Nel 2011 la ricorrenza fu manipolata per sigillare l’alleanza tra clan
Fece scalpore, a dimostrazione della potenza criminale e del consenso sociale che il clan malavitoso riusciva ad ottenere, la performance del boss Angelo Cuccaro alla festa dei Gigli del settembre 2011. Il padrino era adagiato sul sedile posteriore di una Rolls Royce cabriolet di colore bianco. Il quartiere in delirio per la tradizionale festa dei Gigli. Una ricorrenza storica per le tradizioni del rione della periferia orientale di Napoli che però viene manipolata ed utilizzata dal clan per mettere un sigillo di alleanza tra due cosche.
Partiti da via Ceccarelli, il boss e i suoi guardaspalle arrivano fino a corso Bruno Buozzi, nella parte nuova di Barra. In due scendono dall’auto e cominciano a salutare gli organizzatori di quel momento di festa, gli uomini di uno dei clan più potenti della città. Una stretta di mano e un bacio sulla bocca, poi dal palco la richiesta di un minuto di raccoglimento: «Ricordiamo i nostri morti». Davanti al «giglio dell’Insuperabile» il boss Angelo Cuccaro, scarcerato nel 2010 dopo dieci anni di reclusione.
E alla festa della camorra non si sottrae uno dei parroci del quartiere quando si tratta di benedire l’obelisco del clan con tanto di paramenti sacri nella piazza principale del quartiere. La macchina da festa, il giglio ‘Insuperabile’, arresta la sua corsa proprio a ridosso della lussuosa vettura inglese. Il capoparanza, il cosiddetto ’mastro di festa’ saluta dalla pedana del giglio le persone che intanto arrivano a bordo dell’auto bardata a festa.
Si tratta di Antonio Cuccaro, il padre di Angelo, il capo riconosciuto del clan dominante nel quartiere, e tre incensurati. Intanto l’orchestra suona le note del Padrino. «Allora salutiamo a tutte e due le famiglie – grida dall’altoparlante il capoparanza – Andrea Andolfi e Angelo Cuccaro. Tutte e due le famiglie, i presenti e gli assenti. A loro dedichiamo ‘Sei grande’».