Giuseppe Costa, uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, è stato raggiunto da un nuovo mandato d’arresto. I carabinieri del comando provinciale di Trapani e della Dia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per associazione a delinquere di tipo mafioso in quanto appartenente a Cosa Nostra. Gli investigatori hanno anche perquisito l’abitazione di Costa, in località Purgatorio di Custonaci (Trapani).
Costa è l’uomo che materialmente ha realizzato, nella propria abitazione, la prigione di Giuseppe Di Matteo, figlio dodicenne del collaboratore di giustizia Mario Santo, poi barbaramente ucciso e sciolto nell’acido l’11 gennaio del 1996, dopo 779 giorni di prigionia, nelle campagne di San Giuseppe Jato (Palermo).
Secondo gli inquirenti «l’uomo, durante la lunga detenzione (dal 1997 al febbraio 2007) ha ricevuto il sostegno economico del sodalizio mafioso senza mai collaborare con gli inquirenti».
«Subito dopo la scarcerazione – hanno aggiunto -, ha rinsaldato le sue relazioni con i vertici dei mandamenti di Trapani e Mazara del Vallo per l’aggiudicazione di appalti, le speculazioni immobiliari, risoluzione di dissidi tra privati, l’attività intimidatoria, il riparto di proventi di denaro ricavati da attività illecite, nonché ha partecipato alla mobilitazione mafiosa per le elezioni regionali dell’autunno del 2017 e assunto il ruolo di controllore e tutore degli interessi di Cosa Nostra su un impianto di calcestruzzi della provincia trapanese».
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