Piazza del Gesù, tra storia e leggenda: il mistero del doppio volto dell’Immacolata

Piazza del Gesù sembra vivere di una doppia anima

Di giorno, accoglie i passanti con la sua bellezza; di notte, si trasforma in un luogo dove il sacro e il macabro convivono in un silenzioso dialogo: Piazza del Gesù, grazie alla presenza del famoso obelisco dell’Immacolata, sembra vivere di una doppia anima. È proprio qui che il cielo sembra scendere sulla terra, ma con esso anche le ombre che avvolgono le sue leggende.

L’obelisco dell’Immacolata, monumento che celebra la devozione mariana, allo stesso tempo, celerebbe un volto nascosto; si dice infatti che, osservando la statua della Madonna da una particolare angolazione, appaia un’immagine inquietante: il profilo della Morte. Non un caso, forse, che piazza del Gesù sia da sempre teatro di racconti misteriosi e simbolismi inquietanti.

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L’obelisco e il suo doppio volto

La guglia fu costruita nel XVIII secolo, precisamente nel gennaio del 1747, per volere del gesuita padre Francesco Pepe su progetto di Giuseppe Genoino grazie ad una colletta pubblica. Il monumento è, in ordine cronologico, l’ultimo dei tre grandi obelischi di Napoli, essendo stato eretto dopo quello di San Gennaro e San Domenico. Fu innalzato nel luogo in cui sorgeva una precedente scultura equestre dedicata a Filippo V, come simbolo di fede e speranza. Questo imponente monumento si innalza al centro della piazza con la sua elegante verticalità, raggiungendo quasi i 30 metri di altezza.

Gli elementi scultorei si devono a Matteo Bottiglieri e Francesco Pagano. Le statue che decorano la balaustra sopra al primo ordine del monumento, quindi quelle di «Sant’Ignazio», «San Francesco Borgia», «San Francesco Saverio» e «San Francesco in Regis», e due dei quattro altorilievi posti al secondo ordine, ossia la «Purificazione e «l’Incoronazione» ci sono grazie a Bottiglieri. Gli altri due mezzorilievi raffiguranti «l’Annunciazione» e la «Natività», sullo stesso ordine, i due medaglioni raffiguranti «San Luigi Gonzaga» e «San Stanislao Kostka» ed infine, sulla sommità del monumento, la statua di rame dell’Immacolata sono attributi a Pagano.

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Il lato oscuro

Tuttavia, ciò che colpisce non è soltanto la sua bellezza. Secondo la tradizione popolare, al tramonto, quando la luce cala e le ombre prendono vita, l’Immacolata rivela un lato oscuro. Il volto dolce della Madonna, da una particolare angolazione, sembra lasciare il posto a un’immagine spettrale: il profilo scheletrico della Morte con lo sguardo rivolto verso il basso. Nella mano di questa spaventosa figura sembrerebbe apparire persino uno scettro, secondo alcuni si tratterebbe di una falce. C’è chi sostiene si tratti solo un’illusione ottica, ma per altri è un messaggio nascosto nel monumento, un memento mori che richiama la fragilità dell’esistenza.

Si narra che questo doppio volto sia legato a un’antica leggenda. Durante la costruzione dell’obelisco, alcuni operai sarebbero morti in circostanze misteriose, alimentando la convinzione che il monumento fosse in qualche modo «maledetto». Per esorcizzare questa paura, la città si rivolse alla Madonna, consacrando l’obelisco come simbolo di protezione. Ma forse, sotto questa facciata sacra, la piazza ha voluto conservare anche il ricordo della sofferenza e della mortalità che l’hanno attraversata.

Non è la prima volta che la morte sembra lasciare il suo marchio su Piazza del Gesù. Si racconta che durante l’epidemia di peste del XVII secolo, i corpi delle vittime venissero raccolti proprio qui, prima di essere trasportati altrove per la sepoltura. La piazza, che oggi appare come un luogo di bellezza e incontro, sarebbe stata dunque scenario di dolore e desolazione. Anche l’architettura circostante contribuisce a questa atmosfera sospesa tra sacro e misterioso.

La Chiesa del Gesù Nuovo

La Chiesa del Gesù Nuovo, con la sua imponente facciata in bugnato, custodisce un enigma ancora irrisolto. Incisi sulla sua pietra vulcanica si trovano strani simboli che, per secoli, hanno fatto discutere studiosi e curiosi. Alcuni li ritengono semplicemente segni lasciati dai maestri scalpellini, ma una teoria più affascinante e più recente sostiene che si tratti di un codice musicale nascosto. Decifrate, queste incisioni darebbero vita a una melodia, come se la chiesa stessa volesse suonare un canto sacro o, secondo altre interpretazioni, una sinfonia legata a un sapere esoterico.

Napoli e la fede

La statua dell'Immacolata in cima all'obelisco (ph. Cristina Somma)
La statua dell’Immacolata in cima all’obelisco (ph. Cristina Somma)

Piazza del Gesù rappresenta anche uno dei cuori pulsanti della fede napoletana. Ogni 8 dicembre, l’Immacolata è celebrata con un rito che coinvolge l’intera città. I vigili del fuoco, con una cerimonia solenne, salgono fino alla cima dell’obelisco per deporre una corona di fiori ai piedi della statua della Madonna, gesto che mostra il legame tra Napoli e la sua patrona.

L’obelisco, la chiesa, le leggende popolari: tutto racconta di una Napoli piena di contrasti creando un’atmosfera unica senza nascondere le sue ombre, ma lasciandole convivere con la luce. Forse è proprio questo che rende Piazza del Gesù così unica. Un luogo che ci invita a guardare oltre ciò che appare, per scoprire il sottile confine tra la vita e la morte, tra la fede e il mistero. E mentre il profilo della Madonna si staglia contro il cielo di Napoli, non possiamo fare a meno di domandarci: cosa vediamo davvero? La Vergine o la Morte? La bellezza o il monito? Forse entrambe, perché qui, in Piazza del Gesù, tutto convive, come in un eterno abbraccio tra il divino e l’umano.

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