Nella lista Egitto, Tunisia e Bangladesh
La Commissione Europea, come promesso ai leader, propone un giro di vite sui flussi dando la possibilità a chi lo vuole di anticipare alcune misure chiave del Patto sulle migrazioni, che altrimenti entrerebbero in vigore nel giugno del 2026. L’esecutivo blustellato, inoltre, stila un primo elenco di «Paesi di origine sicuri» a livello comunitario, cioè obbligatoriamente valido per tutti gli Stati membri, tra questi l’Egitto, la Tunisia e il Bangladesh. Una mossa che è stata accolta con «grande soddisfazione» dalla premier Giorgia Meloni. Non è tutto. Anzi, semmai solo l’inizio.
Procedure accelerate per richiedenti da Paesi con basso tasso di asilo
I 27 – se la proposta sarà approvata così com’è dal Consiglio e dal Parlamento Europeo, il che non è detto – potranno poi applicare «la procedura di frontiera» o «una procedura accelerata» alle persone provenienti da paesi in cui, in media, viene concesso l’asilo nell’Ue al 20% o meno dei richiedenti. Inoltre gli Stati membri potranno godere di una maggiore flessibilità nella designazione (nelle loro liste nazionali) dei «Paesi terzi sicuri e Paesi di origine sicuri», dato che potranno escludere «regioni specifiche» o «categorie d’individui chiaramente identificabili».
Insomma, le capitali avranno più libertà di agire – già si registra la preoccupazione di varie ong – benché siano previste delle limitazioni. Le liste nazionali, infatti, potranno essere diverse da quella Ue ma se un Paese verrà estromesso (con procedura legislativa ordinaria) potrà essere mantenuto sulla lista nazionale solo se la Commissione non si opporrà. «Le nazioni sulla lista saranno sottoposte a revisione regolare, si tratta di un processo dinamico», ha sottolineato un funzionario europeo. «Peraltro non vuol dire – precisa – che i Paesi non presenti nell’elenco Ue non siano sicuri». Le liste nazionali comunque devono seguire i criteri previsti dal Patto sulla migrazione.
Le altre nazioni indicate dall’Ue come «sicure» sono per ora Colombia, Kosovo, India e Marocco e sono state designate dopo «un’analisi dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e altre fonti», comprese le informazioni provenienti «dagli Stati membri, dall’Unhcr e dal Seae». La Commissione ritiene infine che i Paesi candidati all’Ue in linea di principio soddisfino i criteri per essere sicuri (vale anche per la Turchia). Un candidato verrebbe escluso solo nel caso di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto (come in Ucraina), sanzioni adottate dal Consiglio o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo superiore al 20% in tutta l’Ue.
La premier Meloni e la situazione nel Cpr in Albania
La presidente del Consiglio Meloni, reputando la scelta della Commissione «un’ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal governo italiano in questi anni e del sostegno di sempre più nazioni europee», sottolinea che le procedure accelerate da certi Paesi erano previste «dal Protocollo Italia-Albania». Nei giorni scorsi, a quanto si apprende da ambienti del Viminale, nel Cpr albanese di Gjader ci sono stati peraltro danneggiamenti da parte di alcuni dei circa 40 migranti trattenuti. Qualche vetro rotto, ma nessuna rivolta ed ora la situazione è rientrata nell’ordinarietà. Il carcere allestito nel sito, precisano le stesse fonti, non è stato aperto ed al momento non ospita nessuno.
«Abbiamo poco più di un anno prima che il Patto entri in piena applicazione ma dove possiamo andare più veloci, dovremmo andare più veloci», ha dichiarato il Commissario agli Affari Interni Magnus Brunner. «Molti Stati membri stanno affrontando un notevole arretrato di domande di asilo, quindi qualsiasi cosa possiamo fare ora per sostenere decisioni più rapide è essenziale».