Covid-19, la pandemia ha colpito i corpi e anche le menti, trasformandoci in gregge senza pastore

di Eugenio Preta

La crisi epidemica che stravolge il pianeta – l’Europa specialmente ed il nostro Paese in maniera veemente – ha portato al parossismo la confusione mentale che da anni ormai si è radicata nel nostro pensiero collettivo.

Il proliferare dei canali d’informazione ha permesso sicuramente lo scambio di dati ed esperienze, ma ha anche generato le evidenti manipolazioni che alla fine impediscono una scelta razionale dei metodi che debbano servire a contrastare il virus.

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Così se il Covid-19 è riuscito ad eliminare fisicamente tante persone ha contaminato profondamente anche le nostre menti.

In mezzo a tanta confusione, tanti dubbi e molte paure, notiamo come l’Europa intera – ed il nostro Paese in particolare- siano soffocati da un clima deleterio che col pretesto di salvare i nostri corpi sta distruggendo le nostre intelligenze.

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Con la complicità dell’oligarchia oggi al potere, il virus ha annullato la nostra identità, la nostra libertà e la democrazia, in pratica tutto ciò che contribuisce a fare di un individuo una persona, a dare al corpo un’anima perché il corpo possa venire abitato da una cultura e da una fede, perché possa venire diretto da una volontà autonoma e responsabile, perché possa partecipare alle scelte collettive direttamente o attraverso i rappresentati a cui ha delegato le sue sua volontà.

La nostra società che lentamente si sta spegnendo per la morte dei suoi istinti – come Paul Valery, chiamava i principi che erano alla base della vita sociale e dei rapporti tra gli uomini – si è ricreata stoltamente nuovi valori riprodotti secondo una sua nuova dimensione assunta a conoscenza culturale contemporanea : tram, ufficio e televisione hanno sostituito l’identità, la libertà e la democrazia.

Identità, libertà e democrazia avevano costituito una trilogia che se nel ‘68 veniva identificata come il veleno della società, proprio la riaffermazione di questi valori sembra divenuta oggi il solo rimedio possibile per la rinascita della società contemporanea.

Ma l’identità e la stessa democrazia vengono stravolte dalle nuove imposizioni della modernità multiculturalista e per la libertà la vicenda si fa ancora più triste. Bisogna risalire agli anni ‘40 per ritrovare gli stessi attentati che stiamo subendo oggi attraverso la limitazione della libertà di andare e tornare, a quella di potersi ritrovare gli uni agli altri, a quella di poter intraprendere, di fare commercio. Il coprifuoco ed il lockdown hanno fatto il loro ritorno e per le strade sfila un esercito di ombre mascherate e sottomesse che proprio per circolare ha bisogno di esibire quel “ausweis” di antica memoria totalitarista, una massa che non pensa assolutamente a ribellarsi.

Quando le libertà costituzionali, quella di poter andare e venire, quella di esercitare, lavorare e di professare un culto sono minacciate, lo stesso Stato di diritto viene annientato, sostituito ignominiosamente da leggi speciali di sinistra memoria, peggio dagli attuali DPCM.

Tra qualche settimana celebreremo le feste più importanti per la nostra cultura occidentale: la festa cristiana del Natale con i suoi presepi – che sono stati però già messi al bando dalle intelligenze laiciste – e la festa indo-europea del solstizio d’inverno con i suoi alberi di Natale, anche questi avversati dal terrorismo ecologista. Queste feste rappresentano momenti di aggregazione che dovrebbero permettere alle famiglie di ritrovarsi, ai cittadini di comunicare, religiosamente o laicamente, in un ritrovato fervore unificante.

La recrudescenza del virus, l’approssimazione scientifica e l’incapacità gestionale, tutto cospira all’annullamento delle celebrazioni natalizie.

A questo punto però ci assale un dubbio: chi ci governa avrà capito che il popolo privato dei suoi riti e delle sue comunioni rimane nient’altro che una massa amorfa, diventa un gregge senza pastore oppure, ripensandoci bene, non è proprio questo in fondo, quello a cui aspirano più intensamente?

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