravare, ulteriormente, il tessuto socio economico della nostra terra».
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