C’è ancora chi la dipinge come simbolo di democrazia e dialogo
C’è chi ancora tenta di dipingere la sinistra come baluardo della democrazia, del dialogo e del rispetto istituzionale. Eppure, gli ultimi episodi che vedono protagonisti due esponenti storici della sinistra, Fausto Bertinotti e Romano Prodi, dimostrano ancora una volta l’inconsistenza di questa narrazione.
L’incitamento alla violenza di Fausto Bertinotti
L’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ospite della trasmissione «In altre parole» su La7, si è lasciato andare a una dichiarazione che, se pronunciata da esponenti del centrodestra, avrebbe scatenato indignazione e richieste di dimissioni a livello nazionale e internazionale. Commentando la lettura di alcuni passi del Manifesto di Ventotene da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha affermato: «Di fronte a questa trasgressione, io che sono un non violento, avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere».
Un incitamento alla violenza in piena regola, condito dall’ipocrisia di definirsi «non violento». La reazione di Fratelli d’Italia è stata immediata e durissima: «Non conoscono la forza delle idee, ma solo quella della violenza. Nei salotti amici va in scena l’ennesimo attacco scomposto. Che pena, Bertinotti», ha commentato il partito.
Romano Prodi e la giornalista Lavinia Orefici
Ma se le parole di Bertinotti hanno scandalizzato per la loro gravità, non è stato da meno l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che si è reso protagonista di un’aggressione – pare anche fisica – ai danni della giornalista Lavinia Orefici, colpevole di avergli posto una domanda scomoda.
«Siamo ancora in attesa di un cenno da parte dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana riguardo l’aggressione verbale, e forse fisica, di Romano Prodi a una giornalista», ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, evidenziando il silenzio complice di chi dovrebbe tutelare la libertà di stampa.
C’è un aspetto che rende questi episodi ancora più gravi e che la sinistra – sempre pronta a sbandierare la difesa dei diritti delle donne – si guarda bene dal sottolineare: due uomini, considerati «padri nobili» della sinistra italiana, hanno attaccato due donne, una giornalista e la prima presidente del Consiglio della Repubblica. Un’aggressione, verbale e forse anche fisica, che smaschera l’ipocrisia di chi da sempre si proclama paladino delle donne, salvo poi essere il primo a umiliarle pubblicamente quando si tratta di un’avversaria politica o di una giornalista «scomoda».
La condanna del centrodestra
«È evidente come il nervo della fu élite della sinistra sia scoperto e come faccia loro male solo sfiorarlo», ha dichiarato Marco Cerreto, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in Commissione Agricoltura. «Una violenza di questa portata è ingiustificabile. Due donne aggredite verbalmente e forse anche fisicamente da un ex Presidente del Consiglio e un ex Presidente della Camera. È l’ultimo colpo di coda di una sinistra che vede cadere i propri idoli di cartapesta».
Il centrodestra è compatto nel condannare questa escalation di violenza verbale e fisica. «Siamo davvero preoccupati per questi atteggiamenti, che rischiano di avvelenare il clima politico, già reso delicato dalle continue aggressioni, minacce e intimidazioni contro esponenti di Fratelli d’Italia e la stessa Giorgia Meloni», ha dichiarato Massimo Ruspandini, vicepresidente dei deputati di FdI.
Il silenzio dei media e la doppia morale
Anche Alessandro Amorese, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in Commissione Cultura, ha denunciato la gravità dell’accaduto: «Le parole pronunciate da Fausto Bertinotti contro la presidente del Consiglio sono gravissime e non possono essere giustificate in alcun modo. Sono ancora più pericolose perché pronunciate durante una trasmissione televisiva da parte di un politico di lungo corso che, sebbene comunista, dovrebbe avere un minimo di senso delle istituzioni visto che è stato presidente della Camera. Ancora più grave è che non sia arrivata una presa di posizione immediata né da parte del conduttore Gramellini né dalla rete televisiva che ospita la trasmissione».
Mentre Bertinotti e Prodi attaccano pubblicamente due donne, la sinistra tace, i media mainstream minimizzano e nessuno sembra indignarsi. Eppure, se simili affermazioni fossero state pronunciate da un qualsiasi esponente del centrodestra, sarebbero fioccate condanne, editoriali indignati e richieste di dimissioni.
Un caso che non passerà sotto silenzio
Il ministro Nello Musumeci ha denunciato questa doppia morale: «In un sabato italiano, mentre un ex presidente del Consiglio aggredisce verbalmente una giornalista, un ex presidente della Camera afferma (tra le risate dei presenti) che, se fosse stato in Aula, avrebbe lanciato un oggetto contundente contro il presidente del Consiglio. Tutto questo è la normalità per chi sbraita e piange istericamente tra i banchi dell’opposizione».
Mentre si attende ancora un intervento ufficiale dell’Ordine dei Giornalisti sull’episodio che ha coinvolto Prodi e Lavinia Orefici, Nicola Porro ha annunciato a Quarta Repubblica verrà mostrato il video integrale dell’aggressione.
Bertinotti e Prodi, con la loro ineleganza e aggressività, hanno dimostrato ancora una volta il vero volto di una sinistra che, non avendo più argomenti validi, si rifugia nell’intolleranza e nella violenza, non solo verbale. Due figure che per anni hanno predicato democrazia e rispetto, ma che alla prova dei fatti rivelano il loro volto più feroce e autoritario. Ma questa volta, sembra, le loro azioni non passeranno sotto il silenzio collettivo, se non quello dei propri sodali.