L’autore a ilSud24: «Il virus dello humor ha sopraffatto malattia»
«La disabilità raccontata con ironia è una narrazione che fa bene a tutti». Lello Marangio è un autore e comico molto popolare, che affronta la disabilità con un’arma potente: l’umorismo. Superato un passato segnato dalla polio, ha fatto della sua condizione un tema di riflessione e, soprattutto, di ironia. Durante un’intervista, ci racconta come ha scelto di raccontare la sua condizione e come il pubblico risponde al proprio approccio.
Contro la retorica del pietismo
«Non sopporto la narrazione pietista» esordisce, «perché la disabilità nonostante sia una problematica complessa, è un aspetto della vita che può essere raccontato anche con leggerezza, senza dover ulteriormente appesantirlo con toni drammatici».
Il suo percorso professionale, che lo ha visto affermarsi come autore comico in programmi come Zelig, Colorado, Made in Sud e Telegaribaldi, si intreccia con la sua esperienza di vita: «Io ho avuto la polio a tre mesi e, con il tempo, mi sono reso conto che la disabilità veniva sempre raccontata unicamente in maniera pesante, e secondo me il messaggio non arriva in maniera giusta a chi ascolta perché moltissimi, in cuor loro, pensano che certi problemi riguardino solo gli altri. Io faccio sempre l’esempio come quando si incontra un incidente sull’autostrada. Tu ti fermi un po’, rallenti, vedi le macchine, vedi l’ambulanza, purtroppo a volte anche i feriti, però poi passi e dici vabbè, per fortuna non è successo a me. Come se certe cose non accadessero mai a noi».
Ironia come strumento di consapevolezza
Per Marangio, l’umorismo è la chiave per superare i limiti imposti dalla disabilità, rendendo più leggera la percezione del problema di per se grave: «Se racconto i miei problemi in maniera pesante, la gente tende a dirsi: ‘Lo so, ma che ci puoi fare?’ Invece, facendoli ridere, ironizzando, il messaggio passa meglio. Non solo alla mente, ma anche al cuore. Quando sono nato nel 1959 sono stato contagiato da due virus: dalla polio ma al tempo stesso anche dal virus dello humor che detta così sembrano due cose che non possono convivere insieme invece in me humor e disabilità convivono benissimo da allora, anzi, il virus dello humor ha sopraffatto quello della malattia e mi ha fatto vivere meglio. E da qui è partito tutto».
Il potere di parlare ai giovani
La sua scelta di usare l’ironia, raccontando aneddoti della sua vita quotidiana, ha trovato un forte riscontro nel pubblico. «Quando mi presento in una scuola o in un teatro, le persone rimangono inizialmente spiazzate. Non si aspettano di vedermi parlare di barriere architettoniche, di sfide quotidiane e altri temi seri con un tono divertente. Però poi, quando inizio a raccontare e a far ridere, riesco a conquistare l’attenzione del pubblico» afferma.
Il suo approccio oltre ad essere un metodo di intrattenimento, è una vera e propria forma di educazione. Soprattutto con i giovani, la risposta è entusiasta: «I ragazzi mi abbracciano, mi chiedono foto. Quando si parla di disabilità con ironia, riesco a sdrammatizzare qualcosa che, altrimenti, potrebbe sembrare pesante e lontano dalla loro realtà».
Libri che fanno ridere e riflettere
L’autore comico si distingue per il suo stile unico, ma anche per il contenuto dei suoi libri, che cercano di raccontare la disabilità in maniera leggera e accessibile. A partire da «Al mio segnale scatenate l’infermo» del 2019, ironica autobiografia con cui ha vinto il Premio Lucio Rufolo e per cui riceverà, il 6 giugno prossimo, il riconoscimento internazionale “Book for peace 2025. Volume che è stato presentato anche al Senato della Repubblica.
Senza dimenticare «Per favore non toccatemi i disabili» del 2023, storia d’amore tra due ragazzi in carrozzina, vincitore del Premio Internazionale «Alla Parola» di Salerno. «Il mio obiettivo è conquistare i lettori, soprattutto i più giovani. Li attraggo con un linguaggio, fresco e moderno, usando anche qualche parolina in voga tra i ragazzi» dice. In questo modo, il comico riesce ad attrarre un pubblico che magari non si sarebbe mai avvicinato a un tema così serio.
E la risposta del pubblico è sempre positiva. «Mi è capitato che un genitore mi dicesse che ha fatto leggere uno dei suoi libri al figlio, affetto da una grave disabilità e allettato da tempo. Mentre leggeva il libro il ragazzo si è alzato al centro del letto e non lo faceva da mesi e ha iniziato a ridere. La madre mi ha ringraziato con le lacrime agli occhi. Questo è stato un momento che non dimenticherò mai» racconta con emozione.
Premi, successi e storie di carta
L’autore napoletano ha ricevuto numerosi riconoscimenti anche per altri suoi libri, come «Una lunghissima giornata di merda» del 2020, che gli è valso il Premio Charlot per la Letteratura Umoristica e il Premio Samadi, oppure «Il mercatino di Roccagioiosa» del 2021, con cui ha vinto il Premio Massimo Troisi per la migliore scrittura comica.
Anche nel genere giallo non ha rinunciato all’ironia, come dimostra «Pagine Gialle» del 2022, presentato al Salone del Libro di Torino e premiato a Trani con il Premio «Il Giullare», ispirato a Dario Fo. Il suo ultimo lavoro, «Incontri ravvicinati con questo tipo» del 2024, vede il ritorno dell’improbabile commissario Fabozzi, personaggio pasticcione e irresistibile, già conosciuto dal pubblico che sarà presentato nell’ Arena Incontri della Regione Campania il 16 maggio al prestigioso Salone Internazionale del libro di Torino.
Lello sottolinea anche l’importanza dei social media. «C’è molto più spazio oggi per una narrazione diversa, che non sia né eroica né pietista. I social, se usati bene, permettono a tante persone disabili di raccontare la propria vita quotidiana in modo sincero. E questo aiuta a sfatare tanti pregiudizi, e ad avvicinare le persone» afferma con convinzione.
Vivere con umorismo e consapevolezza
L’intervista si conclude con una riflessione finale su come Marangio si definisce: «Sono una persona che non si dà per vinta. Per me è una sfida che ho imparato ad affrontare con umorismo e consapevolezza. La vita è breve, bisogna viverla al meglio. Io, con i miei libri e le mie performance, cerco di dimostrare che la disabilità deve essere una parte della vita che va accettata e affrontata con ottimismo e il sorriso».
Esempio di come l’ironia possa essere una potente medicina per chi affronta la vita con difficoltà, i suoi testi pubblicati dalla casa editrice Homo Scrivens di Aldo Putignano, riescono a trasformare la sua esperienza in un messaggio di speranza e riscatto per tutti.
Nella trasmissione «O Anche No» in onda su Rai 3, dove ha trovato uno spazio tutto suo: «La disabilità trattiamola con i guanti». Un format breve, incisivo, in cui affronta il tema con il suo stile inconfondibile e indossando davvero un paio di guanti bianchi. «Sono interventi trasmessi ogni quindici giorni, ma efficacissimi: il riscontro è stato incredibile. La gente aspetta, sorride e riflette. Ed è proprio quello che volevo».
Insomma con la semplicità di un gesto simbolico e la forza della parola comica, Lello Marangio riesce ancora una volta a trasformare un messaggio sociale in uno spettacolo capace di far ridere e pensare. Perché, come dice lui, «la disabilità compatibilmente alla sua gravità non può essere mai un limite se hai voglia davvero di vivere». E lui, quella voglia, ce l’ha tutta.