Migranti, con la sentenza della Cassazione tutti possono cantare vittoria

di Mimmo Della Corte

Dà ragione e torto al Governo come all’opposizione. Tutti hanno vinto tranne gli italiani. Il trionfo dell’ambiguità

Sui migranti e il «modello Albania», dalla Cassazione è arrivata una sentenza che non scontenta nessuno e per la quale tutti hanno potuto cantare vittoria. Il Governo, perché i magistrati, stando alla stessa, non possono annullare gli effetti del decreto ministeriale, che prevede il trasferimento, «per tutti» indistintamente. Ma possono, se vogliono, opporsi caso per caso, «per gli immigrati che provengono da paesi in origine ritenuti sicuri».

Una ragione in più, insomma per dividere gli italiani tra «pro» e «contro» l’immigrazione irregolare. Se la Costituzione fu scritta per bloccare il lavoro del governo, questa decisione rischia di avere lo stesso. Il governo non potrà espellere, ma i magistrati potranno comunque opporsi di fronte ad ogni espulsione. Si allungheranno i tempi, aumenteranno i problemi e gli italiani continueranno a litigare fra «pro e contro».

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L’opposizione e le accuse alla Meloni

Nel frattempo, forse senza volerlo, la sinistra ha scoperto le carte. Le sue e quelle dei suoi alleati o presunti tali: sindacati e magistrati, nonché «nani e ballerini» vari. Sicché, ormai, appare, fin troppo, chiaro che l’astio e l’arroganza nei confronti della Meloni dell’opposizione e dei vecchi arnesi della politica – che nonostante l’usura del tempo, sono sempre sulla piazza a far danni – non sono figli del presunto «autoritarismo fascista», che non esiste, ma di cui – per «nobilitare» le proprie manovre «contro» – l’accusano e su cui, a loro dire, imposterebbe la propria attività di governo.

L’invidia per i successi del governo

Ma in realtà, rappresentano soltanto le scusanti di cui si fanno scudo, per nascondere agli occhi dei cittadini le ragioni vere: invidia e intolleranza, per i successi (a cominciare dall’essere la prima donna premier della storia d’Italia e per di più di destra) che sta mettendo insieme e che loro hanno inseguito invano per decenni.

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Nel tentativo d’impedire a un governo democraticamente eletto dai cittadini, di realizzare quelle riforme: Giustizia, Autonomia, Premierato, regolarizzare l’immigrazione, ecc., contenute nel programma elettorale presentato agli elettori e per le quali ha ottenuto a monte l’ok di quel «popolo» cui – secondo la Costituzione – «appartiene la sovranità». Qui, qualcosa non quadra.

Non si tratta, quindi, di difesa degli interessi generali, bensì, di quelli, da una parte, dei politici che non le perdonano di aver ridato centralità europea all’Italia; conquistato con Fitto la vicepresidenza esecutiva della commissione Ue, con un portafoglio di 1.000 miliardi da gestire; convinto l’Europa a far marcia indietro sulle politiche green, salvando, così, anche il comparto automobilistico; essere considerata dai principali organi d’informazione internazionali, la «più potente ed influente personalità europea»; rilanciato l’Italia sul fronte dell’occupazione portandolo a un livello (62,30%) mai toccato prima; ridotto lo spread Btp-Bund a 116,54 dopo averlo «raccattato» nel 2022 a 222,2, con un risparmio per lo Stato di ben 17 miliardi.

Le tensioni con la magistratura

E dall’altra quelli della Magistratura ed in particolare quella di rosso «togata», il cui unico obiettivo sembra essere diventato quello di preservare il proprio potere, facendo di tutto per impedire o rallentare il cammino del governo. Anche con sentenze ideologiche. Un esempio per tutti: il modello Albania per i migranti – che i magistrati italiani vorrebbero affossare – ma che la Von der Leyen vuole esportare in tutta l’Ue.

Si pensi che nel penultimo trimestre Francia, Germania, Spagna, Austria e Svezia hanno espulso il 35% in più d’immigrati irregolari rispetto allo stesso periodo 2023 anche in Paesi come Siria e Iraq che la Corte Europea ritiene insicuri. Tutti «ammalati» di razzismo? No, non devono fare i conti con Md.

Che, come Landini, ha lanciato la propria rivolta (pardon, nel loro caso, «mobilitazione») contro la riforma della giustizia e la separazione delle carriere fra pm e giudicanti. Annunciando una serie d’iniziative comuni, su tutto il territorio nazionale coinvolgendo istituzioni locali, avvocatura, scuole, università, esperti di comunicazione e la formazione di un comitato operativo per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e tentare, così, di far cadere l’esecutivo.

Non avendo, però, la possibilità di farlo in Parlamento – perché la maggioranza scelta dagli italiani ancora conserva, accrescendo, i propri consensi, mentre l’opposizione continua a perderli – l’Associazione magistrati ha deciso di rivolgersi a Bruxelles per chiedere l’apertura di una procedura di infrazione, nei suoi confronti. In pratica una multa che poi sarebbero i cittadini a pagare. Chissà se qualcuno l’ha avvertita delle conseguenze che tale iniziativa comporterebbe per le tasche dei cittadini.

La fiducia nella magistratura ai minimi storici

Inoltre, ha detto «no» alla «giornata in memoria degli errori giudiziari» perché, secondo il presidente Santalucia c’è «pericolo di indurre sfiducia pubblica». Evidentemente, non segue «Piazza Pulita» su La7 altrimenti saprebbe che già oggi, un sondaggio Eumetra di Mannheimer fa sapere che la fiducia dei cittadini nella Magistratura è appena al 42%, mentre il 54% non ci crede più. E l’assoluzione di Salvini per il caso Open Arms, «perché il fatto non sussiste» (un processo, quindi, che in un Paese normale non sarebbe neanche iniziato), non l’aiuterà certo a crescere.

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