Al freddo o sotto la pioggia, l’Odissea degli studenti partenopei: scatta la protesta al Vittorini

Al liceo vomerese alunni sul piede di guerra. Ma non è l’unico caso

Si torna in classe al freddo. La scuola diventa una roulette russa, peggio dei college americani. Gli studenti si svegliano al mattino senza sapere in quale aula verranno trasferiti per seguire le lezioni senza subire disagi. Sono le lamentele degli oltre duecento studenti del liceo vomerese Elio Vittorini che da ieri stanno protestano per le condizioni in cui versa l’interno dell’istituto. «È una situazione – secondo uno degli studenti – in cui si trovano tutte le scuole» del capoluogo partenopeo.

Le proteste del Vittorini

Ieri circa 200 studenti hanno disertato e protestato fuori al liceo Vittorini per le infiltrazioni d’acqua in alcune aule, con rischio di conseguenti allagamenti. Secondo gli studenti però la colpa non sarebbe della dirigente scolastica Donatella Mascagna, che fa quotidianamente di tutto per rendere possibili le lezioni spostando gli alunni da un’aula all’altra quando la situazione diventa ingestibile. «Ci sono infiltrazioni, piove nelle aule, è esploso un tubo dell’acqua», queste sono le lamentele degli studenti, mentre in altri istituti il problema riscontrato è stato il freddo causato dall’assenza dei termosifoni.

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I problemi strutturali del liceo Vittorini

Secondo la dirigente scolastica dell’Elio Vittorini però la situazione sarebbe sotto controllo. Nonostante le condizioni dell’edificio sono state più volte denunciate negli scorsi mesi a seguito di lavori di ristrutturazione, quelli che il Vittorini attendeva da almeno un decennio. «A fronte dei lavori di impermealizzazione che la Città Metropolitana ci ha finanziato – ha spiegato la dirigente scolastica ai cronisti della Rai – abbiamo riscontrato dei grandi problemi nell’impianto termico. La Città Metropolitana ha assicurato che tutti questi lavori richiesti saranno svolti entro la fine dell’anno».

La responsabilità delle condizioni in cui versa il liceo statale è di Città Metropolitana, che fa capo al sindaco Gaetano Manfredi, per cui si attende un intervento decisivo per rendere di nuovo agibili tutte le aule. Secondo quanto dichiarato dalla dirigente scolastica ai microfoni della Rai, non si sa quindi per quanto tempo ancora gli studenti dovranno attendere prima di poter seguire le lezioni senza doversi preoccupare delle condizioni delle aule in cui dovrebbero studiare. Insomma, potrebbe essere un mese come undici.

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Le denunce del liceo Alberti

Un disagio molto simile a quello che un mese fa ha investito gli studenti di un altro liceo vomerese, il Leon Battista Alberti di via Pigna. Protestarono studenti, genitori e dirigente scolastica contro la mancanza di riscaldamenti e inagibilità di alcune parti della struttura. Chiuse dieci classi, palestra e laboratorio da quasi un anno. A Marzo nell’istituto è stato aperto un cantiere con i soldi del Pnrr. Circa sette milioni di euro per mettere in sicurezza l’edificio e rendere agibili dieci aule, laboratorio e palestra.

«Dal mese di marzo – disse la dirigente scolastica al Mattino durante la protesta di metà dicembre – abbiamo un cantiere per lavori di adeguamento sismico ed efficientamento energetico che a oggi occupa 10 aule, palestra e un laboratorio. Abbiamo fatto uno sforzo organizzativo notevole per essere collaborativi, ma il problema è l’assenza di un cronoprogramma e la mancata restituzione di quegli spazi che è slittata al 15 gennaio». Anche qui, le risposte sono state vaghe e poco significative. Per questo la dirigente scolastica decise di appoggiare la protesta degli oltre mille studenti che frequentano l’istituto. «Ci vengono negati due diritti fondamentali: la sicurezza e l’istruzione».

Il crollo del 5 dicembre

Anche all’Alberti c’erano stati problemi di infiltrazione, con le tubature rotte che provocarono un allagamento dei piani sottostanti. Inoltre, il 5 dicembre l’istituto aveva dovuto fronteggiare un crollo.

«Quella mattina – era il racconto degli studenti – appena arrivati vedemmo una breccia sul muro esterno: dalla strada si vedevano i corridoi della scuola. Non era stata prevista nessuna protezione durante i lavori in corso da marzo». Lavori che, secondo i racconti, «sembra vengano svolti come fossimo in un deposito, non in una scuola». Il collaudo, secondo quanto riportato, sarebbe stato effettuato durante le ore di lezione, «con i ragazzi seduti tra i banchi».

Gli addetti avrebbero montato una caldaia nuova senza sostituire i tubi, generando così allagamenti e corto circuito. La preside, dopo le verifiche dei tecnici di Città Metropolitana, decise di chiudere l’istituto. Secondo quanto sostenuto dalla dirigente, il progetto di riqualificazione della scuola, quello che prevede l’investimento di 7 milioni, non prevederebbe la sostituzione dei tubi probabilmente mai cambiati dall’apertura del liceo nel lontano 1998, se non pure prima.

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