«Non basta la verità per essere attori»: Mauro Racanati racconta il suo viaggio tra palco e telecamera

L’attore a ilSud24: «Gian Maria Volonté ed Elio Germano sono riferimenti imprescindibili»

Mauro Racanati, attore originario della meravigliosa Puglia, si è costruito un percorso solido e ricco di esperienze tra teatro, televisione e cinema. Con un approccio rigoroso e una profonda passione per il mestiere, ha saputo distinguersi per la capacità di affrontare con autenticità ogni ruolo. In un’intervista a «ilSud24», ha raccontato il suo viaggio artistico e i momenti più significativi della sua carriera.

«La mia formazione inizia a teatro» racconta Racanati, «con la scuola del metodo russo, che mi ha insegnato disciplina, gioco e mestiere. Sono stati anni fondamentali per gettare le basi della mia carriera. Poi ci sono state altre esperienze importanti, come la Civica Paolo Grassi e Quelli di Grock, che però non ho completato. Ricordo con grande gratitudine anche il biennio con Federico Tiezzi e la masterclass al Centro Studi di Luca Ronconi». Ogni tappa di questo percorso, spiega, ha contribuito a formarlo non solo come attore, ma anche come persona.

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Tra i lavori più significativi della sua carriera, Mauro cita senza esitazioni il film «Noi siamo Francesco». «Lì ho interpretato un ragazzo focomelico, privo di braccia» Progetto intenso, che ha messo in risalto un grande lavoro di immedesimazione.

La sua carriera lo ha portato a lavorare sia a teatro che davanti alla macchina da presa, due ambiti profondamente diversi, ma ugualmente affascinanti. «Non ho una preferenza reale per il mezzo in cui racconto una storia» confessa. «Piuttosto, la mia scelta dipende dal tipo di progetto. A teatro devi esserci completamente: è il tuo corpo a dover raccontare, ed è un allenamento costante alla verità. In televisione o al cinema, invece, entriamo al microscopio, cambia la gradazione ottica, si è più vicini. È un allenamento a sentire e alla capacità di dire quel sentire». Sottolinea che «per essere attori non basta la verità e il sentire».

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Nel cast di «Un Posto al Sole»

Uno dei momenti più emozionanti della sua carriera è stato entrare nel cast di «Un Posto al Sole», la soap opera più longeva della televisione italiana. «Entrare in un progetto così storico è come entrare nella storia della televisione italiana. È un’esperienza che impone rispetto, perché sai di far parte di qualcosa che ha accompagnato generazioni di spettatori».

Tuttavia, lavorare in una soap opera giornaliera presenta sfide uniche. «La difficoltà maggiore», spiega, «è quella di non sedersi mai. Devi continuare a studiare il copione e il personaggio nel suo arco narrativo. Se arrivi sul set e studi il copione la mattina stessa, non stai facendo l’attore. Stai facendo un’altra cosa, ma non l’attore». Parole che evidenziano quanta costanza e dedizione richiede questo mestiere.

Il suo amore per la recitazione è alimentato anche dall’ammirazione per alcuni grandi interpreti del cinema italiano e internazionale. «Non ho un attore preferito in senso assoluto, ma guardo sempre al contesto dei film. Tra gli italiani, Gian Maria Volonté nei film di Rosi ed Elio Germano nei lavori di Virzì sono riferimenti imprescindibili. Tra gli internazionali, Dev Patel in Lion, Joaquin Phoenix in Joker, Cillian Murphy diretto da Nolan e Philip Seymour Hoffman in Magnolia» dice.

Il futuro di Mauro Racanati

Il futuro di Racanati si prospetta ricco di impegni stimolanti. «Presto andrà in onda su Rai 1 “Bel Canto”, un film diretto da Carmela Elia, dove interpreto Tullio Magi, il capo della Carbonera. È un progetto che mi sta molto a cuore. Inoltre, ho lavorato a “Come Romeo e Giulietta” di Giuseppe Alessio Nuzzo, un film che per me rappresenta un grande investimento emotivo e artistico».

Non mancano anche progetti fuori dallo schermo: «Sono molto contento di collaborare con Audible Italia, dove sono disponibili i romanzi di Jennifer Sucevic letti da me».

Con una carriera che si divide tra il palco e lo schermo, Mauro Racanati rappresenta una figura di attore completa e in continua evoluzione. Dimostrando che bisogna sempre mettersi in gioco e cercare di andare oltre i propri limiti, perché solo così si può davvero crescere.

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