«C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nel… Sud». Basta leggere la finanziaria 2021 per accorgersi che anche quest’anno – nonostante la mancanza di risorse, gli errori che hanno costretto il Governo all’ennesima approvazione notturna del terzo ristori (1,6 mld) per il 2020 e nell’attesa del quarto, il nuovo scostamento di bilancio (8 mld) e il Covid – il Mezzogiorno è destinatario della rituale bufera di promesse e prese per i fondelli per «l’anno che verrà». Come nelle manovre precedenti, si fanno passare misure nazionali per opportunità pro Meridione.
Per carità, che abbiano valenza nazionale e siano applicabili anche al Sud, è «cosa buona e giusta«, ma lo sarebbe anche se lo si facesse sapere a tutti. Se non altro per evitare che i meridionali continuino ad illudersi e sperare che chissà «fusse ca fusse la vorta bona?», e poi rimangano «cornuti e mazziati» perché le risorse vanno al Nord e le accuse di dilapidarle all’Italia del tacco. E more solito i “giornaloni” del Sud, (ce ne sono ancora?) fingono di non accorgersene e plaudono a quello che non c’è.
Il ministro per la coesione territoriale e il Sud, Provenzano, infatti, ha assicurato che con «lavoro e investimenti il Mezzogiorno riparte», «spiegando» che «gli sgravi (meglio il taglio del cuneo fiscale per la riduzione del costo del lavoro) sono una misura strutturale», valgono «4 miliardi all’anno fino al 2025, 2,6 per 2026 e 27; 1,3 per 2028-29». A sentirlo, da meridionale, verrebbe voglia di brindare con una coppa di ‘Moet Chandon’.
Calma, purtroppo, il ministro pd si è dimenticato di dire che lo sgravio non interessa solo il Mezzogiorno, ma tutte le aree svantaggiate, dalle Alpi al Capo Passero, per cui – come Totò – dobbiamo accontentarci solo di un bicchiere di buon «Mo’ escè Antò».
E non solo perché potranno utilizzarla anche al Nord – il costo del lavoro è alto anche al di là del Garigliano ed è giusto dargli una spuntatina – bensì perché «garantita», si, ma fino al 30 giugno 2021 «nell’ambito del quadro temporaneo in vigore nell’Ue a causa della Pandemia», dal 1° luglio 2021 e fino al 2029, però, bisognerà aspettare l’esito di «una trattativa con l’Europa sulla quale – sottolinea il ministro – siamo molto fiduciosi». Sarà anche vero, ma il rischio di «morire disperati» come «chi di speranza vive», c’è.
E poi, pure le lavoratrici del Sud possono sognare. Per incentivarne l’assunzione è previsto uno sgravio del 100 per 100, anche per loro. In realtà, l’unica misura più sbilanciata a Mezzogiorno, è quella relativa agli incentivi per le assunzioni e l’esonero totale dal pagamento dei contributi per le assunzioni stabili di giovani under 36. Ma solo perché al Nord vale per 3 anni, al Sud per 4.
Qui, però, c’è da chiedersi: e degli over 36 che hanno perso il posto per la pandemia o, non sono ancora riusciti a trovarlo, cosa ne facciamo? Li condanniamo alla disoccupazione eterna, ma con reddito di cittadinanza o di emergenza? Possibile, visto che, la dotazione per il salario da divano è stato impletata di 4miliardi fino al 2029. Già c’è anche la possibilità di assumerli a tempo determinato dal 2021 al 2023 nell’esercito dei 2.800 per il rafforzamento delle politiche di coesione territoriale. Per i giovani del Sud, insomma, sempre e solo precariato.
E senza dire che la Commissione europea nel valutare la manovra ha rilevato che per il bonus famiglia e il taglio dei contributi per il sud mancherebbero le coperture (18 mld) e ha invitato l’Italia a ripensarle, rivalutarne l’utilizzo e riadattarle. Di più per stessa ammissione di Provenzano gli interventi per il Sud, sono collegati a quel Recovery Fund che a dispetto di quanto sostengono gl’interessati è ormai a un passo dalla tomba.
Ma Gualtieri, ha scelto di sfidare la sorte e d’inserire in bilancio, e quindi di anticipare di tasca propria l’ultilizzo, di 120 mld, nella speranza che Polonia, Ungheria e Slovenia – che, il vice ministro per l’economia Buffagni, onde nascondere il mancato rispetto dell’Ue per il governo giallorotto, chiama «la filiera degli amici della Meloni» – ritirino il veto. Cosa che non intendono fare. «Ma Pippo, Pippo, non lo sa».
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