Sul posto trovate due auto incidentate e abbandonate circondate da diversi bossoli
Nel pomeriggio è arrivata alla polizia una segnalazione di «colpi d’arma da fuoco» proveniente da Barra, per la precisione dal corso Sirena. Sul posto gli agenti hanno trovato due auto incidentate e abbandonate. Attorno alcuni bossoli, non è chiaro ancora quanti. Poco dopo, dal pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania è giunta agli agenti la segnalazione di un uomo ferito a colpi di pistola a una gamba e a un piede. Si tratta di Ettore Velotti, detto «Tore o Luongo», un 44enne che annovera precedenti per rapina e ricettazione. È probabile che i due episodi siano correlati.
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Del caso si stanno occupando gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli, agli ordini di Giovanni Leuci. In particolare, i poliziotti stanno lavorando per ricostruire una dinamica che appare alquanto nebulosa. Non è chiaro, infatti, se gli spari siano stati la conseguenza dell’incidente tra i due veicolo o se uno degli automobilisti fosse finito nel mirino di un commando di killer. Certo è che il corso Sirena è una strada indicata dall’Antimafia come una delle roccaforti della camorra.
Le organizzazioni criminali
Le attività investigative hanno dimostrato come il clan Aprea sia attualmente insediato nel bunker del corso Sirena e sia «assolutamente operativo e dotato di una consistente disponibilità di armi – come emerge anche da recenti sequestri – che ne conferma la pericolosità, rafforzata, dall’alleanza con le altre potenti famiglie di camorra, ovvero con la mala di Ponticelli». Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio sono tre quartieri legati non solo da una vicinanza geografica, ma da un romanzo criminale che dura da quarant’anni.
Quel lembo di terra che va da corso Sirena a via Mastellone è la roccaforte di uno dei cartelli storicamente più forti della zona. In principio furono i Cuccaro. Cinque fratelli, i vertici del clan. I loro eredi, «i cuccarielli» erano la seconda e terza generazione del clan. Usavano tatuarsi il volto del defunto boss Salvatore Cuccaro sul petto o sulla schiena in segno di rispetto, per ricordare l’affronto subito.
La granitica alleanza con gli Aprea ha consentito al cartello criminale di tessere una rete di affari imponente, dallo spaccio di droga, al racket, passando per l’usura. I buoni rapporti con l’Alleanza di Secondigliano ne hanno accresciuto la forza sul territorio, un asse di ferro nato soprattutto in chiave anti Mazzarella e Sarno. I reggenti dei Cuccaro-Aprea sono sempre stati individuati negli affiliati appartenenti al nucleo familiare che, di volta in volta, erano liberi sul territorio e in grado di ricevere direttive dai capi detenuti. Poi le famiglie si sono spaccate e hanno preso il sopravvento gli Aprea-Valda.