Ancora muro delle toghe, le Camere penali: «L’Esecutivo non tentenni»
Al primo faccia a faccia tra Anm e Meloni il muro delle divisioni non crolla. L’unica apertura dell’Esecutivo nei confronti delle toghe arriva in merito alle leggi di attuazione della futura riforma della Giustizia, se il provvedimento passerà.
Ma la separazione delle carriere dei magistrati, l’Alta Corte e i due Csm restano i punti cardine del progetto del governo, che è deciso a «proseguire con determinazione e velocità» il suo percorso di attuazione, auspicandone l’approvazione in tempi rapidi. L’incontro a Palazzo Chigi chiesto dallo stesso sindacato delle toghe, durato oltre due ore, non ha smosso le posizioni di entrambe le parti.
Un confronto senza risultati: il muro resta alto
«Non lo considero un fallimento. Abbiamo preso atto con molta chiarezza di una volontà del governo di andare avanti senza alcun tentennamento, e alcuna modifica sul punto», spiega il leader dell’Associazione, Cesare Parodi, dopo il lungo colloquio con la premier e i suoi due vice Tajani e Salvini, il Guardasigilli Nordio e il sottosegretario Mantovano.
La riforma non è stata però l’unico tema affrontato dai dieci magistrati della giunta dell’Anm, che all’incontro indossavano sulla giacca una coccarda tricolore. Un’altra questione di fondo, alla base delle tensioni degli ultimi mesi, è stata sviscerata in un botta e risposta per un chiarimento con la premier, ma anche con i ministri presenti e lo stesso sottosegretario.
«Vogliamo un maggiore rispetto per i magistrati, che vengono spesso accusati di produrre dei provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici. Io ho chiesto con forza che questo atteggiamento possa essere modificato. I magistrati sono i primi a rifiutare evidentemente questa logica», ha detto Parodi riferendo che la presidente del Consiglio «ha risposto che la politica a sua volta sente di essere attaccata in qualche misura».
Tutti i vertici presenti avrebbero confermato – secondo le parole di Parodi – di «avvertire dal loro punto di vista questa situazione. Noi – ha proseguito il leader dell’Anm – l’avvertiamo dall’altra parte speriamo che forse, essendoci visti in faccia, si cominci a dubitare di questa malafede che in qualche modo viene ipotizzata, perché non fa bene a nessuno. Il Paese ha bisogno di una magistratura credibile, di una politica serena e di una collaborazione fra tutti gli organi istituzionali».
Il rispetto reciproco che non scioglie le divergenze
Dunque, ognuno per la sua strada ma con maggiore rispetto. E se il governo non cede sulla riforma, il sindacato delle toghe proseguirà la sua mobilitazione cercando di far capire alla gente comune – in vista del possibile referendum popolare sul provvedimento – «quello che molte persone non credono, perché tanti pensano veramente che noi siamo qui per difendere interessi corporativi, la casta, i privilegi. Sono queste convinzioni che ora l’Anm punta ad abbattere».
Oltre alla secca smentita – durante il confronto – dell’intenzione di togliere ai pm la guida della polizia giudiziaria per le inchieste, in serata è poi arrivato un messaggio di distensione, che però poco soddisferebbe i magistrati: Palazzo Chigi ha annunciato in una nota «la disponibilità di aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma (secondo indiscrezioni emerse nei giorni scorsi quote rosa e sorteggio temperato, ndr) e sul documento in otto punti presentato dall’Anm, che riguarda l’amministrazione della giustizia».
Il ruolo dell’Anm e la strategia in vista del referendum
Insomma i magistrati saranno coinvolti nella messa a punto finale della riforma, quando questa sarà già approvata dal Parlamento ed eventualmente con il referendum in questa legislatura, senza più tornare indietro attuando – secondo l’Esecutivo – «il giusto processo, in contradditorio, davanti ad un giudice che non deve solo essere terzo, ma che deve anche apparire terzo».
L’Unione delle camere penali
Su questo l’Unione delle camere penali, che aveva visto la premier alcune ore prima, è invece assolutamente in linea: «L’iter di approvazione della riforma costituzionale prosegua senza modifiche che alterino l’efficacia del sorteggio e le funzioni dell’Alta Corte disciplinare, presidi fondamentali per contrastare le degenerazioni correntizie. Complessivamente si tratta di una riforma che rafforza la magistratura giudicante tutelando l’indipendenza e l’autonomia del pubblico ministero, conservando integre le prerogative e le garanzie previste dalla nostra Costituzione repubblicana».
Nel corso dell’incontro «durato oltre un’ora i rappresentanti dell’Unione delle camere penali hanno avuto anche modo – fa sapere ‘Unione delle camere penali – di ricordare al presidente del Consiglio ed al ministro della Giustizia la sempre più drammatica situazione delle carceri italiane, il crescente fenomeno del sovraffollamento e la tragica ed inarrestabile escalation dei suicidi, che non possono trovare rimedio nell’ampliamento degli spazi disponibili, che non garantisce alcuna possibilità di recupero ed incentiva la recidiva, ma deve al contrario procedere da un progressivo abbandono di una visione carcerocentrica inevitabilmente priva di prospettive risocializzanti»