M5S, le consultazioni bis «cancellano» Grillo ma la guerra continua

di Antonella Di Martino

Il fondatore cita il The Truman Show: «Casomani non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte»

Il voto bis sulle modifiche allo statuto dei 5 stelle conferma la linea di Giuseppe Conte. Quasi il 65 per cento degli aventi diritto (quasi 4000 in più rispetto alla prima tornata) – in base ai dati forniti dal MoVimento – ha confermato il sì alla svolta e la voglia di cambiamento rispetto al passato. Ora si volta pagina. Il leader lo dice in modo netto.

Il voto su alcune parti dello statuto, il secondo dopo che Grillo aveva impugnato il risultato del 24 novembre, certifica ancora una volta la volontà degli iscritti di dare un nuovo assetto al Movimento. Un M5s che non avrà più la figura del Garante (bocciata da oltre l’80 per cento dei votanti), ruolo ricoperto fino ad ora dal comico ligure.

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«Andiamo avanti con grande forza – dice l’ex premier commentando il responso delle urne – con l’orgoglio di quel che abbiamo fatto ma lo sguardo fisso nel futuro. Abbiamo una passione immensa e tante battaglie da fare tutti insieme per cambiare il Paese». Nessuna sorpresa, anzi una vittoria netta ancora di più rispetto alla volta precedente, il che non vuol dire stappare bottiglie, anzi – è il ragionamento che si fa nel Movimento – l’esito delle votazioni conferma quello che Conte aveva auspicato.

Gli appelli caduti nel vuoto

A nulla dunque sono serviti gli appelli dell’ormai ex Garante (uno dei quesiti rimesso in votazione prevedeva appunto il superamento del ruolo ricoperto fino ad ora del comico genovese) a «boicottare» il voto. A differenza delle prima consultazione, la base del Movimento è stata richiamata ad esprimersi solo sulle modifiche statutarie come appunto il ruolo del garante, quello del presidente, la modifica del simbolo.

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L’esito delle votazioni se è vero che consegnano ufficialmente a Conte le chiavi del M5S, forse non serviranno a sedare le polemiche con il fondatore. Difficile immaginare che Grillo resti in silenzio. Nei giorni scorsi era stato lui a decretare «la morte del M5s» così come lo aveva immaginato, per lasciare però spazio ad una non ben precisata nuova iniziativa. Un progetto stroncato dal leader M5s che senza mezzi termini lo aveva accusato di agire da «monarca assoluto», di «essersi allontanato per poi rivendicare il diritto di patronato». Non solo, all’ormai ex garante viene rimproverato di aver «disconosciuto il percorso che ha voluto intraprendere la comunità del M5S».

Un atteggiamento, appunto da «sovrano assoluto» a cui la base del Movimento, come ha sempre ricordato Conte, ha deciso di dare un taglio: «Questo processo costituente ha dato voce a tutti gli iscritti che hanno scelto i quesiti e hanno scelto, purtroppo per Grillo, la defenestrazione del garante, evidentemente non accettano che ci sia una persona che dica cosa si può fare e cosa no». Difficile dire cosa accadrà da oggi e soprattutto come andrà a finire la ‘guerra’ sul simbolo del Movimento. Per l’ex premier la questione è chiusa, il simbolo appartiene «agli iscritti M5s».

Il futuro di Grillo e del Movimento

Di tutt’altro avviso il comico genovese che sui social scrive: «Casomani non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte». Da capire se ora, come adombrato nelle scorse settimane, Grillo abbia intenzione di innescare una vera e propria battaglia legale sulla proprietà del logo pentastellato.

A bollare come «patetica» tutta la questione è il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri che, a votazioni ancora aperte, aveva sollevato dubbi sulla veridicità delle consultazioni: «Grillo sarà sconfitto, i numeri sono già stati definiti mentre i gonzi credono che ci sia un vero sondaggio telematico in corso. Come nella prima votazione ha vinto il plurimandato».

Parole a cui risponde la senatrice Elisa Pirro, componente del direttivo M5s: «Ricordo al senatore Gasparri – dice – che sproloquia sul M5S e di un presunto consenso dei cittadini, che con le leggi elettorali che ha contribuito ad approvare non ha mai preso una preferenza, che non sa che cosa voglia dire lavorare e che con i cambi di casacche che ha collezionato può fare le sfilate».

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