La premier parla di libertà e democrazia, ma manca la parola magica
Partecipando alla deposizione della corona d’alloro all’Altare della Patria con il Capo dello Stato, Mattarella, il Presidente del Senato, La Russa, e quello della Camera, Fontana, la premier Meloni ha fatto l’ennesima, dura dichiarazione contro il fascismo.
«Oggi l’Italia celebra l’ottantesimo anniversario della Liberazione. In questa giornata, la Nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana», ha detto. Finalmente. Ora la smetteranno di abbuffarci con il solito, stantio e insostenibile tormentone della “Meloni fascista”.
Sto già leggendo sulle prime pagine dei giornali di domani la risposta di Elly, la segretaria del M5S in prestito gratuito al Pd: «“Ma allora facciamo a non capirci?”. Certo, ha parlato di “concordia nazionale”, di “libertà”, ha detto che il “regime fascista” l’aveva negata, ma ha dimenticato ancora la parolina magica: “antifascista”!» L’antifascismo è come quella «mela al giorno che toglie il medico di torno». Senza svegliarsi ogni giorno gridando «io sono antifascista», non ci si toglie l’uomo nero di torno. Chiaro?