Il capo dell’omonimo clan di Bagnoli raggiunto da un’ordinanza in carcere: era già in cella
Un nuovo capitolo giudiziario si apre per Massimiliano Esposito, 53 anni, noto come lo «Scognato». La squadra mobile di Napoli ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del boss di Bagnoli. L’accusa è grave: tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Esposito avrebbe preteso una cospicua somma di denaro a un ormeggiatore di Nisida, minacciandolo per costringerlo a pagare. La vittima, che lavora presso i moli dell’isolotto al largo dell’area flegrea, sarebbe stata oggetto di intimidazioni ripetute e, in alcune circostanze, convocata nell’abitazione del boss, dove avrebbe subito pressioni fisiche e violenze.
Le indagini della squadra mobile hanno delineato una presunta dinamica di richieste estorsive che si sarebbe protratta per mesi, consolidando il sospetto di una gestione criminale sistematica del territorio. Massimiliano Esposito era già stato arrestato lo scorso ottobre, dopo una latitanza durata circa un mese. Fu catturato nelle prime ore del 22 ottobre in un albergo a Qualiano, grazie a un’operazione congiunta tra la squadra mobile e il commissariato di Bagnoli.
Su di lui pendevano due ordinanze di custodia cautelare emesse il 17 settembre: una per associazione mafiosa legata al clan Licciardi, di cui Esposito sarebbe stato uno dei vertici insieme alla moglie; l’altra per il presunto ruolo di mandante nell’omicidio di Antonio Ivone, avvenuto nel quartiere Traiano nel 2000. Tuttavia, pochi giorni prima della cattura, il tribunale del Riesame di Napoli aveva annullato il provvedimento relativo all’omicidio Ivone, ritenendo non attendibili le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che avevano accusato il boss.