Ombre sul Pd, la denuncia di una donna: «Mio marito tesserato mentre era in coma»

di Chiara Langella

La moglie: «Non so chi ha firmato e pagato la quota»

Tesserato Pd a sua insaputa e, per giunta, mentre era in coma all’ospedale: «ad essere iscritto senza che ne sapesse nulla – si legge sul Corriere del Mezzogiorno – è un uomo che è rimasto ricoverato per lungo tempo in ospedale, Giovanni Mista. A denunciare il fatto è la moglie, residente nel comune di San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino.

«Mio marito – racconta – non ha potuto firmare la tessera Pd, perché era ricoverato in ospedale. È stato ben due mesi in coma per un attacco celebrale, poi trasferito in una clinica riabilitativa. Non so chi ha firmato e pagato la quota della tessera, ma qualcuno a nostra insaputa, per proprio tornaconto politico, ha utilizzato i suoi dati per sottoscrivere la tessera. Appresa la notizia per caso, ho voluto delle spiegazioni, perché mi sembrava il minimo in una situazione così paradossale».

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Inutile chiedere spiegazioni

«Ho chiesto delucidazioni – spiega – al segretario del circolo Pd, che dopo avermi confermato che mio marito era tesserato, mi ha detto prima che il nome era stato fatto dal sindaco, salvo poi ritrattare dopo pochi minuti sostenendo che i nomi erano stati prelevati dalle liste degli anni precedenti, seppur senza alcuna espressione di volontà o adesione. Quando ho insistito per capire chi avesse avesse deciso di inserire il nome di mio marito, mi è stato chiesto di chiudere in modo amichevole la vicenda con una telefonata di scuse per quanto avvenuto. Ma io non so che farmene delle scuse, perché sono entrati nella mia sfera privata».

«Ci siamo sentiti usati», prosegue la donna nel suo sfogo, riportato dal Corriere. «Loro pensavano – aggiunge – di essere tranquilli perché mio marito non poteva chiedere spiegazioni. Ritenevano di avere la strada libera perché sono straniera e perché pensavano che non mi sarei interessata della vicenda. Ma non è assolutamente così. Ho chiesto chiarezza per difendere la libertà di espressione di mio marito, ma ancora oggi i chiarimenti non sono arrivati». Sempre secondo il quotidiano, «oltre a Giovanni, però, ci sarebbero anche altre persone ignare di essere intestatarie di una tessera del Pd».

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«Quello di mio marito – continua infatti la donna – non è un caso isolato. Anche una mia amica è stata iscritta assieme ai suoi due fratelli, a sua insaputa. E non solo. Credo che ormai siamo alla frutta, perché per interesse politico non ci si ferma nemmeno di fronte alle difficoltà gravi di una famiglia. Nel nostro caso è già la seconda volta. Lo volevano far assumere come operaio interinale, mentre lui era in coma, forse per lavarsi la coscienza»

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