De Lorenzo: «Tangentopoli violazione contro la democrazia. Vitalizio? Difeso un diritto»

Nei giorni scorsi la Camera ha riabilitato l’ex ministro

«Finanziavo il partito. Io non ho mai preso un centesimo per me. E non esiste un testimone che dica di avermi dato dei soldi. Nessuno. Solo il mio segretario, che scrisse un memorandum con Di Pietro. Lo ha ammesso lui stesso: lo scrisse insieme al pubblico ministero, per evitare il carcere». Antonio Di Pietro «perseguiva un suo interesse. Aveva un’idea distorta del ruolo e della funzione del pm. Un pm dovrebbe tutelare anche gli imputati, non solo accusare e cercare di strappare confessioni attraverso l’uso della minaccia carceraria». Lo dice l’ex ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, intervistato da ‘Il Foglio’.

Il colpo di spugna

«Non l’ho chiesto io, il vitalizio. Ma era un diritto, e i diritti – rivendica – si difendono. Anche quando sei stanco, anche quando il mondo ti ha già processato e condannato. La Prima Repubblica era l’insieme dei partiti e delle culture politiche che hanno rifatto l’Italia dopo la distruzione della guerra. Non era perfetta, certo, ma aveva un’anima. È stata cancellata con un colpo di spugna. Via le prime file, via le seconde file, ma via pure le terze e anche le quarte file. Con un’eccezione. I comunisti. L’eccezione sono stati i comunisti, soltanto grazie all’indulto del 1989. Tutto ciò che era accaduto prima del 1989 non era perseguibile. E quindi manco si indagava. Di fatto, Mani Pulite colpì solo la classe dirigente che operò dal ‘90 al ‘92. Fu una selezione, non una pulizia».

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«Tangentopoli nasce con me. La mia fu la prima violazione fatta contro la democrazia, contro il parlamentarismo e contro la politica in generale. A settembre del 1992 i Carabinieri vennero a perquisire il mio ufficio a Napoli senza autorizzazione a procedere. Sequestrarono i dischetti del mio computer. Venticinque richieste di autorizzazione a procedere. Quindici processi a Napoli. Uno è durato dieci anni. Una sola condanna in via definitiva che mi ha anche portato in carcere mentre avevo il cancro».

«Ma io – ribadisce De Lorenzo – non ho mai preso una lira per me. Io sono colpevole, sì: colpevole di finanziamento illecito ai partiti. E lo hanno anche scritto le Sezioni unite della Corte di Cassazione. Non avrei mai dovuto finanziare il partito. Fu come aprire una crepa nel muro, e il muro crollò. Non solo su di me, ma su un’intera epoca».

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Il ripristino del vitalizio

Nei giorni scorsi la Camera ha votato per il ripristino del vitalizio per l’ex ministro della Sanità (sotto le presidenze di Andreotti e Amato) Francesco De Lorenzo. L’ufficio di presidenza, in applicazione di una delibera interna risalente al 2015 che prevede il ripristino dei vitalizi per i deputati riabilitati dalla magistratura, ha dato l’ok all’assegno per l’ex titolare della Salute che in passato fu coinvolto in tangentopoli. Una decisione presa con l’avallo di tutti i gruppi politici compreso il M5S. A livello tecnico l’Ufficio di presidenza della Camera avrebbe solo accertato i presupposti della delibera del 2015 in relazione alla situazione di De Lorenzo (in dieci anni, sulla stessa base, sarebbero stati ripristinati altri nove vitalizi).

Crepe nel M5S

Ma il leader del Movimento, Giuseppe Conte, non avrebbe assolutamente gradito la decisione presa dai suoi parlamentari. Che, infatti, in giornata hanno dovuto precisare in una nota: «Il ripristino del vitalizio dell’ex ministro Francesco De Lorenzo è stato frutto dell’applicazione di una sentenza del Tribunale di sorveglianza che ha disposto la sua riabilitazione. A regolamentazione attuale sarebbe un atto dovuto, ma riconosciamo l’errore politico commesso in Ufficio di presidenza, di cui ci assumiamo la nostra parte di responsabilità. Ci batteremo pertanto per una modifica per eliminare definitivamente la possibilità per un riabilitato di riottenere il vitalizio, in linea con l’azione storica del Movimento 5 Stelle grazie alla quale è stato ridotto il numero dei parlamentari, sono stati tagliati 100 milioni di vitalizi ed eliminati centinaia di privilegi».

Sulla scia di quanto avvenuto, il leader del M5s avrebbe chiesto maggiore attenzione sui ogni provvedimento con queste parole: «Quando si tratta di vitalizi e privilegi bisogna balzare sulla sedia e drizzare le antenne». Questo il ragionamento del leader pentastellato: non si può accettare di assumere decisioni così importanti in così poco tempo, senza un accurata analisi delle carte.

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