Il ministro: «presupposti per affrontare temi complicati»
I presupposti per trattare sui dazi con gli Stati Uniti «ci sono»: «c’è lo spirito giusto. C’è un’apertura da parte loro come c’è un’apertura da parte nostra». È il messaggio lanciato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti dopo l’incontro con il segretario al Tesoro Scott Bessent, avvenuto a una settimana di distanza dal bilaterale alla Casa Bianca fra la premier Giorgia Meloni e il presidente Donald Trump.
«Diciamo che ci sono i presupposti per affrontare temi complicati in tempi complicati. Lo spirito è quello giusto. C’è un’apertura da parte loro come c’è un’apertura da parte nostra nel discutere di quelli che sono i temi di oggi, che non sono semplicemente i dazi ma anche quelli della tassazione del digitale e le spese della difesa», ha spiegato Giorgetti, secondo il quale «forse è il caso, come qualcuno invoca che si faccia un big deal» fra Europa e Stati Uniti, «cioè che si considerino tutti gli aspetti in discussione e non semplicemente quello sui dazi».
Il nodo Cina e la dimensione geopolitica delle scelte economiche
A chi gli chiedeva se gli americani chiedessero all’Europa una politica ‘no China’, Giorgetti ha risposto: «anche, però il tema è complesso nel senso che non ci sono soltanto gli aspetti di natura ovviamente economica. I riflessi sono inevitabilmente di natura geopolitica e quindi partendo da decisioni economiche poi se ne derivano inevitabilmente anche decisioni politiche».
Italia osservata con favore dalle agenzie di rating
A margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale, il ministro è stato impegnato in una girandola di incontri, da Bessent ai ministri argentino e saudita, passando per l’amministratore delegato di Bank of America, per citarne alcuni.
Ma ha anche avuto modo di vedere le agenzie di rating, con le quali gli incontri sono «andati molto bene nel senso che tre anni fa dovevamo dimostrare qualcosa, adesso l’abbiamo dimostrato, tanto è vero che le domande sulla sostenibilità del nostro debito non vengono più neanche fatte», ha detto il ministro sottolineando come l’andamento delle aste dei Btp mostra come il rifinanziamento del debito in scadenza «non è un problema per il governo italiano».
Golden power e interesse nazionale
Sull’uso della golden power sulle maggiori partite bancarie italiane, Giorgetti è stato altrettanto chiaro: «c’è una legge approvata con il governo Draghi che io ho votato e che prevede che il governo debba valutare l’interesse nazionale. Qui (negli Usa) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia di sicurezza economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un pò più lasco. Io li invidio gli americani», ha detto sorridendo.
I dazi e le tensioni commerciali sono stati al centro delle riunioni del Fondo e sono stati il motivo della revisione al ribasso delle stime di crescita mondiali, incluse quelle dell’Italia. Un taglio, quello per il Belpaese, in linea con «quello degli altri Paesi», ha messo in evidenza l’istituto di Washington notando i «buoni progressi» del governo sul Pnrr e osservando come dal 2026, quanto il programma terminerà, l’Italia dovrebbe cogliere l’occasione per accelerare sulle riforme strutturali. «Il Paese – ha spiegato Helge Berger del Dipartimento europeo del Fmi – ha un’agenda ampia su cui incoraggiamo a proseguire».