Il presidente dei consorzi industriali: bisogna rinegoziare i contratti
«Non è un rallentamento, è un segnale d’allarme. A fine 2024, i fallimenti d’impresa sono cresciuti del 17,2% rispetto all’anno precedente, secondo quanto stabilito dal report Cerved, che fotografa una crisi diffusa: dalle costruzioni (+25,7%) all’industria pesante, con picchi inquietanti nel settore dei metalli (+48,4%) e del sistema moda (+41,1%). Ma non sono solo i numeri a preoccupare: è l’anatomia delle aziende colpite. Sono giovani, spesso con meno di cinque anni di attività, e per questo più esposte. Questa impennata non è casuale. Le imprese cadono perché il terreno sotto i piedi è diventato rovente: i costi energetici, prima di tutto, stanno bruciando ogni margine operativo con incrementi, su base annuale, del 30%».
A dirlo è Antonio Visconti, presidente Ficei, la federazione dei consorzi industriali italiani.
«Mentre si discute di incentivi e riforme, il prezzo dell’energia ha continuato a salire, colpendo in particolare chi consuma molto ma non può delocalizzare. Le PMI, spina dorsale dell’economia reale, sono le prime a piegarsi: non riescono più a bilanciare le bollette con i ricavi. Siamo al paradosso: si produce per pagare le utenze, non per creare ricchezza. È un modello che non regge. Le imprese non muoiono solo per colpa del mercato o del debito: muoiono anche perché, ogni mese, la bolletta energetica le dissangua».
I poli produttivi del Nord-Ovest i più colpiti
«I poli produttivi del Nord-Ovest, dalla Lombardia al Piemonte, sono i più colpiti. Non perché meno competitivi, ma perché più energivori. Dove servono calore, motori, trasformazioni, l’energia non è un costo: è la condizione stessa per lavorare. E quando questa condizione salta, il sistema si blocca. Serve una strategia nazionale, seria e urgente. Non bastano i pannelli solari sul tetto o i bonus a tempo. Occorre una politica industriale che consideri il costo dell’energia una priorità, non un effetto collaterale – prosegue Visconti –. Bisogna rinegoziare i contratti, investire in produzione interna e rafforzare i consorzi energetici. Le imprese vanno difese sul fronte dei costi, altrimenti nessun PNRR o riforma del lavoro potrà salvarle. Finché non spegneremo l’incendio che divampa nelle bollette, continueremo a raccogliere le ceneri delle nostre eccellenze produttive».