Il collaboratore deluso per le aspettative disattese da parte del suo ex amico Marco Di Lauro
Gennaro Puzella si presentò negli uffici del nucleo investigativo del reparto operativo dei carabinieri. Era uomo libero, Puzella, e decise di collaborare con la giustizia. Si definì «affiliato storico del clan Di Lauro», e disse di conoscere personalmente Marco Di Lauro, all’epoca latitante. Decise di voltare le spalle alla camorra per la figlia che sarebbe nata di lì a poco per le aspettative disattese da parte del suo ex amico Marco Di Lauro che, nell’aprile 2011, «ha chiamato e incontrato altre persone ma non me».
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Era deluso quando parlava della famiglia Di Lauro, perché per aveva commesso omicidi e altri reati. Ma riteneva di non essere stato ricambiato con le stesse attenzioni e con la stessa considerazione. Era il killer che si ribellava ai boss di un tempo e lo faceva scegliendo di abbandonare le fila dell’Antistato e passare dalla parte dello Stato.
Gli omicidi
Si autoaccusò di alcuni delitti, in primis dell’omicidio di Massimo Marino, a Casavatore nel pieno della faida tra Di Lauro e scissionisti. Raccontò di aver commesso anche l’omicidio di Massimo Bevilacqua, avvenuto all’interno di una salumeria al Rione don Guanella; l’omicidio di Luigi Giannino al Largo Macello e quello di Crescenzo Marino, brutalmente assassinato in via Limitone d’Arzano. E ammise di preferire le pistole a tamburo «perché più affidabili dal momento che non si inceppano mai».
Agghiaccianti i particolari della confessione che dà il via alla sua collaborazione con la giustizia. Un elenco di vittime e di agguati, tentati o portati a termine, che fanno tornare indietro nel tempo, al periodo a cavallo tra il 2004 e il 2005 quando Secondigliano, Scampia e tutta la periferia a nord di Napoli erano diventate terreno di scontro tra clan, e di terrore e morte per affiliati all’una e all’altra fazione ma anche per i residenti costretti a vivere in un Far west. Da pusher a killer al soldo dei figli dell’allora capoclan Paolo Di Lauro. Del delitto di Massimo Marino, di recente tornato al centro di un’inchiesta riaperta dalla Dda alla luce di elementi nuovi, Puzella affermò di essere uno dei responsabili: «Era il mio primo omicidio».