Anm vs Governo: un ‘incontro di pace’ in stile giustizia

Pro-pal, tafferugli e scritte contro la Meloni incitanti all’odio

Quello di domani fra Anm e ministro della Giustizia, Nordio, più che come un incontro sul dl sicurezza, s’annuncia come l’ennesima occasione, per il sindacato dei magistrati, di mostrare i muscoli contro la riforma della Giustizia e separazione delle carriere. Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, che ha detto «sì» alla partecipazione, ha vissuto una durissima battaglia fra chi non intendeva assolutamente sedersi a quel tavolo e chi riteneva più giusto e corretto esserci. E così la votazione è finita senza alcun «no», con 25 sì e 11 astenuti.

Se, però, «non andare sarebbe stato un regalo enorme sul piano della comunicazione» come ha detto il neo eletto Presidente dell’Anm, Parodi; «ci accusa di dire sciocchezze colossali; non dialogo con chi vorrebbe metterci le dita negli occhi. Sarà fatica sprecata» ha concluso il Segretario generale Maruotti.

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Difficile dargli torto. Purtroppo, non è facile mettere d’accordo quei magistrati che – per conquistare «spiccioli» di consensi, alla spicciolata attualmente a loro disposizione, spero non quelli dei signori dei centri sociali che parlano di pace, ma fanno la guerra e neanche di quei pro pal che sabato a Milano, hanno messo a «ferro e fuoco la città», scatenato tafferugli ed esposto la scritta «spara a Giorgia»? – hanno sparato ad alzo zero anche sul dl sicurezza, definendolo «inquietante» e finalizzato a «porre le premesse per la repressione del dissenso.

La percezione della sicurezza e la distanza con la magistratura

Ebbene – con tutto il rispetto e la massima fiducia nella Magistratura non ci si può nascondere che – a sentire le affermazioni di certe toghe, così lontane dalla realtà quotidiana con la quale convivono gli italiani – se ne ricava la sensazione che vivano su Plutone e non riescano a rendersi conto dell’area d’insicurezza che si vive in Italia e della paura, e non solo, di essere aggrediti che inquieta tutti.

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Mentre, di contro, continuano, a non sentire gli allarmi del capo dell’antiterrorismo, Pifferi, per il quale «la vera emergenza è l’estremismo dilagante fra i minorenni dai 15 ai 16 che incontrano la violenza sulle piattaforme di gaming, straripanti di propaganda jihadista e suprematista. Si lasciano affascinare dalla violenza e organizzano attentati online».

Per gli ermellini, però, il problema è il governo democraticamente eletto che intende mettere ordine nelle cose e rispettare gli impegni assunti con i cittadini. Ma che di battaglia si tratterà lo dimostra anche il durissimo «botta e risposta» fra il sottosegretario di palazzo Chigi, Mantovano che nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario del consiglio nazionale forense ha sottolineato che in fatto d’immigrazioni, certi magistrati «erodono lo spazio della sovranità popolare» e il vice segretario dell’Anm Celli: «se il governo ritiene di essere limitato da questo esercizio di poteri può ricorrere alla Consulta».

Il ruolo della Costituzione e il confronto politico

Già, ma ha dimenticato di spiegare perché trascinare in questa polemica anche la Corte Costituzionale, se per avere una risposta a tale domanda basterebbero due minuti. Basterebbe, cioè, leggere l’art. 1 della nostra Costituzione «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (ovvero il voto). Ma soprattutto lo conferma il duplice tentativo di condizionamento ideologico di 5stelle: «La riforma è punitiva e tende a controllare i pm» e Pd: «Palazzo Chigi intacca l’indipendenza delle toghe».

Mancano, ormai, solo tre giorni all’appuntamento di giovedì della premier Meloni – con il via libera della Commissaria Ue, von Der Leyen, del cancelliere tedesco Merz, per difendere gli interessi dell’Europa nel suo complesso e, quindi, anche dell’Italia – con il presidente degli Stati Uniti, Trump. Visibilmente soddisfatto anche il n. 1 del Ppe, il tedesco Weber che si dice «consapevole che Meloni e Tajani lavorino per gli interessi dell’Europa» e «che al momento, Trump non guarda con favore alla Germania, e può far gioco anche ai tedeschi che a trattare per l’Ue, ci sia qualcun altro».

Certo Macron ha mugugnato, ma ha dovuto fare «buon viso a cattivo gioco», e dare l’ok, per salvare, almeno, la faccia. Ennesima, «Figurella», invece, per Schlein, Conte & c. che continuano a fare «ammuina». Bonelli ha chiesto persino «l’Impeachment per Trump». Ovviamente, oltre che di dazi si discuterà, di possibili investimenti reciproci che potrebbero favorire le nostre imprese, grazie alle Big Tech e se Meloni dovesse ottenere i risultati «sperati» per loro sarà la fine definitiva. Tutto questo perché ancora una volta l’Europa, ha detto «sì» alla tesi tesi di Meloni a proposito del rischio dazi Usa: «niente panico e ragioniamo».

Misure economiche e risposta alla crisi dei dazi

In conseguenza della quale, e apprezzando la posizione dialogante della Commissione Ue, il tycoon ha congelato per tre mesi i dazi e accelerato l’apertura del dialogo.

Intanto, mentre prefiche i chiangimorti sinistrati si schiariscono le voci per cantarle il de profundis, le due maggiori agenzie di rating internazionali, stanno già intonando l’alleluia all’Italia. Se, infatti Fitch le conferma la tripla B, S&P lo ha addiritura alzato a BBB+. Il Belpaese – secomdo entrambe – ha poco da temere dai dazi, per la diversificazione dell’economia, la stabilità della politica, e l’importante cuscinetto del risparmio privato.

E, per far fronte all’emergenza dazi con misure di sostegno all’economia, la premier Giorgia Meloni ha indicato alle associazioni delle imprese che tra le pieghe del Pnrr si possono rimodulare 14 miliardi per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività e circa 11 miliardi, dai fondi per la coesione e dal Piano Energia e Clima, potrebbero essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti.

Inoltre, 300 milioni di contributi green alle micro, piccole e medie imprese del Mezzogiorno che possono presentare domanda per accedere agli incentivi previsti dalla misura Investimenti Sostenibili 4.0 promossa dal Ministero delle imprese e del Made in Italy.

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