Ha svuotato l’Iri, svenduto la lira e paghiamo ancora le conseguenze
Ma qualcuno crede davvero che la polemica sul «Manifesto di Ventotene» la Schlein e la stampa mainstream, l’abbiano scatenata per l’ultima considerazione della Meloni: «non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia» su quelle 24 paginette che a loro dire sarebbero l’atto fondativo dell’Europa? Difficile crederlo. Sanno benissimo che non è vero.
In realtà – al cospetto di un governo che avrebbe dovuto, secondo loro, mettere al tappeto il Paese e, invece, sta battendo record storici in fatto di occupazione (24 milioni 222mila: occupati, +0,6%, pari +145mila unità); disoccupazione scesa al 6,3% a gennaio 2025 dal 6,4% del mese precedente; di longevità, quinto per durata: 887 giorni (2 anni, 5 mesi e 7 giorni); per qualità e quantità di consenso (45%) – causa mancanza di idee e di progettualità politica, hanno provato a cogliere al volo l’opportunità per provare a delegittimare la presidente del Consiglio, ripetendo agli italiani che non si è ancora definita antifascista.
Il «Manifesto di Ventotene»: un totem ideologico
E nessuno di loro, si è preoccupato di entrare nel merito dei contenuti di quel «saggio». Che in realtà, neanche nel 1941 – ovvero all’atto della stesura – era stato preso in alcuna considerazione. E nel 1943 lo stesso Spinelli, aveva abiurato. Come onestamente ha riconosciuto sua figlia Barbara che – su «Il fatto quotidiano» – ha scritto: «Meloni? Ha citato passaggi sconfessati anche da mio padre dopo appena due anni». Quindi: delle due l’una o questi signori non lo hanno neanche spulciato o magari (come la stragrande maggioranza degli italiani) non ne conoscevano nemmeno l’esistenza.
E non si sono resi conto che così facendo – aggredendo e urlando contro la leader di Fdi in maniera così sguaiata – hanno scoperto le carte che hanno sempre tentato di nascondere, ma che tutti sapevano: la verità sulle loro origini affondate nel comunismo. Una dittatura che in fatto di totalitarismo e violenza non è stata seconda a nessuno. Dicono di essersene liberati, ci credo, ma… non mi sembra di aver mai sentito dire alla Schlein di essere anticomunista.
Delusi da verità e realtà
Vero, ormai, più che del Pd è la leader dei «frustrati dell’antifascismo», che, delusi da verità e realtà, tutto pretendono e niente consentono. E forse è per questo che continuano a inveire contro la Meloni che non si dice antifascista, ma che il 25 aprile 2024 aveva detto: «la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, in Italia, e ribadiamo la nostra avversione per tutti i regimi totalitari e autoritari e condanniamo dittatura e leggi razziali» e in occasione dell’81° anniversario della Fosse Ardeatine, ha parlato di «indicibile massacro e rappresaglia nazista», «ma non ha parlato di complicità fascista» hanno rilevato. Più ridicoli di così!… Capito perché, per gli ultimi sondaggi si votasse oggi, vincerebbe di nuovo il centrodestra?
Le contraddizioni della sinistra
Intanto, difendono un «opuscoletto» – che hanno fatto assurgere a totem – in cui si legge: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso» (i vecchi Pci non hanno sempre detto che «la proprietà privata è un furto» e la Salis sostiene che «è giusto occupare le case altrui»? ndr.); «Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente» e infine «La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria». Concetti sconfessati – come scritto prima – dallo stesso Spinelli.
Il peso degli errori di Romano Prodi
Infine, una riflessione sull’«affettuosa tiratina» di capelli di Prodi alla giornalista Orefici di «quarta Repubblica» è doverosa. Certo, ha riconosciuto l’errore, non ha, però, chiesto scusa all’interessata. Ma poiché, se lo avesse chiesto e la collega offesa le avesse accettate, per lui sarebbe stato uno smacco. Allora ha preferito non farlo! Gli italiani, però, non possono passare la vita a pagare per gli errori di chi – anche se professore emerito, come lui – ha blaterato tanto, ma operato poco e male per il Paese e continuando a «obbedir tacendo».
Tanto per ricordarne solo qualcuna: negli anni ‘90 ha rottamato (cominciando dal Sud) l’Iri che dopo, la sua duplice presidenza (‘82-’89 e ‘93-’94) era diventata una spugna mangiarisorse. Poi ha barattato la presidenza della commissione Ue per lui – piegandosi ai diktat tedeschi e francesi – con un cambio mortale per la lira, il peggiore di tutti: ne servivano ben 1936,27 per ogni euro. Sicché tutto ciò che prima dell’entrata in vigore dell’euro, costava 1 lira, dall’1 gennaio 2002, è costato 2 e la ricchezza degli italiani è crollata del 50%.
E le conseguenze pesano ancora oggi sul livello degli stipendi italiani, il più basso di quelli dei lavoratori dei Paesi del G20, le cui monete non hanno subito lo stesso trattamento. Senza dimenticare il prelievo forzoso nella notte fra il 9 e 10 luglio 1992 del 6 per mille sui nostri c/c bancari. Imposto dal premier Amato. Ma col suo sì. Metta da parte, allora, quell’aura sorniona e anziché pontificare, chieda «perdono» agli italiani, per i guasti prodotti al Paese in oltre 30 anni da lui e dai suoi «followers» e che nessuno – tranne il Padreterno – avrebbe potuto risolvere in soli 2 anni e 5 mesi di governo.