Villa La Santarella: il rifugio liberty di Eduardo Scarpetta

Ancora oggi si erge con il suo fascino inconfondibile

Uno dei luoghi più scenografici di Napoli, è senza dubbio Villa La Santarella, la dimora che il commediografo Eduardo Scarpetta fece costruire sul finire dell’Ottocento e che ancora oggi si erge con il suo fascino inconfondibile nel quartiere Vomero. Trattasi di un’opera architettonica di pregio, di un luogo che racchiude la storia di un’epoca, di un artista, padre della commedia napoletana moderna e ispiratore della grande dinastia teatrale dei De Filippo.

La scelta del Vomero e il sogno di Eduardo Scarpetta

Eduardo Scarpetta, all’apice della sua carriera teatrale, decise di realizzare una dimora che potesse essere il suo rifugio personale, un luogo in cui trascorrere il tempo lontano dal palcoscenico, ma senza mai abbandonare del tutto il suo spirito artistico. La scelta del quartiere Vomero, all’epoca in pieno sviluppo urbanistico, non fu casuale: la zona offriva tranquillità, un panorama mozzafiato sulla città e la possibilità di costruire ville in stile liberty, un’architettura che proprio in quegli anni stava prendendo piede anche a Napoli.

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La costruzione e il nome della villa

La villa fu eretta in via Luigia Sanfelice, all’angolo con via Filippo Palizzi, un’area caratterizzata da stradine tortuose, scalinate e vista sul golfo. Il noto proprietario seguì personalmente la progettazione della residenza, dando precise indicazioni affinché rispecchiasse il suo gusto e la sua personalità vivace.

Decise di chiamarla «La Santarella», in omaggio a una delle sue commedie più celebri, «Na Santarella», che debuttò nel 1889 con straordinario successo. Questo legame tra teatro e vita privata era emblematico di un uomo che viveva per la sua arte e che, persino nella scelta del nome della sua casa, volle rendere omaggio al suo mondo.

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Un capolavoro di architettura liberty

Dal punto di vista architettonico, è una straordinaria espressione del liberty napoletano, con influenze neorinascimentali. La struttura originaria si sviluppava su due livelli, ma successivamente ne fu aggiunto un terzo, rendendola ancora più imponente.

La caratteristica distintiva della villa è senza dubbio la sua forma squadrata, coronata da quattro torrette angolari merlate, che le conferiscono un aspetto vagamente medievale. Le merlature ricordano quelle dei castelli e donano alla residenza un’aria fiabesca.

Il motto di Scarpetta: «Qui rido io»

La scritta «Qui rido io» sulla Villa La Santarella (ph. Luisa Liccardo)
La scritta «Qui rido io» sulla Villa La Santarella (ph. Luisa Liccardo)

Anche se il dettaglio più iconico della villa è senza dubbio l’incisione sulla facciata principale: «Qui rido io». Questa scritta, voluta dallo stesso Scarpetta, rappresentava il suo spirito irriverente e la sua filosofia di vita. Dopo aver trascorso la sua esistenza a far ridere il pubblico nei teatri, quella casa doveva essere il luogo in cui lui stesso potesse divertirsi, senza vincoli né costrizioni. Era il suo regno dell’allegria, il suo spazio di libertà assoluta.

Gli interni e la vita culturale della villa

All’interno, l’androne d’ingresso era decorato con grande cura e ospitava una statua a grandezza naturale di Eduardo Scarpetta, quasi come un guardiano della casa, mentre un’altra statua raffigurava l’attrice che interpretò la protagonista della commedia Santarella.

Qui, Eduardo trascorreva il suo tempo libero quando non era impegnato in tournée teatrali, e qui si riunivano attori, scrittori e amici della scena culturale napoletana.

Tuttavia, nel 1911, la villa fu venduta. La decisione non fu presa da Scarpetta per problemi economici, ma per una questione familiare: la moglie, Rosa De Filippo, non si sentiva sicura a vivere in una casa così isolata durante le lunghe assenze del marito, e alla fine riuscì a convincerlo a cederla. Dopo la vendita, la dimora cambiò più volte proprietario e nel corso degli anni subì alcune modifiche, ma senza mai perdere la sua originaria bellezza.

La Santarella e il quartiere Vomero

L’importanza della villa è tale che l’intera zona circostante, caratterizzata dai villini liberty e dalle stradine panoramiche del Petraio, è popolarmente conosciuta con il nome di «La Santarella», come se l’identità stessa del quartiere fosse indissolubilmente legata a quella dimora.

Un aspetto curioso della storia di questo edificio è che ne esiste una copia in Puglia, a Trepuzzi in provincia di Lecce. Un militare napoletano, dopo aver sposato una nobildonna pugliese, volle riprodurre la casa di Scarpetta nel Salento, creando «Villa Elvira» o «Casina Bice».

Questa residenza mantiene ancora oggi lo stesso stile originario della Santarella prima della sopraelevazione ed è stata recentemente trasformata in una struttura ricettiva di lusso, diventando a sua volta un pezzo di storia che lega Napoli e il Salento. Oggi, anche se i tempi sono cambiati e la villa ha attraversato diverse fasi, il suo fascino rimane intatto. Guardandola, sembra ancora di sentire riecheggiare le risate di un uomo che ha dedicato la sua vita al teatro e che, anche nella sua dimora, voleva che l’allegria fosse la vera protagonista.

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