Da un’ingiustizia secolare a un’altra: la sinistra e le sue priorità
La sinistra italiana, ancora una volta, dimostra di avere a cuore le grandi urgenze del Paese. Tra il caro vita, la sicurezza e la sanità in affanno, Dario Franceschini ha pensato bene di accendere il dibattito politico con una proposta rivoluzionaria: dare ai figli solo il cognome della madre. Un atto, secondo l’ex ministro, di «risarcimento per una ingiustizia secolare» convinto che questa sia la soluzione alle «disuguaglianze di genere». Peccato che questa iniziativa, invece di eliminare una discriminazione, ne creerebbe un’altra.
La proposta arriva mentre in Senato sono già in discussione quattro disegni di legge che puntano ad affiancare il cognome materno a quello paterno. La necessità di intervenire sul tema nasce da una sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2022, che ha bocciato l’attribuzione automatica del solo cognome del padre e ha aperto la strada al doppio cognome. Sulla base di quelle indicazioni, Simona Malpezzi (Pd), Alessandra Maiorino (M5s), Ilaria Cucchi (Avs) e Julia Unterberger (Autonomie) presentarono proposte di legge, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia di Palazzo Madama.
Ma Franceschini ha deciso di andare oltre. «Ai figli solo il cognome della madre», ha annunciato con toni trionfali, sostenendo che questa misura metterebbe fine a secoli di discriminazione.
Un’uscita che ha scatenato reazioni bipartisan
«Ma certo, cancelliamoli dalla faccia della terra questi papà, così risolviamo tutti i problemi… Ma dove le pensano ‘ste idee geniali?», ha ironizzato Matteo Salvini. Anche Forza Italia, attraverso Pierantonio Zanettin, ha definito la proposta «una provocazione finalizzata alla ribalta mediatica», mentre Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, mette in guardia da soluzioni estreme: «Qualsiasi scelta si farà, non deve rendere invisibile nessuno dei due genitori».
Persino nel centrosinistra non tutti hanno gradito l’iniziativa. M5s e Azione prendono le distanze. Carlo Calenda ha liquidato la questione con un laconico «Altre priorità non ne abbiamo?». Insomma, mentre il Parlamento lavora a una soluzione di buonsenso, Franceschini gioca al rivoluzionario. E mentre il mondo reale si confronta con problemi ben più concreti, la sinistra è impegnata a rivoluzionare i cognomi. Un’altra dimostrazione di quanto siano lontane le priorità del Pd da quelle dei cittadini.