Fu ucciso con un colpo alla nuca dopo due agguati falliti
«Faccio un giro e vengo». Sono le ultime parole di Domenico Gargiulo, soprannominato «Sic e penniell», ucciso dopo due tentativi andati a vuoto nell’ambito della terza faida di Scampia. Dopo avere militato per il clan Abbinante, Gargiulo era passato nelle fila del clan Marino e, nell’ultimo periodo, nel clan Sautto-Ciccarelli. Nel primo agguato a perdere la vita al suo posto fu l’innocente Lino Romano, operaio di 30 anni, scambiato per il vero obiettivo del raid, il 15 ottobre 2012, mentre il successivo 3 novembre a salvarlo fu la pistola del killer, che si inceppò.
Quelle parole le disse a un amico prima della sua scomparsa, intorno alle 17-17,30 del 6 settembre 2019, precisando che doveva fare «un servizio al don Guanella» (il rione di Napoli) e che sarebbe tornato in zona di lì a poco E invece il suo corpo senza vita – con un colpo di pistola alla testa esploso a distanza ravvicinata – venne ritrovato nel primo pomeriggio del 9 settembre, in una Ford C-Max grigia da una pattuglia della Polizia di Stato.
Le nuove accuse
La Squadra Mobile di Napoli ha notificato nuove accuse a otto indagati quasi tutti appartenenti ai vari gruppi malavitosi legati al clan Licciardi. Si tratta di Antonio Bruno, principale indagato e capo del gruppo del rione Don Guanella; Vincenzo Caiazzo, Renato Esposito, Gianfranco Fasano, Raffaele Fiore, Francesco Mingacci, Vincenzo Pernice e Gennaro Antonio Sautto. I primi sette sono ritenuti legati ai gruppi Don Guanella, Masseria Cardone, Rione Berlingieri, Vasto. Sautto invece è ritenuto legato al clan Sautto-Ciccarelli.