Ma la Procura è contraria: è ancora pericoloso
Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari si è espresso sul caso di Marco Di Lauro. Pur riconoscendo le sue condizioni di salute critiche, i magistrati hanno stabilito che non ci sono i presupposti per un differimento della pena che sta scontando nel penitenziario sardo.
Tuttavia, hanno ritenuto necessaria una diversa collocazione detentiva, chiedendo al Dap di disporre il trasferimento in un carcere dotato di un Servizio di assistenza intensificata (Sal), una struttura medica interna in grado di monitorare nel tempo lo stato di salute del detenuto. Il provvedimento, riferisce «il Mattino», è stato firmato a fine gennaio dal collegio presieduto dal giudice Giovanni Mocci, con Anna Elena Piras come magistrato estensore, dopo un’istruttoria clinica durata mesi.
Il parere della Procura nazionale antimafia
L’analisi si basa sulla perizia del dottor Paolo Milia, che ha incontrato di recente Marco Di Lauro, ma si scontra con il parere negativo espresso dalla Procura nazionale antimafia. La posizione della Procura è chiara: nessun differimento della pena. Gli inquirenti sottolineano che il comportamento del detenuto, che rifiuta il cibo, potrebbe essere un tentativo strategico per ottenere un allentamento del regime detentivo. Inoltre, ricordano che Marco Di Lauro è stato latitante per quattordici anni prima di essere arrestato nel 2018 e che, anche durante la sua fuga, ha dimostrato lucidità e determinazione nel riorganizzare il clan familiare, riportandolo ai livelli di potere precedenti alla faida con gli scissionisti.
Il quadro clinico descritto dal perito Paolo Milia evidenzierebbe una condizione preoccupante: Marco Di Lauro, condannato in via definitiva a trent’anni di carcere, «non collabora con i medici», «non assume farmaci», «non si alimenta». Questa chiusura ostacola una diagnosi approfondita e ricorda, per certi versi, il destino del fratello Cosimo, deceduto in carcere dopo aver accumulato condanne all’ergastolo, probabilmente in seguito a una crisi psicologica.
L’istanza della difesa
A sollevare la questione è stato l’avvocato Gennaro Pecoraro, che ha presentato istanza per verificare le reali condizioni del suo assistito. La richiesta della difesa è chiara: Marco Di Lauro necessita di cure adeguate, che potrebbero essere fornite in una struttura specializzata, a domicilio o in qualsiasi altro luogo in grado di garantire il rispetto della sua salute e della sua dignità. Ora la prossima mossa spetta al Dap, che dovrà individuare un penitenziario dotato di un centro clinico attrezzato.