Terzo mandato, la legge di Vincenzo De Luca fa litigare tutti

Il ministro Ciriani: Poco seria. Simeone (Psdi): Telenovela continua

Il governatore Vincenzo De Luca da sempre è un personaggio divisivo, sui generis. Nella sua lunga carriera politica, in cui ha praticamente ricoperto qualsiasi incarico politico a livello locale e nazionale, ha sempre attaccato amici e nemici e si è attratto pesanti critiche.

Ma con la decisione di voler per forza candidarsi alla presidenza della Regione Campania per la terza volta ha spaccato, stavolta, davvero tutti. Anche il suo schieramento e il suo partito, il Pd, che ha già chiuso il capitolo e ha deciso di andare avanti e sostenere un altro nome. Man mano che passano i mesi si parla sempre più della candidatura di Roberto Fico, in nome di quel campo largo che ha permesso al centrosinistra di espugnare Palazzo San Giacomo. Nel frattempo Vincenzo De Luca va avanti per la sua strada.  Il governo punta a interrompere i suoi sogni di gloria impugnando la legge emanata dal consiglio regionale sotto la sua regia.

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L’affondo di Luca Ciriani alla Lega

L’impugnazione della legge campana non si valuta «in termini di utilità o meno. La realtà è che il problema sarebbe potuto essere affrontato in Parlamento con una proposta di legge, magari da parte della Lega».

Così «magari avrebbero potuto convincerci che fosse giusto modificare il limite di mandato che è insito nelle elezioni dirette come quelle per i governatori delle Regioni o i sindaci, o anche come previsto dalla riforma per il premierato. La Lega qualche mese fa ha preferito muoversi con un blitz in Commissione provando ad inserirlo all’interno di un decreto su cui si è poi espresso il Parlamento. Ora è difficile tornare indietro e aggirare la volontà dell’Aula con ricorsi, cavilli vari o altre invenzioni come fa la Campania. Trovo che sia poco serio» ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

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Il nodo Veneto

La Lega è uno degli attori principali perché, in Veneto, c’è il presidente Luca Zaia che vorrebbe emulare lo «sceriffo» salernitano e ricandidarsi ancora una volta a governare la regione del nord-est. Ma Fratelli d’Italia vorrebbe schierare un proprio uomo. «Ci sono dei dati oggettivi» dice Ciriani.

«Innanzitutto il centrodestra vince unito. Poi, pur non volendo mostrare atteggiamenti ultimativi, Fratelli d’Italia nel nord-est è stato di gran lunga il primo partito, sia alle politiche che alle europee. Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome. Comunque ne discuteranno i leader, in questo momento la Lega già governa, oltre al Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e provincia autonoma di Trento. A spanne sono 17 milioni di abitanti. Mi pare che FdI si trovi nella posizione di avere qualcosa di più. E non è per rivincita o rivalsa, ma per oggettività», sottolinea il ministro.

L’impugnazione del Governo e il ricorso

A giorni il Governo, dunque, dovrebbe impugnare la legge salva-De Luca ma l’iter potrebbe essere lungo e la Corte Costituzionale potrebbe non riuscire a pronunciarsi prima delle elezioni, consentendo così a De Luca di candidarsi. Ciò comporterebbe il rischio concreto che gli eletti nelle sue liste possano essere dichiarati decaduti a pochi mesi dalle consultazioni.

Nel frattempo alcuni consiglieri regionali della Campania (centrodestra e indipendenti) hanno deciso di ricorrere alla magistratura amministrativa per chiedere l’annullamento della seduta del Consiglio regionale nel corso della quale si è dato – a maggioranza – il via libera a De Luca per candidarsi appunto per la terza volta alla guida della Campania. In punta di diritto i ricorrenti contestano «la palese violazione e la falsa applicazione della legge in materia di regolamento interno del Consiglio regionale della Campania, oltreché degli articoli 3 e 97 della Costituzione».

Se Sparta piange, Atene non ride

Ma se il centrodestra è nel pieno del dibattito, nel centrosinistra non va meglio. Il Pd, che non ne vuol sapere di De Luca candidato, si dice pronto a tenere insieme il cosiddetto ‘campo largo’ con il M5S. Il nome del candidato governatore sarebbe quello di Roberto Fico, replicando così uno schema che ha già portato alla vittoria di Gaetano Manfredi al Comune di Napoli. A questo punto ai blocchi di partenza ci sarebbero tre papabili presidenti, Roberto Fico e Vincenzo De Luca e il candidato del centrodestra. Circostanza che sottrarrebbe voti pesanti al Partito Democratico.

Simeone: «No a resa dei conti»

Malumori anche tra gli altri alleati del Pd. «Non ritengo giusto che la prossima leadership politica e amministrativa, in Regione Campania, debba essere figlia di una “resa dei conti” interna alle stesse coalizioni, senza che si discuta di progetti concreti, sul come affrontare il dramma della Sanità campana, dei Trasporti e dei servizi ai cittadini. Non si sente parlare, da nessuna parte, di programmi politici per il futuro della stragrande maggioranza dei nostri Comuni che sono ai limiti del dissesto. Il tema in discussione è soltanto Vincenzo De Luca ed il suo terzo mandato?» si chiede Nino Simeone, segretario regionale Psdi.

«La verità è che abbiamo un centrodestra forte a livello nazionale, meno in Campania, che come al solito è “ostaggio” politico della Lega di Salvini e Zaia, in dubbio se presentare o meno il ricorso contro la legge regionale approvata in Consiglio regionale, perché aggrovigliata nel dubbio amletico del potenziale vantaggio elettorale che otterrebbe il centrodestra rispetto ad una terza candidatura di De Luca, insieme ad un’altra del centrosinistra parlamentare, che tra l’altro si è già espressa pubblicamente sul no a De Luca ter».

Il Centrosinistra, secondo Simeone, «è ingessato, come dimostra ancora l’assenza di un tavolo regionale per avviare una discussione programmatica. Questo perché c’è un Pd locale a dir poco sotto assedio dai tantissimi deluchiani, della prima, seconda e terza ora, molti dei quali iscritti allo stesso PD, che vivono come un “dramma” le dichiarazioni della Schlein sul terzo mandato e che, soprattutto, nel caso il progetto De Luca ter saltasse, non saprebbero dove posizionarsi o candidarsi».

In tanti starebbero «riconsiderando l’eventualità per cui il candidato dei deluchiani (e affini) non debba per forza chiamarsi Vincenzo De Luca. Un rompete le righe che mostrerebbe tutte le contraddizioni del caso, con molte sorprese e cambi di casacca. La telenovela continua… ma noi abbiamo il dovere di metterci a lavorare, seriamente, per evitare che la nostra Regione passi nelle mani di questa Destra», conclude Simeone.

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