Meloni soddisfatta dal vertice Ue: no ai fondi di coesione per la difesa

L’Italia: estensione dell’articolo 5 Nato all’Ucraina senza adesione

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lascia il vertice straordinario dell’Ue sulla difesa e sull’Ucraina con una certa soddisfazione. L’Italia ha portato a casa diversi risultati per il finanziamento della difesa ma chiede di più: la sospensione del Patto di stabilità e crescita, che riconosce elementi di perplessità già segnalati dall’Italia in passato, non deve limitarsi alle spese della difesa; così come viene escluso che l’Italia possa dirottare i fondi di Coesione al riarmo.

No al dirottamento dei fondi di coesione per le spese militari

Parola che tra l’altro la premier non condivide, la definisce ‘infelice’ perché trasmette un messaggio sbagliato ai cittadini e limita l’ampio concetto di difesa e sicurezza alle armi. «Abbiamo condotto una battaglia per escludere i fondi di coesione, cioè per escludere la possibilità che venissero forzatamente dirottate risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa. È rimasta una clausola per cui volontariamente le nazioni possono fare questa scelta», ha spiegato Meloni in un punto stampa.

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«Chiaramente noi non possiamo impedire che altre nazioni decidano di fare questa scelta, soprattutto quelle che sono più esposte, ma per quello che mi riguarda io proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della coesione, sono fondi importantissimi per noi, sull’acquisto di armi. E questa sarà ovviamente una decisione che poi prenderemo insieme al Parlamento, sicuramente sarà la proposta che io porterò avanti», ha assicurato.

Il nodo del debito e il piano ReArm Eu

Un’altra questione posta sul tavolo alla riunione dei Ventisette riguarda il problema del debito. Buona parte delle proposte nel piano di ReArm Eu sono infatti basate su nuovo debito degli Stati, seppure scorporato dal deficit e favorito in parte dal prestito comune dei 150 miliardi.

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La presidente del Consiglio ha incaricato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di presentare già al prossimo Ecofin una proposta per istituire una garanzia europea per favorire gli investimenti nel settore, puntando quindi sui fondi privati, come avviene con InvestEu. «Chiaramente quando nazioni come la nostra si approcciano con la materia del debito ci sono dei rischi che vanno tenuti in considerazione», ha evidenziato.

Ucraina, Meloni contraria all’invio di truppe europee

Meloni – che ha raccolto molto interesse sulla proposta di convocare un vertice Ue-Usa sul futuro di Kiev – ribadisce che trova «complessa e inefficace» la proposta di inviare delle truppe sul territorio ucraina come garanzia di sicurezza, preferirebbe l’estensione dell’articolo 5 della Nato (senza ovviamente adesione) al Paese.

«Penso che la questione ovviamente centrale della pace in Ucraina, sulla quale penso che dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per favorire un processo di pace, chiaramente salutando favorevolmente, dall’iniziativa americana, tutti coloro che vogliono arrivare a un processo di pace. Ma una pace giusta ha bisogno di garanzie di sicurezza certe».

«Le garanzie di sicurezza certe secondo me stanno sempre nell’alveo dell’alleanza atlantica, l’unico modo serio per garantirle è quello, poi ci sono diversi modi per farlo in cui stiamo portando avanti le nostre proposte ma secondo me quella di inviare truppe non meglio identificate, truppe europee poi, insomma francesi, britanniche, è la soluzione più complessa e forse la meno efficace. L’ho detto e l’ho ribadito. Ho anche escluso la possibilità che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani e penso che dobbiamo ragionare anche su soluzioni più durature anche di quelle che potrebbero rappresentare oggi un invio di truppe», ha spiegato.

La proposta di un’estensione dell’articolo 5 della Nato

«Altro tema è le questioni delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite ma è tutta altra materia perché sono missioni che intervengono quando c’è un processo di pace iniziato e non è la proposta di cui si sta parlando in queste ore», ha precisato ancora. Per Meloni un’estensione dell’articolo 5 della Nato «sarebbe molto più efficace, sarebbe una garanzia di sicurezza stabile, duratura, effettiva».

L’obiettivo finale: una pace giusta e duratura

La presidente del Consiglio ha ancora una volta ribadito il suo punto di arrivo: «Una soluzione che possa essere effettiva e seria perché noi per questo abbiamo combattuto in questi tre anni. Tutti gli sforzi che noi abbiamo fatto erano per arrivare a una pace giusta, a una pace che avesse delle regole e oggi che grazie a quel lavoro ci sono le condizioni».

«Perché se noi non avessimo supportato l’Ucraina oggi – sottolinea – non staremmo parlando di pace, questo lo ricordo a tutti quelli che dicono che siamo noi, addirittura che sono io che ho scatenato la guerra in Ucraina, ho sentito dire queste cose folli. Noi abbiamo lavorato banalmente perché non ci fosse un’invasione dell’Ucraina, perché l’Ucraina rimanesse in piedi e perché ci fossero delle condizioni adeguate per sedersi al tavolo. Oggi siamo arrivati a quel momento e bisogna raccogliere i frutti dei sacrifici che abbiamo fatto».

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