Bloccati dalla burocrazia, l’appello degli artigiani: «Vogliamo solo riaprire e lavorare»

La bottega a San Martino chiusa per impalcature e veti incrociati

Non termina l’odissea per la famiglia Coppola, da anni attiva sul territorio nella vendita di coralli. Venerdì scorso l’udienza per il ricorso contro Regione Campania in cui emergono le ragioni degli storici artigiani. La bottega, sita nella stupenda zona di San Martino a Napoli, aperta da oltre 100 anni, è chiusa da mesi a causa del perdurare delle impalcature sul muro di cinta che delimita Castel Sant’Elmo e la Certosa.

I gestori vorrebbero solo riaprire e riprendere la propria quotidianità lavorativa dopo mesi di inattività, spese sostenute e assenza di sussidi adeguati. «La situazione – dichiara la famiglia Coppola – è molto paradossale» poiché è stato predisposto uno sgombero da Regione Campania che non si può attuare a causa dei sigilli imposti dal Comune di Napoli.

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«Vorremmo – proseguono – solo sperare che in un futuro, non molto lontano, i lavori vengano fatti in dei tempi non esagerati ed esasperati più del dovuto, per poter tornare a operare e avere la nostra attività. Questa è la nostra unica speranza».

Un contenzioso che parte da lontano

Il problema è sorto per una sollecitazione da parte di Regione Campania che già nel 2015 aveva richiesto lo sgombero dei locali per dei lavori di messa in sicurezza. Contestualmente, venne installato un barbacane per sostenere la palazzina di cui il negozio fa parte. Il locale però, situato all’estremità della struttura e con un lato confinante con un altro fabbricato, non risultava coinvolto rispetto alle problematiche dei locali adiacenti già sfitti da diversi anni.

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Dopo dei rilievi, il negozio venne dichiarato agibile da un tecnico e su indicazione dello stesso venne installato un vetrino di controllo per monitorare gli eventuali dissesti. Inoltre, su richiesta della famiglia Coppola, la Regione Campania installò una nuova guaina impermeabile a protezione del tetto del locale chiudendo definitivamente le pretese di chiusura e sgombero dello stabile.

Nuove pressioni dalla Regione e mancate risposte

Trascorrono quasi dieci anni e nel maggio scorso Regione Campania sollecita, nuovamente, la famiglia Coppola di liberare i locali per presunta inagibilità, intimando lo sgombero per almeno sei mesi. I rilievi dei tecnici constatano che il vetrino installato nel 2015 è integro e che non ci sono lesioni al solaio in cemento armato sorretto da due travi integre.

La guaina installata nel 2015 però risente del tempo trascorso, pertanto la famiglia Coppola sollecita con diverse pec la Regione Campania per richiedere il ripristino della guaina divelta e sollevata a opera di ignoti che compromette la protezione del tetto. Nessuna risposta, fino allo scorso dicembre quando la Regione Campania con una mail certificata dell’11 dicembre 2024 ribadisce la necessità di sgombero per inagibilità per almeno 14 mesi e attraverso il Comune di Napoli viene imposta la chiusura fino alla rimozione del presunto pericolo.

La dichiarazione di inagibilità e il blocco totale

Più precisamente il 18 dicembre 2024, a seguito di richiesta della Regione Campania, viene dichiarato inagibile il solo retrobottega dal Comune di Napoli che rende comunque possibile l’apertura dell’attività ma che il 2 gennaio scorso dopo nuova richiesta della Regione viene dichiarato inagibile, sempre dal Comune di Napoli, l’intero locale e la conduttrice viene diffidata a mezzo pec e dalla Polizia Municipale, a utilizzare e far utilizzare il locale e contestualmente viene obbligata la Regione Campania a mettere in sicurezza il locale e a comunicare al Comune di Napoli l’avvenuta messa in sicurezza.

La Regione Campania decide di avviare una causa contro la conduttrice avviando una procedura di urgenza (ex 700) per obbligarla allo sgombero e il giudice emette un’ordinanza di sgombero senza la controparte interessata ovvero la conduttrice e pertanto la stessa si mette a disposizione per iniziare lo sgombero ed intraprende una serie di incontri con funzionari della Regione per ottemperare a tale ordinanza del giudice.

L’autorizzazione negata e le contraddizioni

Tuttavia la conduttrice è destinataria di una diffida che dal 3 gennaio le impedisce di praticare e far praticare il locale e ha necessità di autorizzazione degli organi competenti per procedere a tale sgombero e pur chiedendo molteplici volte a mezzo pec alla Regione Campania tale autorizzazione a entrare nel locale per effettuare lo sgombero, la Regione risponde, sempre tramite posta certificata, autorizzando l’inquilino a entrare nell’immobile ma contestualmente «a manlevare la Regione Campania per qualunque danno a persone e/o cose».

In pratica esorta la conduttrice a violare i sigilli, dalla Regione stessa apposti, e a violare la diffida Comunale esponendola a una denuncia penale oltre a una multa e questo senza interpellare il Comune di Napoli e non avendo proceduto a nessuna messa in sicurezza.

Proprio approfondendo la tesi dell’affittuaria il giudice dopo la seconda udienza del 26/03/2025 e dopo richiesta alle parti di depositare le note conclusive, successivamente decide di rinviare la sua decisione a un’altra udienza che si terrà il 28 aprile prossimo.

Lo scontro con l’assessore regionale

Smentita quindi la tesi dell’Assessore Regionale alle Attività Produttive, al Lavoro, al Demanio e al Patrimonio Antonio Marchiello, il quale avrebbe minacciato pubblicamente la conduttrice sostenendo che siano loro, non liberando il negozio, a far rallentare pretestuosamente i lavori di San Martino e che avrebbe dato mandato ai legali di una richiesta di risarcimento danni. Sulla questione, nei mesi scorsi, ha chiesto chiarezza anche la consigliera regionale Maria Muscarà.

L’ultima speranza: il certificato di storicità

Il prossimo passo per gli artigiani storici di San Martino è ottenere il certificato di storicità tramite il Comune di Napoli, con l’assenso del proprietario, che è la Regione Campania. «Dovremmo fare questa procedura – spiegano – che, un domani, finiti i lavori, potrebbe garantirci più facilmente un rientro nel negozio con la mobilia». «Speriamo – affermano speranzosi i Coppola – in una comunicazione migliore tra Comune e Regione affinché il sito possa essere riqualificato e l’attività possa tornare presto a risplendere».

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