Insieme a lui anche il vicario giudiziale
Non solo sarebbe stato a conoscenza degli abusi sessuali commessi dal parroco don Giuseppe Rugolo che è stato condannato a 4 anni e mezzo per violenza sessuale aggravata a danno di minori, ma il vescovo di Piazza Armerina (Enna) Rosario Gisana sentito al processo davanti ai giudici avrebbe reso falsa testimonianza. E come lui anche il vicario giudiziale Vincenzo Murgano avrebbe mentito. Ai due prelati la Procura di Enna ha notificato l’avviso di conclusione indagine che li vede indagati con l’accusa di falsa testimonianza.
Indice Articolo
Alle domande del procuratore di Enna, il vescovo Gisana rispose di non sapere che la vittima, al momento degli abusi, fosse minorenne e disse di non essere a conoscenza di altri casi di abusi, documentati invece nelle intercettazioni nel corso delle indagini. «So cose di un nostro confratello, che non viene fuori, che ha fatto cose peggiori, molto peggiori delle tue», dice il vescovo a don Rugolo mentre veniva registrato a sua insaputa.
E all’avvocato di parte civile Eleanna Parasiliti Molica, che durante l’udienza del processo, gli chiese se fosse vero che la Curia avrebbe dato a Rugolo 42.500 euro a fondo perduto per le sue spese, il vescovo aveva risposto: «Si, per il nostro Rugolo». Sono solo alcuni degli elementi che hanno indotto Antonio Messina, il giovane archeologo che ha denunciato 4 anni fa don Rugolo condannato poi per gli abusi sessuali, a denunciare il 2 luglio scorso anche i due prelati.
La ricostruzione
È il 2018 quando Antonio Messina, allora minorenne, presentò un esposto alla diocesi di Piazza Armerina raccontando le violenze subite. Si scoprirà poi che non era l’unico ad avere consegnato al vescovo storie simili. Gisana aprì un’inchiesta interna, sfociata in un nulla di fatto. Gli investigatori della squadra mobile poi scopriranno nel computer del sacerdote sotto indagine una copia della denuncia presentata dal suo accusatore.
Gli atti di quell’indagine interna furono trasmessi al Dicastero per la dottrina della fede, in Vaticano, che però li rimandò al vescovo Gisana in quanto i fatti si sarebbero verificati quando don Rugolo era ancora seminarista e, dunque, non di competenza del dicastero. Il vescovo di Piazza Armerina decise di trasferire provvisoriamente il sacerdote a Ferrara con la motivazione che fosse gravemente malato ma in realtà lo fece, accerteranno gli investigatori, per fargli completare gli studi.
Durante il processo a don Rugolo è emerso che il vescovo offrì ai genitori del ragazzo che denunciò il sacerdote 25 mila euro in contanti in cambio del silenzio. Soldi che la vittima non accettò.
La vittima
«Questa chiesa mi ha tradito tante volte. E ancora mi tradisce – dice ora Antonio Messina – Troppi silenzi e omissioni. Tanti sapevano di quello che avevo vissuto e in particolare monsignor Murgano, si era avvicinato a me dopo che avevo lasciato la parrocchia di San Giovanni dove sono avvenuti i primi abusi, proponendosi come padre spirituale. Mentre raccoglieva le mie confidenze, apprendo dagli atti dell’indagine, era costantemente in contatto con Rugolo, anche dopo il suo allontanamento da Enna, al quale consigliava di monitorare le mie attività, anche all’interno della parrocchia di Sant’Anna che avevo preso a frequentare, e informare il vescovo».
Gli avvocati di don Rugolo hanno presentato la richiesta di appello e si attende che venga fissata l’udienza. Intanto il movimento «Non accetto prediche da chi copre un abuso» chiede le dimissioni del vescovo Gisana