Galleria Umberto I: il cuore pulsante di Napoli tra storia, arte e degrado

Da sempre un punto di riferimento per la vita cittadina

La Galleria Umberto I di Napoli incarna la rinascita urbanistica della città alla fine del XIX secolo. Situata di fronte al meraviglioso Teatro San Carlo, rappresenta, fin dalla sua inaugurazione, nel 1890, un punto di riferimento per la vita cittadina, ospitando negozi, caffè, teatri e persino redazioni di giornali.

La seconda metà dell’Ottocento fu un periodo di grandi trasformazioni per Napoli. Dopo l’Unità d’Italia, la città, una delle più popolose d’Europa, si trovava a fronteggiare problemi igienici e urbanistici dovuti alla crescita incontrollata della popolazione e alle condizioni precarie di molti quartieri. Nel 1884, un’epidemia di colera devastò Napoli, mettendo in evidenza la necessità di un piano di risanamento per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Il Rione Santa Brigida fu uno dei più colpiti dall’emergenza sanitaria. Per risanare la zona, il governo varò un ambizioso piano di riqualificazione urbana che portò alla demolizione di numerose costruzioni e alla creazione di una nuova galleria commerciale.

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La costruzione Galleria Umberto I di Napoli

Il progetto, pensato non solo per migliorare la viabilità ma anche per dare alla città uno spazio moderno e funzionale, si ispirava alle grandi gallerie europee, come la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. L’incarico per la progettazione della Galleria Umberto I fu affidato all’ingegnere Emanuele Rocco, che realizzò un’opera avveniristica per l’epoca; intitolata al re Umberto I d’Italia. I lavori iniziarono nel 1887 e si conclusero nel 1890, per un costo complessivo di circa 2 milioni di lire, una somma considerevole per l’epoca.

È un esempio emblematico dello stile liberty, caratterizzato da elementi decorativi floreali e linee sinuose. L’idea alla base della costruzione era quella di unire funzionalità ed estetica: la galleria doveva essere uno spazio elegante, ma al tempo stesso pratico, adatto al commercio, agli incontri e alla vita sociale della borghesia napoletana. Per la realizzazione furono impiegati materiali innovativi come ferro, ghisa e vetro, che permisero di costruire una struttura solida, ariosa e luminosa.

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L’edificio si sviluppa su una pianta a croce greca, con quattro bracci che si intersecano sotto una grande cupola centrale alta 57 metri e ciò permette di illuminare naturalmente l’interno della galleria durante tutto il giorno; non a caso è realizzata in ferro e vetro e presenta 16 costoloni in ghisa, che convergono in un lucernario circolare, da cui filtra la luce solare.

Le facciate interne, in stile neorinascimentale, sono decorate con elementi classici, colonne e archi che richiamano l’architettura monumentale italiana. I mosaici pavimentali, realizzati in marmi policromi, raffigurano motivi geometrici e i segni zodiacali, simbolo del legame tra l’uomo e il cosmo. Un altro elemento distintivo è l’ingresso monumentale su via San Carlo, con un grande arco trionfale decorato da statue allegoriche che simboleggiano il commercio e l’industria, a sottolineare la vocazione economica della galleria.

Un punto di riferimento per la città

Dalla sua inaugurazione, la galleria divenne rapidamente un punto di riferimento per l’élite culturale e sociale della città. Qui trovarono spazio negozi di lusso, caffetterie e luoghi di ritrovo per artisti e intellettuali. Uno dei luoghi più famosi all’interno era il Salone Margherita, il primo caffè-chantant d’Italia, inaugurato nel 1890. Questo locale, situato nel seminterrato della galleria, centro della vita mondana della Napoli di fine Ottocento, ospitò spettacoli di varietà, operette e cabaret. All’interno si trovava anche la sede del quotidiano “Il Mattino”, fondato nel 1892 da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. La vicinanza al mondo dell’editoria contribuì a fare della galleria un punto d’incontro per giornalisti, scrittori e politici.

Il degrado

Nel corso del XX secolo, ha vissuto periodi alterni di splendore e degrado. A partire dagli anni ’70, il lento declino economico del centro storico e la scarsa manutenzione hanno portato a un progressivo deterioramento della struttura. Negli ultimi anni, si sono verificati diversi crolli di decorazioni e calcinacci, in un caso anche fatali. Nel 2014 il 14enne Salvatore Giordano morì dopo esser stato colpito da un fregio mentre era a passeggio con gli amici. Le numerose criticità hanno messo in evidenza la necessità di urgenti interventi di restauro.

Il Comune di Napoli e varie associazioni culturali stanno lavorando per riportare la galleria alla sua massima bellezza, con progetti di riqualificazione che prevedono il restauro delle facciate, della pavimentazione, della cupola e l’installazione di tre cancelli per preservarla di notte. Nonostante le difficoltà e il passare del tempo, la Galleria Umberto I rimane ancora oggi uno dei posti più belli della città.

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