A gennaio 2019 venne introddo il ‘Reddito di cittadinanza’. Una nuova forma di assistenzialismo che per i grillini e il premier Conte doveva essere una svolta ‘epocale’. «Abbiamo abolito la povertà», si affrettarono a dire dal Movimento. Oggi, a oltre un anno e mezzo di distanza, il premier si è accorto che così com’è il provvedimento non va.
Per il presidente del Consiglio «rischia di essere una misura assistenziale senza progettualità». E ha chiesto la creazione di un sistema unico e nazionale informatico che integri domanda e offerta di lavoro, incrociando le offerte e aiutando le persone a trovare occupazione. La decisione sarebbe stata presa al termine di ben tre riunioni con Nunzia Catalfo (ministro del Lavoro), Paola Pisano (ministro dell’Innovazione digitale) e Domenico Parisi (presidente dell’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro).
Per incentivare le aziende a iscriversi a questo sistema però forse ci sarà bisogno di prevedere incentivi. Secondo quanto raccontato dal Corriere della Sera, il premieri ha chiesto che il software sia operativo entro sei mesi. Per questo si va verso la creazione dell’ennesima task force che possa creare un sistema informatico nazionale capace di riunire i diversi sistemi regionali (che prevedono, al momento, regole diverse che i vari operator sono chiamati a rispettare). Un unico sistema operativo che dovrebbe poi tradursi in una vera e propria applicazione che incroci domanda e offerta rendendo praticamente impossibile rifiutare un lavoro.
Il Reddito di cittadinanza ha da sempre destato preoccupazione e perplessità nel Centrodestra che già da prima del 2019 ha lamentato le tante criticità. Allo stato attuale rappresenta solo assistenzialismo allo stato puro ma che aiuta le persone a trovare lavoro. Ora sembra essersene accorto anche Giuseppe Conte.
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