Maxi operazione «Hello»: 34 arresti contro la pedopornografia online

Gabrielli: «Commercio che produce miliardi di euro»

È stata battezzata «Hello» la maxi operazione contro la pedopornografia online, culminata in 34 arresti in 56 città, eseguita dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura di Catania. Un vasto blitz su scala nazionale contro lo sfruttamento sessuale dei minori online, che ha richiesto l’impiego di oltre 500 operatori e 115 attività di perquisizione domiciliare e informatica.

Gli arrestati rispondono della detenzione di ingente materiale pedopornografico a seguito del sequestro di numerosi dispositivi informatici contenenti decine di migliaia di file illegali. Gli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Catania, con la collaborazione del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del Servizio polizia postale, attraverso un’attività sotto copertura su una piattaforma di messaggistica istantanea, hanno individuato diversi gruppi dediti allo scambio di materiale pornografico minorile, con bambini abusati in età infantile e episodi di zooerastia con vittime minori.

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L’identificazione degli utenti, che scambiavano immagini e video di pornografia minorile, ha richiesto un lungo lavoro di approfondimento e complesse analisi tecniche che hanno consentito di superare le barriere dell’anonimato in rete, anche con approfondimenti investigativi all’estero disposti dalla Procura etnea.

Tecniche di occultamento e indagini digitali

La gran parte degli indagati faceva ricorso a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione in cloud per occultare il materiale illecito, rendendo estremamente complessa la sua individuazione. L’elevata specializzazione degli investigatori della polizia postale e l’impiego di avanzate apparecchiature di digital forensic hanno consentito di ricostruire i percorsi digitali, decrittando dati protetti e rinvenendo prove fondamentali per l’accertamento dei reati. Gli indagati sono di varie estrazioni sociali, sono tutti di sesso maschile e con un’età compresa tra 21 e 59 anni. Due degli arrestati, oltre a detenere migliaia di file pedopornografici, avevano immagini e video autoprodotti con abusi sessuali su minori, vittime che sono state già identificate.

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Province coinvolte e sequestri

Il materiale rinvenuto e sequestrato è al vaglio dei magistrati inquirenti e della polizia postale per ulteriori approfondimenti investigativi utili per confermare il quadro indiziario e giungere all’identificazione delle piccole vittime.

Gli arrestati risiedono nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari. Le perquisizioni sono state eseguite nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania, Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo.

La dichiarazione del direttore della polizia postale

«Si fa moltissimo a livello internazionale» per combattere la pedopornografia e «tutto il materiale sequestrato sarà condiviso e riversato in gruppi di lavoro che mirano all’individuazione delle vittime, che poi è la nostra finalità, quella eticamente più alta ed è quella che poi porta a individuare gli abusati». Lo ha affermato il direttore del servizio della polizia postale e delle comunicazioni, Ivano Gabrielli.

«Questo – ha aggiunto – è un commercio che produce miliardi di euro in tutto il mondo. Dobbiamo pensare a questo come un fenomeno criminale che si nutre evidentemente di devianze e di criminalità individuale, ma che dietro prevede anche la presenza di organizzazioni criminali che in tutto il mondo organizzano produzioni di questo tipo».

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