Il governo Conte Bis in bilico tra crisi, verifica e rimpasto

di Dario Caselli

Se fossimo nella Prima Repubblica il governo Conte bis sarebbe già in crisi. O per lo meno si sarebbe già aperta la verifica di governo con il consueto gabinetto degli esponenti di maggioranza per decidere il da farsi. Ma in quella che è la Seconda Repubblica e mezzo, e dove la politica si fa dettare i tempi dalla pandemia, accade che il presidente Conte possa continuare ad ostentare sicurezza dopo che un leader di maggioranza, che peraltro è determinante ai fini della maggioranza al Senato, lo ha chiaramente messo in mora. E addirittura attaccato su un importante giornale straniero come El Pais.

E’ evidente che stiamo parlando di Matteo Renzi il quale ormai sembra aver messo nel mirino Giuseppe Conte. Dopo non essere riuscito a far saltare nello scorso febbraio il ministro della Giustizia Bonafede per l’arrivo della pandemia, ora sembra essere il presidente del Consiglio l’obiettivo principale dell’ex rottamatore e sindaco di Firenze. Ormai tutti i commentatori e anche le famose fonti giurano che Renzi non stia bluffando, ma abbia come obiettivo quello di disarcionare Conte dal governo.

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Il Recovery Plan grimaldello per scardinare il governo Conte?

Matteo Renzi

E il grimaldello per fare ciò sarebbe il Recovery Plan, tema sul quale, tra l’altro, Renzi ha trovato sponde all’interno della maggioranza. Infatti, il tentativo del premier Conte di gestire i fondi che arriveranno dall’Ue attraverso una struttura parallela composta soprattutto da tecnici e con lui a capo non è andata giù sia al Pd e sia al M5S. Sia chiaro non è il ricorso alla struttura che non piaccia, anzi sono in molto convinti che per spendere bene e velocemente i 209 miliardi messi a disposizione dall’Ue sia necessario fare ricorso a una procedura straordinaria e che, quindi, il governo nella sua normale composizione non sia in grado di fronteggiare questa missione.

Piuttosto quello che viene contestato a Conte è l’aver fatto tutto da solo, mettendo nuovamente tutti dinanzi al fatto compiuto. Un po’ come quando annunciò i famosi Stati Generali in estate senza che nessuno ne sapesse niente. Anche allora le polemiche erano state furiose e si racconta di uno scontro verbale molto acceso proprio a Palazzo Chigi tra Conte e Franceschini. Quindi l’uomo è abituato a queste fughe in avanti. Il problema però è che adesso in ballo non ci sono gli Stati Generali ma come spendere 200 miliardi, il che non è una bazzecola anche perché è evidente che questo potrà avere un impatto elettorale.

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Insomma, quella dote di soldi fa gola a tanti nella maggioranza per lasciarla gestire solo a Conte. Renzi questo lo ha capito benissimo e ha affondato il colpo come una lama calda nel burro. E così ieri dalle colonne di El Pais l’ex rottamatore ha lanciato messaggi chiari a Conte: «Se Conte vuole pieni poteri come Salvini, io dico no». E alla domanda «è pronto a far cadere il governo se Conte non farà marcia indietro?», Renzi risponde: «Sì, perché questo non è un problema di posti, che pure mi hanno offerto. (…) Il meccanismo del dibattito sulle regole istituzionali non può essere compensato con un piccolo accordo».

Bonafede a Renzi: «Irresponsabile attaccare governo di cui si fa parte»

Carceri Bonafede Dap
Il ministro Bonafede

Parole forti che lo stesso ministro Alfonso Bonafede ha commentato dicendo che «E’ irresponsabile attaccare il Governo di cui si fa parte, per di più da un quotidiano estero, minacciando addirittura una crisi mentre il Consiglio europeo è ancora in corso e l’Italia sta facendo valere le proprie ragioni. Questo vuol dire indebolire deliberatamente l’Italia a livello internazionale. Non solo non è accettabile, ma è irrispettoso nei confronti di tutti gli italiani».

Conte: «Per andare avanti serve massima coesione e fiducia reciproca»

E il premier Conte? Da Bruxelles dove ha partecipato al Consiglio europeo che ha finalmente dato il via libera al Recovery Fund ha spiegato: «Io ho la piena responsabilità e consapevolezza di questo incarico, e sono pienamente edotto del fatto che andrò avanti con la fiducia di ogni forza di maggioranza e di tutte le forze complessivamente». E ancora: «Sono abituato a lavorare, non sono spocchioso nè arrogante. Ci confronteremo, è doveroso a questo punto, con Italia Viva e le altre forze di maggioranza. Per andare avanti serve massima coesione e fiducia reciproca».

Parola che sembrano voler gettare acqua sul fuoco delle polemiche e anche aprire un confronto interno alla maggioranza, anche se non è la prima volta che Conte dice queste cose. Mesi fa ci fu anche un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi a cui sarebbero dovuti seguire altri nell’ottica di una verifica della maggioranza e di un rimpasto. Ma poi non se ne fece più nulla.

Che questa sia la volta buona? E soprattutto potrebbe essere questo il vero obiettivo di Renzi celato dietro la polemica sulla governance del Recovery Plan? Possibile, anche se l’attacco renziano è stato molto duro ed è difficile che non lasci strascichi in futuro. Fatto sta che è possibile che tra oggi e domani ci possa essere un vertice. Difficile, invece, un Consiglio dei ministri sulla governance, questa sembra per il momento essere finita in un cassetto, a dimostrazione che comunque l’uscita di Renzi è servita a qualcosa.

Inoltre, sono in molti a credere che chiuso l’esame della manovra finanziaria all’anno nuovo si possa mettere mano alla pratica rimpasto con alcune caselle da sostituire nella compagine governativa. Nessuno però esclude che alla fine possa andare tutto storto e che il governo non regga e possa andare in crisi. In questo caso la strada è il voto? Come ha detto il Quirinale?

Salvini: «Governo ponte? Noi ci siamo»

Non necessariamente, per Renzi, visto che secondo il leader di Italia Viva sarà possibile un’altra maggioranza. Magari coinvolgendo l’attuale opposizione? Su questo però nel campo del centrodestra le posizioni sono diversificate. Matteo Salvini, infatti, ieri chiamato a rispondere sull’eventualità di partecipare a un governo ponte per portare il Paese alle urne ha risposto presente: «Noi ci siamo».

Meloni: «A gennaio se cade il governo ci sono soltanto le elezioni»

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Una posizione condivisa anche da Forza Italia, ma non da Fratelli d’Italia che con Giorgia Meloni ha rigettato al mittente l’ipotesi: «Fdi per coerenza è da sempre indisponibile a far parte o appoggiare governi con Pd e/o 5stelle. Il problema di questa legislatura è che risulta impossibile formare una maggioranza senza che ci sia anche uno di questi due partiti di sinistra. Se poi si vuole sostituire Conte non saremo certamente noi a difenderlo opponendoci, ma non faremo mai parte di nessun governo con chi oggi lo sostiene».

E ancora: «Inoltre lo scenario dei governi ponte è irrealizzabile. Qualsiasi governo nascesse oggi arriverebbe a fine legislatura, e tre anni sembrano un ponte tipo quello di Messina. Questo governo reggerà comunque fino a gennaio, se non regge dopo per noi si può solo votare».

Insomma, è grande la confusione sotto il cielo e le variabili sono tante. Chiaramente pandemia permettendo, perché nuovamente potrebbe venire in soccorso di Conte.

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